Traccia 1: Bad Day

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Traccia 1: create un personaggio di vostra inventiva, dategli un carattere e portatelo ad essere akumatizzato.


La giornata di Sophie non era partita proprio bene: era una ragazza che non riusciva mai a svegliarsi la mattina, faceva realmente fatica ad alzarsi dal letto, andava spesso a dormire tardi e a volte dormiva poco, ma quella mattina aveva realmente esagerato: erano dieci minuti buoni che la sveglia suonava e lei si rigirava nel letto per mettersi più comoda.
Aveva gli occhi pesanti, era troppo debole per alzarsi e desiderava solo dormire, forse sua madre si sarebbe dimenticata di lei e sarebbe andata a lavoro senza svegliarla, ma era piuttosto improbabile, infatti la risposta non tardò ad arrivare:
《SOPHIE!》Sentì sua madre urlare, facendola letteralmente saltare giù dal letto.
《Sì, sì, ci sono! Sono sveglia!》Ribattè la ragazza, agitata. Guardò la sveglia rimanendo shockata: erano le sette e un quarto ed era in ritardo di quindici minuti rispetto ai suoi standard, non sarebbe mai riuscita a prepararsi in tempo.
Non fece neanche colazione, si occupò solo di lavarsi e vestirsi ma era ormai troppo tardi: erano le sette e quaranta e aveva persino perso l'autobus, non sarebbe mai arrivata a scuola in venti minuti visto quant'era lontana.

Entrò in auto con sua madre, che le stava sbraitando dietro in tutti i modi che doveva smettere di andare a letto tardi e non doveva più perdere tempo tra le lenzuola, le diceva che era grande e doveva essere più responsabile, che non avrebbe avuto futuro se avesse continuato in quel modo.

Bene, non c'era niente di meglio che iniziare una giornata con tua madre che ti rimprovera e ti insulta non appena sveglia.

Lei ci aveva fatto l'abitudine, d'altronde.

Sua madre l'aveva trattata male più volte, ma non aveva altra scelta se non imparare ad ignorarla, e ci era riuscita.
Non definitivamente, ma ci era riuscita.

Proprio quella mattina mentre era in auto con la donna che la stava portando a scuola si era concentrata sul paesaggio che scorreva veloce attraverso il finestrino, lei le parlava, la faceva sentir male per ciò che diceva, ma la ragazza cercava di concentrarsi il più possibile su altro, lasciando che quelle brutte parole le attraversassero solo la mente per poi andarsene.

Si era fatta fare una giustifica fasulla da sua madre per entrare alla seconda ora e, non appena la donna aveva accostato l'auto dinanzi al liceo, lei era scesa senza neanche salutare e sbattendo lo sportello.
《Maleducata》Si era sentita dire prima di chiudere la macchina.

Giunse in classe, entrare dopo non le era mai piaciuto, ma le era successo molto spesso e tutte le volte si ripeteva la stessa storia.
Non c'era nessun professore in quel momento, era il cambio dell'ora e quello precedente se n'era già andato, mentre quello successivo doveva ancora arrivare.
《Buongiorno》Salutò cordialmente, non ricevendo nessuna risposta e venendo guardata male da tutti.

Solita storia.

La bionda sospirò, dirigendosi al suo posto cercando di evitare gli sguardi opprimenti che la seguivano lungo tutto il suo percorso e i bisbiglii che si scambiavano i suoi compagni di classe e che riguardavano sicuramente lei.

Svuotò lo zaino, sedendosi e rimanendo in silenzio al suo posto con la testa appoggiata sul banco e circondata dalle braccia; allora sentì sbattere il palmo di una mano sul banco, facendole alzare lo sguardo.
Ed ecco la ragazza popolare della scuola, quella con i capelli lisci e neri che scendevano lungo la schiena, il bel corpo, tutti i ragazzi che voleva, il trucco perfetto e che si diverte a fare la bulletta di turno.
《Allora, Sophie Frison, scommetto che sei entrata alla seconda ora proprio per saltare il compito in classe che c'era alla prima, non è vero?》

Diamine, il compito in classe.

Se n'era completamente dimenticata.

Distolse lo sguardo azzurro da quello dell'altra ragazza, guardando il banco a testa bassa.
《Chi tace acconsente allora, ritardata》

Ritardata.

La prendevano in giro e la chiamavano così solo perché non aveva voti molto alti: si teneva sulla sufficienza, non riusciva a fare di più di così, studiava, passava la giornata sui libri, ma più di tanto non riusciva.
Una delle tante ragioni per cui nessuno la stimava e veniva disprezzata.
Se solo sapessero i problemi che ha in casa...
Si fidava solo di suo padre, ma lui lavorava all'estero e doveva stare con sua madre che per il più del tempo era scontrosa con lei e le ripeteva di dover diventare una ragazza responsabile, raramente la vedeva essere gentile o dolce nei suoi confronti.

La ragazza di prima era tornata al suo posto, mentre c'erano delle risatine di sottofondo provenienti da quasi tutta la classe.

Ma non aveva sentito la sua voce.

Lui era l'unico, l'unico che non si aggregava agli altri, l'unico che non l'aveva mai trattata male.
Era l'unica ragione per cui andava a scuola, era l'unica ragione per cui non aveva cambiato classe, scuola o città, era l'unica ragione per cui continuava a vivere.

Perché sì, non voleva più continuare a vivere in quel modo, non voleva proprio più vivere.

Ma lui...
Sophie ringraziava l'esistenza di Mark.
Si era innamorata di lui semplicemente perché una volta si era preoccupato di lei, di quella volta che era scoppiata a piangere in classe per le prese in giro e lui si era avvicinata a lei per consolarla.
Era stato il gesto più carino che qualcuno avesse mai fatto nei suoi confronti, e per di più da un ragazzo... dal ragazzo più bello della classe.

Era quello il punto: tutte le ragazze gli andavano dietro.
Ma lei era l'unica non interessata a lui... beh, fino a quel giorno in cui l'aveva difesa.
Generalmente non le interessava, non le interessavano i ragazzi, giurava che non si sarebbe mai innamorata e invece quel comportamento così dolce, premuroso e gentile del ragazzo moro le aveva fatto perdere la testa.

Ma lei era una ragazza sfortunata, non c'era una cosa nella sua vita che andasse bene, essere felice le risultava difficile.

Mark era già innamorato di un'altra ragazza e Sophie era troppo timida con tutti -e come se non bastasse interagire con lui le risultava ancora più difficile- e non era riuscita a parlargli molte volte, sapevano poco l'uno dell'altra e non aveva il coraggio di andare a parlargli per iniziare un qualunque discorso.
Comunque, le bastava semplicemente vederlo ogni giorno per sentirsi un po' meglio.

Voltò il capo nella direzione della sua cotta, accorgendosi che era girato a parlare con la ragazza dai corti capelli biondi che era la sua cotta da quando si conoscevano da piccoli.

E quella fu la goccia che fece traboccare il vaso.

Sua madre la odiava, la sua classe la prendeva in giro, al ragazzo di cui era innamorata piaceva un'altra, i professori non potevano vederla.

...Eppure lei non aveva mai fatto niente.

Era gentile, generosa, premurosa e dolce con le persone, non faceva mai del male, non era mai scontrosa... e veniva ripagata così?

Ecco perché desiderava solo sparire dalla faccia della Terra.

Non poteva piangere davanti a tutti, quindi si alzò e senza fregarsene di cosa potessero pensare gli altri corse fuori dalla classe, raggiungendo di corsa il bagno e chiudendosi dentro.
Si appoggiò al muro e scivolò con la schiena, ricadendo sulle sue ginocchia per poi stringersele al petto mentre lasciava d'improvviso scorrere tutte le lacrime che aveva trattenuto fino a quel momento, scoppiando in un pianto silenzioso che ogni tanto si faceva presente con qualche singhiozzo.

《Tutti sembrano odiarti e nessuno ti apprezza: nessuna amicizia e un amore non ricambiato, cosa si può desiderare se non morire? Però Sophie, c'è qualcosa che può farti sentire meglio, vuoi provare il sapore della vendetta?》Iniziò Le Papillon, osservando quello che era successo alla ragazza 《Và piccola akuma, e oscura il suo cuore》

































saralt99
_StormInside_


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