E penso a te

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Sai cosa significa avere un'ossessione?

Perché io, in questi ultimi anni, l'ho fatto; nonostante non abbia mai fatto esplicita richiesta a qualcuno. Lo sto imparando a mie spese, nostre in realtà, e spesso mi domando quanto questa - ossessione - sia simile alla tua, anzi, se in qualche modo possa essere simile alla tua.

Non credo, però.

Perché, vedi, io lavoro e penso a te.

È vero, non lo dimostro, a volte perfino tu hai avuto dubbi e spesso il tuo broncio è stato il mio unico compagno ma, sai... se entrassi nella mia testa, troveresti una sola costante.

E non è lei, come vuoi credere.

Perché anche quando torno a casa la situazione non cambia e penso a te.

In giro per il mondo siamo sempre insieme, il lavoro ci unisce, una volta... anche la vita. Non so da quanto in realtà – non lo ricordo davvero, sono sempre stato quello "distratto" e se non hai dimenticato proprio tutto, sai che è vero, visto che amavi anche questo di me – ma da un po' di tempo, quando torniamo a casa, ci perdiamo su due strade parallele: tu per la tua e io, qui, a casa, a fare il testardo, pensando che vada tutto bene.

Strade parallele, capisci l'eresia? Quelle sembrano non incontrarsi mai, sembrano eh, precisiamo il dubbio perché in geometria ho sempre preso l'insufficienza, perciò non ne sono sicuro; ma prendiamo le rotaie di un treno, quelle non si incontrano mai, nemmeno in stazione, si intersecano di rado con un altro paio di rotaie, estranee, ma tra loro mai; e forse è così che ci siamo incontrati, tempo fa, perché facevamo parte di un paio di rotaie diverse, che si sono incrociate in un punto, diventando una cosa sola, per poi scivolare via, come dei passeggeri che abbandonano la stazione di mezzo, dimenticandosi e tentando invano di incontrare la propria compagna, quella che ci sarà sempre, ma che non si raggiunge mai, che non si tocca mai.

Non la voglio pensare così, perché significherebbe averti perso per sempre e che ciò che mi rimane di tutto questo nostro amore è un incontro ormai passato e fugace di cui posso conservare soltanto il ricordo. Piuttosto, preferisco saperti l'altra metà di me, quella irraggiungibile, per sempre. Sì, credo sia drammaticamente migliore dell'idea che quel che siamo stati sia la conseguenza di un incrocio inevitabile. Perché così mi resta addosso l'illusione che ti avrei qui, con me, presto o tardi. Avrei la speranza che un giorno tornerai a farmi compagnia lungo il viaggio.

Eppure tu sembri a tuo agio ovunque, in ogni luogo della Terra, tranne che qui, a casa, quella che un tempo condividevamo, e mi domando da quando sia così.

Da quando c'è lei, forse, o prima ancora?

Così le telefono...

Penso che sia molto ingiusto il trattamento che mi riservi a volte, ma taccio, perché dimostrarti quanto io tenga a te è sempre stato ciò che mancava tra noi. Di tanto in tanto fai il sostenuto, ma ciò che mi fa sentire peggio è quando ti mostri indifferente, perché un tempo non riuscivi a farlo. Un tempo, dovevamo toccarci, altrimenti ci sentivamo in apnea. Un tempo, dovevamo guardarci, altrimenti eravamo persi, senza meta.

Oggi, mi guardi e non mi vedi sul serio. Getti il tuo sguardo su di me e parli come se nulla fosse,  io di tanto in tanto provo a ricercare quella luce che avevi solo con me, ma non sembra esserci più, sai? Così come il tuo tocco, non c'è. 

In apnea e senza meta da quando sei andato via. Ecco, questo significa avere un'ossessione. 

A volte mi avvicino distrattamente e ti sfioro, mi sento una strada a senso unico, perché tu non sembri nemmeno più accorgertene, non sembra più scalfirti, emozionarti. Io tremo ancora. Mi vedi?

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