La Verità

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Premessa:

Mi odierete.

Fine premessa, a voi la lettura...




Harry si svegliò di soprassalto, con un dolore lancinante alla testa e tutto il corpo indolenzito. Si mise a sedere, inforcò gli occhiali e cercò di capire dove si trovasse: vide una stanza bianca semidistrutta, con letti rovesciati e i mobili graffiati, doveva trovarsi nell'infermerai di Hogwarts. si guardò nuovamente attorno e udì delle voci provenire da dietro la porta, preso dal panico afferrò la bacchetta e la tenne ritta: pronto ad usarla. 

Nel frattempo, fuori dall'infermiera, Hogwarts

"Silente che facciamo?" "Remus smettila di preoccuparti tanto, non è mica morto!" "Felpato ha ragione, Lunastorta calmati!" "James! Sirius! Basta, Remus ha perfettamente ragione: non si sveglia da quasi una settimana!" Il preside sollevò lo sguardo e fissò i presenti, poi borbottò: "L'ha appena fatto." "Cosa?" gli fecero eco i Malandrini. "Si è appena svegliato, l'incantesimo si è spezzato." Severus allora intervenne: "Preside come agiremo?" 

"Voglio che tutti entriate e che siate pronti ad intervenire: chiunque egli sia o che cosa abbia intenzione di fare, noi non lo sappiamo." Detto ciò aprì le porte dell'infermeria, scortato da Lily, i Malandrini, Severus, Moody e Kingsley. Harry spalancò gli occhi, ebbe uno scatto con la mano e impugnò più saldamente la bacchetta di Piuma di Fenice. Silente gli si avvicinò e iniziò a parlare: "Buon Pomeriggio, io sono Albus Silente, tu ti trovi ad Hogwarts. Posso chiedere chi tu sia e come hai fatto ad arrivare fino a qui?" 

Harry fu nel panico più totale, non aveva infatti pensato a cosa dire e a che nome inventarsi, per di più aveva assunto il suo aspetto normale; perciò non disse nulla. Alla reazione del ragazzo Lily si mise di fianco a Silente e parlò ad Harry: "Non vogliamo farti del male, noi vogliamo aiutarti: io sono Lily Evans, tu come ti chiami?" Harry pronunciò il primo nome che gli venne in mente: "Mi chiamo Dudley Dursley." Il ragazzo si pentì, però, di aver detto proprio quel nome, infatti qualche minuto dopo Severus Piton disse: "Ci risulta che Dudley Dursley sia un babbano, ma tu impugni una bacchetta magica. Chi sei?"  

Malocchio Moody balzò in avanti e ringhiò al corvino: "Dicci il tuo nome!" Il Preside intervenne in tempo e disse: "Alastor, non serve fare così- poi, rivolgendosi ad Harry- se ci dici chi sei potremmo aiutarti." Harry sputò acido: "Non mi credereste." James si avvicinò alla moglie ed esclamò curioso: "Forza! Dicci come ti chiami." "Potreste avere uno shock, potreste non volermi... io non posso dirvelo!" sentenziò irremovibile Harry, Sirius allora non resistette e disse preoccupato: "Non è che sei un Black? O un Malfoy?"

 "Nessuno di questi è il mio cognome." "E allora come ti chiami ragazzo?" chiese spazientito Remus. "Ve l'ho detto. Io non posso dirvelo!" Allora intervenne Silente. "Ma perché?" "Perché, come vi ho già detto, non mi credereste."  Malocchio esclamò: "Non costringermi ad usare la magia!" Il Prescelto, in tono di sfida, gli rispose: "Non ne avresti il coraggio." Così, irritato dalle parole del ragazzo, Moody fece per scattare, ma Silente lo fermò e disse ad Harry. 

"Ragazzo, non farti pregare. Dicci il tuo nome." Il ragazzo non disse nulla, ma continuò a sostenere lo sguardo del Preside. "Perfetto, faremo a modo mio! Imperio!" Moody pronunciò l'incantesimo con foga, colpendo Harry in pieno, che però non si mosse. "Forza datemi carta e penna!" sbraitò il mago, che era concentrato sull'incantesimo, mentre James glielo porgeva. "Ora scrivi il tuo nome!" urlò al Prescelto, che però non mosse un dito, ma chinò la testa verso il basso. 

Harry Potter e l'Intreccio del DestinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora