CAPITOLO 1: Mens sana in corpore Mortuo

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"Cammina soltanto accanto a me e sii mio amico"
~Albert Camus

15 Marzo, Blackdoom City, Appartamento

Gabe uscì dalla sua stanza in modo abbastanza frettoloso, era parecchio agitato per ciò che era appena successo.
Nathan gli lanciò a malapena
un' occhiata, ma l' immortale sapeva che quella era soltanto una finta.
In pochi minuti la Furia, la condizione in cui si trovava Nathan in quel momento, grazie alla quale era in grado di usare i suoi poteri a piena potenza, sarebbe finita, dato che  aveva finalmente mietuto un' anima.
Si preparava, quindi, ad un' ennesima imminente crisi dell' appena trasformato coinquilino.
Nathan, in effetti, cominciò a sentirsi sempre peggio: prima fu preso da
un' enorme stanchezza, poi, come se non bastasse, dai sensi di colpa.
Aveva appena realizzato concretamente ciò che aveva fatto: era diventato un assassino.
  - Io l' ho... l'ho ammazzato.- disse, disteso sul divano, privo della forza di sollevarsi.
Gabe prese la sua birra e ne bevve un sorso, Nathan non protestò.
Altro evidente segno della sua completa impotenza.
  - Devi accettarlo, se vuoi vendicare Fey: devi accettare che è stato il primo e non sarà l' ultimo, fortunatamente la Furia è una condiziome che appare in modo involontario solo quando un Taker non si è ancora mai nutrito, quindi non dovrebbe più ripresentarsi.-.
  - Che magra consolazione.- disse, ora perso nei suoi pensieri.

La sua ultima seduta dalla Dottoressa Oversome si concluse nel migliore dei modi: parlarono fra loro, ormai come vecchi amici, senza analizzare i pensieri di Nathan.
Insomma, fu una normale conversazione fra due persone, o, almeno, per una di esse. Nathan stava reprimendo i suoi poteri nel miglior modo possibile, finendo però per stancare accessuvamente se stesso.
  - Cosa fari, adesso?- domandò la Dottoressa.
  - Intende, dopo che sarò nuovamente un Detective? Beh.. lavorerò.- disse ridendo.
  - Su questo non ci sono dubbi, Nathan, ma che mi dici del tuo futuro? Hai dei piani?-.
Il futuro... di certo non sarebbe invecchiato, questo era certo.
  - Credo che per il momento penserò soltanto al presente, Dottoressa: è già difficile convivere col passato.-.
  - Buono a sapersi... il nostro tempo è finito, stavolta per sempre.- disse con un sorriso.
  - Devo ammettere che mi mancherà un po' questo posto: è la fine di un' era.-.
  - Adesso potrai chiamarmi per nome.- rispose la Samantha, quasi come non si aspettasse altro.
  - Va bene, va bene... allora, Samantha, sono venuto a sapere che a breve il Dipartimento organizzerà per il mio rientro in polizia, mi piacerebbe se venissi... ovviamente porta pure tuo marito.-.
La donna non si aspettava un' uscita del genere: da un lato violava il rapporto professionale medico-paziente, ma quel rapporto era finito da ben tre minuti.
  - Accetto molto volentieri.- disse.

19 Marzo, Blackdoom City, Appartamento

Ci vollero quattro giorni perchè Nathan riuscisse ad accettare la sua nuova permanente condizione.
Gabe ne fu stupito: aveva visto molti altri Taker durante la sua lunga vita, ma mai nessuno era riuscito a gestire il peso fisico e psicologico che essere un Mietitore comporta in così poco tempo, non senza impazzire del tutto.
Lo guardò con ammirazione, quella mattina, quando dopo colazione si stava preparando per andare a correre.
  - Ti serve qualcosa?- domandò Nathan, avendo notato gli occhi di Gabe fissi su di lui.
  - Stavo solo pensando...-.
  - Perchè vada a correre per "mantenermi in salute" nonostante io sia morto? Perchè continuo a svolgere attività che non poteranno nessun beneficio a questo corpo?- lo interruppe subito.
Gabe alzò le sopracciglia rivelando stupore e imbarazzo.
  - Beh... sì. Di norma, i Taker cambiano completamente stile di vita, ma forse perchè molti di loro non hanno avuto la fortuna di essere soli al momento della loro morte, e dunque i loro cari sono consapevoli della loro dipartita, costringendoli quindi ad abbandonare tutto e tutti, ma...-.
  - Vedi Gabe, io non sono un tipo aperto ai cambiamenti, tutto qui.-.
Nathan sembrò intenzionato a chiudere il discorso, probabilmente infastidito dall' osservazione di Gabe, che così non replicò.
Quando era seriamente sul punto di uscire, però, non potè resistere.
-Dovremmo iniziare le nostre lezioni, Nathan.-.
  - Lezioni?- la mano di Nathan scivolò via dalla maniglia della porta.
  - Vuoi il mio aiuto, giusto? Bene, come ti ho già detto esso consisterà nel darti le informazioni necessarie sul giusto utilizzo dei tuoi poteri: imparando a controllarli potrai avvicinarti
all' assassino di Fey prima di quanto tu creda.-.
  - Giusto, i Poteri... ho bisogno di qualche altro giorno, tutto qui.-.
  - Tre giorni.-.
  - Come?-.
  - Ti darò tre giorni, poi inizieremo le lezioni, che tu lo voglia o no.-.
Gabe capiva la sua titubanza: Nathan stava cercando di apparire il più umano possibile, facendo anche cose che per un Taker erano di per sè inutili, come correre. Utilizzare e allenare i propri Poteri, d' altro canto, rappresentavano una vera e propria svolta, un tradimento verso quella tanto ricercata umanità. I poteri avrebbero fatto cadere la sua maschera da umano, rivelando la sua vera natura.
Nathan lo guardò male, poi sospirò.
  - Va bene, accetto.- disse.
Gabe ne fu molto felice, si avvicinò a lui e gli poggiò una mano sulla spalla.
  - Non sprecare il tuo Tempo, Nathan, finirà prima di quanto pensi.- disse convinto.
Il Detective non ne sembrò per niente convinto, fece di sì con la testa e poi uscì, verso il parco, nella speranza che una bella sudata avrebbe fatto ripartire quel cuore che, purtroppo, non batteva autonomamente da una decina di giorni.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 30, 2017 ⏰

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