CAPITOLO 1°

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"""Pensi che l'oscuritá sia tua alleata ma tu hai adottato le tenebre, io ci sono nato."""

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"Che ne dici di darmi il tuo numero, dolcezza?"

La ragazza alzò un sopracciglio e per poco non scoppiò a ridere in faccia a quello sconosciuto. Diretto e spontaneo questo glielo doveva ammettere ma la cosa la nauseava parecchio.

"A cosa ti serve il mio numero? Per cercare di portarmi a letto molto delicatamente e avere poi la peggior scopata della mia vita. Così io parlerò male di te... Tu di me e beh... Sai come vanno a finire queste cose no?"

Un sorriso di finta rassegnazione si dipinse sul volto perfetto della ragazza.

" TU SEI PAZZA."

Sentenziò il ragazzo e battè in ritirata alzando una mano in segno di resa.
Sapphire strinse i pugni dentro le tasche del suo grembiule nero e si voltò verso la porta principale dove la sua amica la guardava e sorrideva.
Si avvicinó e l'abbracciò a mó di saluto.

"Non cambi mai tu eh."

Rise alla battuta della sua amica e la trascinò fino al bancone appena lucidato.

"Siediti, piccola ereditiera di Manatthan."

La piccola Sophie, piccola solo di statura, era la sua più cara amica d'infanzia.
L'aveva conosciuta al primo anno di scuola elementare dopo non si erano più mollate.
L'una completava l'altra.
A distanza di anni, nessun ragazzo o vecchio rancore le aveva mai scalfite.
Entrambe venticinquenni avevano la loro vita che riuscivano a mettere da parte per potersi vedere almeno cinque minuti.

"Pace all'anima di zio John."

Sussurró la piccoletta e si sedette sullo sgabello mentre la sua amica faceva il giro dal bancone a pararsi di fronte prendendo la sua postazione di barista.

"Com'é andato il viaggio?"

Sophie era stata in Texas, da dove la sua famiglia proveniva, per la morte 'prematura' di Zio John.
La sua tenera età, di ben 93, lo aveva portato via troppo presto e aveva lasciato tutto alla sua unica nipote. Il suo tutto si trattava di un generoso conto in banca che Sophie aveva iniziato ad usufruire non appena aveva messo piede fuori dallo stato del Texas.
Ne era la prova la borsa ancorata al braccio destro.

"Abbastanza tranquillo. Ho conosciuto uno stewart, davvero niente male. Ho preso il suo numero ma credo che non lo richiamerò mai più.
Insomma... É stato solo sesso ad alta quota, cosa si é messo in testa?"

Sapphire alzò gli occhi al cielo e scoppiò a ridere mentre andava in cassa a far pagare il cliente del tavolo 2.
Qualcuno doveva dire alla sua amica di darsi una calmata con i ragazzi o sarebbe morta zitella, proprio come lo Zio John.
Ma quel qualcuno non era di certo Sapphire o per lo meno non le piaceva fare la ramanzina alla sua migliore amica. Sapeva come la pensava in fatto di uomini.
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"A volte penso che tu sia lesbica."

Lanciò lì Sophie.
Sapphire inchiodò, con l'auto, in mezzo alla strada e la guardò truce.

"Solo perché non mi scopo tutta l'America non vuol dire che mi piacciono le donne!"

Sophie parlava ancora della scena che aveva visto al locale. Del ragazzo, che secondo lei era carino, che voleva il numero.

"No, ma vorrei vederti felice e APPAGATA soprattutto."

Fece per aprire la bocca ma la richiuse subito dopo volgendo il suo sguardo al ragazzo che attraversava la strada correndo e schivando a malapena l'auto, che nel frattempo si era messa in moto.

"ATTENTO!"

Urlò Sophie dal finestrino, facendo un gestaccio.
Stavano attraversando China Town scegliendo tra i vari locali dove poter cenare.
A tarda sera non avevano molta scelta.

"Questo sembra carino, prendiamo qualcosa al volo qui."
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Il suo turno di lavoro scorreva lento e tranquillo al pub, dove lavorava Sapphire... Il suo ultimo cliente, un ragazzo moro e ricoperto per metà di tatuaggi, era stato raggiunto da altri due ragazzi molto minacciosi con i muscoli che quelle magliette striminzite riuscivano a malapena a contenere.
Dopo qualche minuto il tatuato si alzò e sibilò qualcosa ai due che li fece infuriare e si alzarono di scatto facendo cadere le sedie all' indietro.
Sarebbe finita male.
Sapphire scavalcò il bancone proprio mentre uno dei due gorilla afferrava il Moro per la maglietta.
Atterró tra due sgabelli e li raggiunse sicura di sé, frapponendosi tra i due.

"Andiamo ragazzi, non mi va di pulire il vostro casino e rimetterci io in questa discussione."

Attirò la loro attenzione e tre paia di occhi famelici si soffermarono sulla sua generosa scollatura per poi fissarla negli occhi mentre il ragazzo pelato che era rimasto ad aspettare la rissa si avvicinò a lei minacciosamente.

"Io direi di levarti dalle palle stronzetta e lasciarci fare ti ripagheremo come si fa con una puttana, non preoccuparti."

Nella testa di Sapphire mille risposte si fecero largo ma una sola riuscí a pronunciare.

"Il mondo é proprio pieno di coglioni."

Il tatuato scoppiò a ridere e si liberò dalla presa portando le mani ai fianchi della ragazza spingendola delicatamente da dietro verso il bancone.
Sentiva le sue labbra premere contro l'orecchio per poterle sussurrare:
"Perdonami gattina, li porto fuori da qui."

La sua voce era calda e sensuale ma anche con un velo di ironia, forse per quel nomignolo con la quale l'aveva chiamata.
Odiava i nomignoli, odiava l'odore di sigaretta appena spenta e odiava persino che qualche maschio la toccasse senza nessuna ragione valida, come stava facendo quel ragazzo.
Sapphire roteò gli occhi e schiacciò il suo piede più forte che potè, questo fece abbassare le mani al ragazzo che la fissò scioccato.
Si voltò e lo fulminò con lo sguardo.

"Chiariamo una cosa: io non sono la gattina di nessuno e adesso andate a risolvere i vostri problemi del cazzo fuori dal locale."

Puntò lo sguardo sui due che lentamente indietreggiarono fino a sparire.

"Tutti."

Precisò, minacciosa, tornando al belloccio che aveva di fronte.

"Dio, mi hai fatto male!"

"Bene, era quella la mia intenzione."

Il ragazzo accennò un mezzo sorriso e sparí dalla sua vista.
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"A domani Brad!"

Finalmente il suo turno era finito, il locale chiuso e Brad, il proprietario, era salito in auto che sfrecciava via lasciandola da sola.
Il buio non la spaventava, nemmeno Russell che rovistava tra i cassonetti in cerca di cibo.
Invece... I due che le avevano sbarrato la strada verso la sua auto... Quelli erano spaventosi.

"Che c'é, piccola? Ti ricordi, vero?"

Erano i due ragazzoni di prima.
Non li vedeva bene in viso a causa dell'ombra ma riconosceva il pelato che stava avanzando verso di lei.

"Fate un altro passo ed io..."

Arrancò Sap e strinse la mano sulla chiave dell'auto pronta a cavare qualche occhio se solo si fossero permessi di sfiorarla.

"...e tu cosa? Ci urlerai contro qualche altra minaccia a vuoto?"

Tutto successe in un lampo, un ragazzo incappucciato diede un pugno in testa al pelato, che parlava poco prima e all'altro che stava per reagire gli spacco il setto nasale con un altro pugno. I due capitombolarono per terra con un tonfo sordo e il ragazzo si fece più vicino calandosi il cappuccio e mostrando un sorriso malizioso che non Sapphire non aveva certo dimenticato.

"Chiariamo una cosa: io sono Thomas Miller e non salvo le gattine indifese."


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