I'm on the highway to hell
On the highway to hell
Highway to hell
I'm on the highway to hell - AC DC
Mi svegliai di soprassalto. Il cuore mi martellava nel petto come un picchio mentre cerca di costruirsi una casa dentro ad un albero. Il mio corpo era scosso da brividi di paura ed avevo la sensazione che il sangue mi si stesse gelando nelle vene. Sentivo le goccioline di sudore scivolarmi sul viso e lungo la schiena, inumidendo la logora maglietta grigia che utilizzavo come pigiama.
All'improvviso due braccia mi avvolsero ed io mi abbandonai a quel contatto così caldo e rassicurante. Il profumo di bucato mi penetrò le narici.
«Mamma?» domandai in un sussurro.
«Si Amy, sono qui. È tutto finito adesso, respira. Stai bene?» mi chiese misurandomi la fronte «Stavo guardando la televisione quando ti sei messa ad urlare. Oh tesoro, era solo un incubo, stai tranquilla. Non è vero niente, niente hai capito?» mormorò con dolcezza, cercando di consolarmi.
«Sembrava così...così vero ammisi.» Lacrime salate e fastidiose mi rigavano il volto stanco.
«Lo so tesoro, lo so. Ora è tutto finito. Avanti, cerca di dormire. Pensi di riuscirci?» disse accarezzandomi i capelli teneramente. «Se ti serve qualcosa chiamami, okay? Io sarò al piano di sotto ancora per un po'» Mi limitai ad annuire, poco convinta. Mia madre uscì dalla stanza, lasciando che la porta rimanesse leggermente socchiusa alle sue spalle
Okay, respira Amelia. Inspira. Espira. Era solo un incubo. Un incubo orribile che sembrava incredibilmente vero. Mi infilai sotto le coperte e chiusi gli occhi, imponendomi di riacquistare la calma e dormire.
Ero appena riuscita a tranquillizzarmi quando sentii un improvviso rumore metallico ed un fruscio, molto simile al suono sommesso prodotto dai vestiti o dalle foglie mosse dal vento.
Cos'è stato? Domandai a me stessa spalancando le palpebre. Prima che potessi fare un pensiero razionale, mi fiondai giù dal letto. Guardai sotto la scrivania. Niente. Nell'armadio. Vuoto. Anche il letto era deserto, a parte per un paio di calzini abbandonati in quel posto da chissà quanto tempo. Tuttavia, non feci in tempo a tirare un sospiro di sollievo che intravidi un'ombra vicino alla finestra, grazie al riflesso dello specchio accanto alla scrivania. Per lo spavento inciampai nella cartella che avevo lanciato in mezzo alla stanza e che lì era rimasta.
Mi imposi di alzarmi dal pavimento. Con cautela, muovendomi il meno possibile, afferrai la chitarra. L'avrei usata come arma. In un'altra situazione non mi sarei permessa di usare uno strumento musicale come se fosse una mazza da baseball, ma ero troppo spaventata è l'istinto di sopravvivenza superava ogni cosa.
Iniziai a camminare nella minuscola cameretta che mi ritrovavo, tentando di combattere il freddo che mi faceva venire la pelle d'oca sulle braccia e accapponare la pelle. In tre passi ero arrivata all'altro capo della stanza, e mentre iniziavo a pensare che mi stavo comportando proprio da stupida e che avrei fatto meglio a mettermi a dormire, udii di nuovo quel suono metallico ed il simbiotico fruscio.
Impietrita, cercai di respirare.
La ragione mi diceva che quella cosa, "quella" qualunque cosa fosse, non poteva farmi del male. A spaventarmi, in quel momento, era più che altro l'idea di sentirmi in trappola nella mia stessa stanza. La consapevolezza di non avere vie di scampo, proprio come nell'incubo dal quale mi ero appena svegliata, mi faceva sentire come un uccellino in gabbia che prova a sbattere freneticamente le ali contro le pareti della sua prigione, accecato dall'illusoria ostinazione di poter trovare un'uscita.
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The Hunter
RomanceSecondo una leggenda molto antica, una strega, curiosa di scoprire i segreti della natura di questo mondo, si era imbattuta in tre esseri viventi: lupi, pesci e aquile. La donna rimase affascinata dalle loro doti, perciò convinse gli animali a lavor...