La condizione di Isaac

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Credevo che convincere Ana sarebbe stata la parte più difficile, ma no: è uscire dalla stanza il problema. I poliziotti sono ancora qua fuori e non le permetteranno mai di uscire.
«Sei venuto a prendermi e non hai ideato un piano per uscire da qui?»
«Invece di criticarmi, aiutami a pensare... idea. Tu li attiri dentro ed io li metto KO in qualche modo.» mi scrocchio le dita della mano pronto a fare a botte e a trovare un nascondiglio per tendere un perfetto agguato, ma lei mi blocca.
«Scordatelo. Penseranno che mi abbiano rapita o, peggio, che sia impazzita.»
«Lo sono tutti, non c'è da stupirsi.» mi da un pugno alla spalla. Non mi fa male ma allargo comunque le braccia sconvolto. «Che c'è? Bah, e va bene, cosa suggerisci allora?»
«La finestra. Sotto di noi c'è un balcone.» apro la finestra affacciandomi. Ok, non è poi così alto per un incubo dagli ottimi voti.
«D'accordo.» detto questo mi siedo sul davanzale della finestra sentendo immediatamente il vento gelido graffiarmi la pelle. Faccio un bel respiro per poi lasciarmi andare senza guardarmi indietro. Atterro sbilanciandomi un po' in avanti, ma abbastanza bene, così mi rialzo subito e vedo già Ana seduta, pronta a buttarsi. Provo a percepire in lei un minimo di preoccupazione, quasi tipico delle ragazzo, ma non faccio in tempo perché lei si lascia andare. «O porca...!» l'afferro e fingo di essere preparato alla sua sicurezza, mentre le sue braccia atterrano perfettamente attorno al mio collo. Mi ritrovo il suo viso così vicino che faccio fatica a non deglutire nel vedere le sue bellissime lentiggini così precisamente, potrei perfino contarle.Controllati Zack, anche se sta sorridendo e tu ami il suo sorriso.
«Visto? Meglio di stendere qualche poliziotto,no?» Cento volte meglio. Svegliati, idiota.
«Em... sì, avevi ragione.» la metto giù ed ecco che mi accorgo di due vecchiette in vestaglia che ci osservano non curanti da dietro il vetro. Busso salutandole ed indicando la maniglia chiusa che non ci permette di entrare. Loro scrollano il capo. «Non ci credo.»
«Aspetta, fa provare me.» sto quasi per credere che tirerà fuori una delle sue bugie ben dette, quand'ecco con un calcio apre la porta, senza tuttavia sconvolgere le due signore che rimangono impassibili. La guardo sconvolto.
«Aggredire i poliziotti no e sfondare le porte sì. Che coerenza.»
«Ei, giovani!» ci chiama una signora sdraiandosi per poi ridere e farci un applauso. «Non vedevo uno spettacolo del genere in quest'ospedale da anni.» la sua amica annuisce. «Avessi la vostra età evaderei anch'io così. Ma ora chiudete quel balcone prima che mi venga un malanno!Ah...ce l'ho già. Prima che crepi!» non possiamo che ridere insieme a loro.

***

Ammetto che in questo momento un cappotto lo vorrei. Non è il massimo camminare mentre fuori nevica, ma non posso mostrarmi infreddolito con Ana a fianco. Questione di dignità. Lei cammina spedita con le mani nelle tasche e cerca di farci arrivare all'hotel prima che il sole tramonti e , da quando siamo usciti dall'ospedale,non ha detto una parola. Sinceramente,anche io ho paura di dire qualcosa che possa farla innervosire ancora di più ,quindi mi limito a seguirla silenzioso, osservando spesso la città. Un fiocco di neve mi cade sul naso e non posso fare a meno di starnutire.
«Ti prenderai un malanno e andrai a fare compagnia a quella signora di questo passo.» dice lievemente divertita per il secondo starnuto che arriva subito dopo. Io cerco una risposta che non la faccia ammutolire di nuovo e pensare a sua madre.

«Fa niente. Adoro starnutire, davvero... è un arte e nessuno lo sa. E poi quelle vecchiette erano simpatiche.»
«Scommetto che lo hai fatto raramente in vita tua.»
«Far ridere le vecchiette?» mi da una spintarella sorridendo.
«Ma no! Starnutire.»
«È così un po' per tutti i sogni. Insomma, è raro il raffreddore da noi.»
«Siete così strani...»
«Lo prenderò come un complimento.E poi ha parlato: voi umani avete un sacco di cose assurde rispetto a noi.» si ferma inarcando un sopracciglio.
«Ah, sì? Tipo?»
«A parte i cani, il tuo in particolare... beh, le vostre lampadine. Noi non abbiamo interruttori , si accendono automaticamente.»
«E sarebbero i nostri interruttori strani?»
«E ancora non avete le lucciole, gli gnomi.»
«Abbiamo quelli da giardino.»
«Io parlo di quelli che ti lanciano i mattoni,che puzzano...»
«Preferisco comunque quelli da giardino.»
«Non posso darti torto.Oh, e non avete magia.» la zittisco. Lei serra le labbra.
«Ok, ammetto che questo é un po' noioso.»
«No, al contrario, è molto interessante.» ride scuotendo il capo.«E comunque, tu non sei del tutto senza magia.» le ricordo guardandola fiero, anche se questo non fa altro che farle ricordare tutto quello che le ho fatto passare. Anche io sono costretto a ripensarci. Bravo Stefans, hai ottenuto il premio di miglior cretino del minuto.Sospiriamo entrambi contemporaneamente ed io rimango ad osservare il mio fiato che si condensa.Non credo mi ci abituerò mai. «Ana comunque... mi dispiace per tua madre.»
«Zitto. Non farmi pentire di quel che sto facendo.»
«Ok,ok. Sto zitto.» dico ripensando al suo calcio contro la porta.
«Anzi, a proposito ...» si ferma e mi guarda con fare accusatorio. Sollevo le braccia spontaneamente. «Il Signor Parker è finito in ospedale per aggressione,oggi. Ti prego dimmi che non c'entri.» ecco.
«Non l'ho aggredito infatti.»
«Menomale...»
«Ho dato un calcio al cancello e gli è caduto addosso appena è arrivato, mica lo sapevo.» mi da un pugno alla spalla ed io blocco l'altro prima che arrivi. No, questi non mi fanno ancora effetto.
«Zack!»
«Non l'ho mica fatto intenzionalmente!»
«Poverino! Se mia madre lo viene a sapere davvero sei morto. Istituirà la pena di morte solo per te!»
«Parlare di tua madre mi fa più paura di Isaac e non scherzo, quindi cambiamo discorso.» sembra rimanerci male, tanto che aumenta il passo con fare nervoso. Ok, non dovevo dirlo.«Ana scusa. Non volevo dire... andiamo, scherzavo.»
«Ah, sì?! Vorrei proprio vedere come sarebbe tua madre nei confronti del rapitore di suo figlio!»
«Frena, non ti ho rapito. Sei tu che sei voluta venire.»
«Contro la mia volontà.» dice entrando in un vicolo ed abbandonando la strada principale, forse per arrivare prima. «Ok, non mi hai rapito, ma ti prego non parliamo ancora di questa storia.»
«Non voglio litigare. Ti chiedo scusa, ma sappiamo entrambi che è stata la cosa migliore da fare e...» un ragazzo appoggiato ad un muro ci osserva con un ghigno gettando la sua sigaretta. Ma rimane lì, quindi decido di ignorarlo. «... comunque, dobbiamo solo capire cosa ti succede. Tua madre capirà.»
«Non se le nascondiamo tutto, Zack. Dovremmo parlarle, dirle che...» dovrei essere io a dirle che non la sto ascoltando a causa di altre tre paia di occhi puntati su di noi . Mi avvicino a lei chiamandola per i tre ragazzi che mi ritrovo dietro, ma la sua attenzione viene attirata dal quarto che la blocca bruscamente.
«Ei, ma guarda dove metti i piedi!» sbotta lei per niente preoccupata della situazione.
«Abbiamo una peperina qui. Ed anche un folle che non usa cappotti.» i quattro si fanno una risata. Afferro Ana per il polso e cerco di superarlo, ma questo mi spinge di nuovo indietro. D'accordo, Zack, calmo. E' un umano sotto l'influenza della magia degli incubi quindi non c'è motivo di toccarlo. «Te ne vai così? Nemmeno presentarsi? Non ti ho mai visto da queste parti.»
«Mi sa che è stata la tua fortuna.» lo minaccio io suscitando la sua risata.
«E' una minaccia?»
«Può darsi. Senti, né io né lei vogliamo problemi, lasciateci passare e basta, d'accordo?»
«Dovremmo farlo, ragazzi? E poi, aspetta... ma certo! Tu sei il nipote del vecchio pazzo, quello che oggi lo ha mandato all'ospedale.»
«Nipote, eh?» chiede Ana con rimprovero. Faccio spallucce. Non sono mica perfetto.
«Credo siate abbastanza grandi per capire quanto sia ridicola questa storia, o forse nemmeno siete usciti dall'asilo?» zittisco Ana.
«Basta, inutile litigare. Facci passare.» Il ragazzo ci riflette su guardando me ed Ana ininterrottamente, si morde il labbro inferiore per poi invitarmi a superarlo.
«Hai ragione, amico. Prego.» lo guardo dubbioso mentre avanzo, ma dato che non fa niente se non continuare a ridere , sto al suo gioco come un allocco. Mentre avanzo con il polso di Ana stretto in mano dietro di me, ecco che quel maledetto verme mi fa lo sgambetto con un bel calcio nel polpaccio facendomi finire a terra con Ana da sola all'in piedi. I tre ragazzi la tirano indietro per il cappotto e poi la sollevano da terra con l'intenzione di correre via e portarsela con sé.Il Boss della banda mi blocca a terra afferrando il colletto della mia felpa pronto a sferrarmi un pugno.
«Ti pare che mi lasciavo sfuggire una rossa del genere?» scaglia il pugno ed io lo schivo inclinando la testa e facendogli spaccare le nocche a terra. Si è messo contro l'incubo sbagliato e quello non è una rossa qualunque. Afferro il braccio ancora rigido per il colpo e glielo giro malamente come solo un incubo furioso può fare.
«Ti pare che mi faccio fregare da uno come te?» chiedo di rimando. Lui non se lo aspettava. «Ora te lo dico con le buone un'ultima volta: dì a quelli lì di lasciare andare la mia amica o giuro che il braccio te lo spezzo insieme alle gambe dei tuoi stupidi compagni.» il boss non vuole darmela vinta.
«Portatevi quella lì, a lui ci penso io! NOn ci sto a farmi fregare da un Parker!»
«Col cavolo!» Ana da un calcio nelle parti basse ad uno dei ragazzi riuscendo a rimettersi a terra ma non a liberarsi. Uno le tappa la bocca e cerca di trascinarla via, ma lei lo morde e , come ricompensa, riceve uno schiaffo. E addio razionalità. Completo il giro del braccio di questo idiota gettandolo a terra, per poi alzarmi e caricare su quell'altro che , poverino, non sapeva mica che sarebbe morto oggi. Lo afferro per la vita spingendolo a muro con foga, trattenendo a stento la mia magia, ma non di certo la forza di gran lunga superiore alla loro. Passo a quello che osa ancora stringere Ana, che chiude gli occhi quando mi vede caricare il miglior gancio destro della mia vita. Affondo il colpo sul naso del mal capitato e afferro Ana stringendola a me prima che cada a terra.
«Tutto bene?» le chiedo cercando di ignorare le cinque dita sulla sua guancia.Lei sbuffa togliendosi una ciocca di capelli dalla faccia.
«Scherzi? Va più che bene con te accanto.» dice divertita ed il suo sorriso mi fa tranquillizzare, permettendomi di godermi la sua fierezza nei miei confronti che riempie le gemme che ha per occhi.
«Brutto bastardo! Si vede che sei un Parker maledetto! Folle come il nonno! Ah, che male!»
«Smettila! Il signor Parker non è folle!»
«Ana basta. Andiamocene da qui.»
«Bravo idiota, va via, tanto la polizia l'ho già chiamata per acchiappare l'animale che sei!» sia io che Ana ci irrigidiamo di colpo. Io lo afferro per il colletto senza più controllo.
«Cosa hai fatto?!» le sirene ci stonano le orecchie e sento Ana tirarmi per il braccio già buttata in una corsa sfrenata. Non la supero solo perché non so la strada. «Non possiamo andare al bed and breakfast! Li attireremo dagli gli altri!»
«E' la nostra unica speranza, siamo circondati da pattuglie! Comunica con Drew, digli che stiamo arrivando e che si fanno trovare all'entrata con il vostro trucco dell'invisibilità! Siamo quasi arrivati, dobbiamo solo...!» freniamo di colpo e schiacciamo le nostre schiene a muro: una pattuglia è dietro l'angolo ed ha anche i cani. I cani dannazione!«Attraversare.» sussurra lei.
«Adesso?»
«Prova , Zack.» sussurra senza fiato.
«E se stesse ancora male? Se non mi sentisse?»
«Devi provare!» sobbalza nel sentire un cane abbaiare. «Muoviti!»
«Ok,ok ,va bene!» D'accordo, diamoci da fare. Chiudo gli occhi cercando di respirare il più silenziosamente possibile. Dai, Zack, devi farcela,ci vuole solo una piccola scintilla, un minimo cenno di esistenza del tuo legame con Drew. Ti prego,devi essere sveglio, ascoltami...
Dei brividi mi attraversano la spina dorsale e per lo sforzo sudo pure. Non so se riesco o meno nel mio inento, ma ho un lieve mamcamento e spingo Ana quasi fuori dalla copertura della parete. Mi riporta su per poi appiccicarmi a muro.
«Scusa.»
«Prega di esserci riusciuto perché i cani hanno drizzato le orecchi e ora stanno annusando qualcosa.» mi sorreggo la testa dolorante.
«E allora?» solleva gli occhi per mantenere la calma, ricorda che per quanto ami gli umani non li conosco abbastanza.
«I cani sono segugi. Hanno un olfatto impeccabile.»
«Di bene in meglio.»
«Zack prova ancora. Devi riuscirci.»
«Non funziona.» continuo a cercare un contatto con Drew ed inizio a pensare che si sia addormentato sul serio, quando Ana scompare di colpo.«Ok, che cosa é successo? Ana?» ed ecco che ritorno vederla, ritrovandomi poi stritolato in un abbraccio da mia sorella Claire. Quindi sono invisibile adesso? Così , senza preavviso? «Claire?» si stacca sorridendomi, pizzicandomi poi il braccio subito dopo come solo lei sa fare.
«Ahi, ahi!I pizzicotti no, Claire!» sussurro levandole la mano e massaggiandomi il braccio.
«Non fare mai piú una cosa del genere! Sei un incosciente!»
«Mai piú, lo giuro.» la stringo di nuovo e sembra calmarsi. «Mi dispiace per tutto,io non volevo...»
«Potreste parlare piú tardi?! No perchè ho lo sguardo di un pastore tedesco...»
«Un che?» chiediamo io Claire contemporaneamente.
«Il cane mi sta guardando!» inizialmente confuso, ricordo poi una piccola stranezza che ho notato: Pepe mi visto in casa di Ana nonostante l'invisibilità quindi deduco che i cani non si possono fregare. Che rottura però...
«Proseguiamo lentamente. Mai correre davanti ad un cane.» suggerisce Ana cominciando ad uscire allo scoperto pian piano. I poliziotti non sembrano nemmeno sospettare qualcosa di strano, al contrario dei bestioni che,in confronto a Pepe, sembrano mostri. Ci seguono con lo sguardo, le loro narici si aprono ritmicamente, della bava cola dai loro ghigni famelici ed i loro occhi brillano di furia. «Continuiamo a camminare. Dobbiamo solo attraversare e...»Tutti i cani cominciano ad abbaiare come se non mangiassero da mesi e non credo che quei guinzagli tanto sottili possano trattenerli. Al diavolo le regole umane, sono un incubo.
«Via!» prendo sia Claire che Ana per il polso trascinandoli via.
«Non fuggire davanti a loro! Ci inseguiranno!»
«E noi correremo! Muoviti!» i poliziotti non capiscono perché diamine i cani non vogliano calmarsi e qualcuno è anche scappato al loro controllo, facendo avvicinare il mio cuore all'infarto. Ripeto, Pepe è dolcissimo in confronto a loro e non è proprio la creatura alla quale sto più simpatica. Uno dei cani riesce quasi a prendermi la maglietta e sono costretto a piantargli un pugno dritto sul muso. Comunque, grazie all'invisibilità di Claire raggiungiamo l'entrata del bed and breackfast, gettandoci sulle porte e facendo cadere dalla sedia il tipo alla reception, che ovviamente se la prende con i cani e la polizia.
«Ma vi sembra questo il modo?! Sacchi di pulci! Siete un pericolo per la società, voi ed i vostri stupidi padroni! Sì parlo di voi brutti buoni a nulla!» se non fosse per Ana e Claire che mi trascinano via, giuro che non so quante smorfie avrei fatto a quei mostri. Saliamo il primo piano e non possiamo fare a meno di scivolare con la schiena lungo la parete prendendo fiato. «Quei cani erano strani. » dice Ana ancora sconvolta.« Conosco il tipo di addestramento che affrontano e non avrebbero mai reagito così. Che la mancanza di magia dei sogni abbia contagiato anche loro?»
«Probabile.» risponde Claire.Soffoco una risata.
«Zack.» mi rimproverano entrambe.
«Sh. Attirerete attenzioni così.» dico ironicamente ed imitando il loro tono di rimprovero. Ana è la prima a lasciarsi andare poggiando la testa sulla mia testa e regalandomi un sorriso, coinvolgendo così anche Claire. Le abbraccio entrambe sentendomi già molto meglio rispetto a quando sono scappato da qui. Come mi è venuto in mente a pensare di potermela cavare da solo?
«Rimani pur sempre irresponsabile. Non devi scappare così dopo una litigata del genere. Mi hai fatto sentire la sorella peggiore del mondo.» Ana capisce che è arrivato il momento "familiare" così si stacca e lascia me e Claire stretti l'uno con l'altra.
«Sono io il peggiore per aver permesso una cosa del genere. Scusa per quello che è successo, ma... ti giuro che non c'è minuto che passa in cui non penso a Caleb o alla mamma e che adesso la nostra prima priorità sarà quella di tornare a casa, nient altro.» smetto di parlare e spero che Ana non capisca che il riferimento era chiaramente sul proteggere lei. Dovevo dirlo per rassicurare Claire, anche se una parte di me desidera con tutto se stesso poterlo accontentare. Come faccio a proteggere Ana se torno a casa? Ignoro il suo sguardo triste al ricordo di una nostra vecchia discussione. Dovremo separarci, non si può sfuggire a questo, per quanto possa fare male.
Mentre continuo a stringere Claire, un brivido fastidioso mi attraversa la spina dorsale e subito sono costretto a guardare Ana, di colpo pietrificata e con gli occhi serrati. Il suo pallore ritorna, la paura si impossessa di lei ed il tremolio delle mani mi spinge a correre a stringerle.Anche Claire capisce che qualcosa non va e si mette al suo fianco. «Che ti prende?»
«L...lui è qui.» e a giudicare dalla mia furia che cresce , o ancora delle luci di questo posto che si spengono e accendono senza senso direi che con lui intende Isaac. Mi pongo davanti a loro quand'ecco che tutte le luci si spengono e , nell'oscurità del corridoio, i suoi occhi neri hanno una certa luminosità e mi chiamano.

Nightmare dream-il Regno Dei Sogni-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora