CAPITOLO 8: Blaine

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BLAINE

La prima città in cui avremmo cercato gli altri come noi sarebbe stata Chicago, proprio perché ci trovavamo ancora lì quando abbiamo scoperto degli altri.

Ero felice e allo stesso tempo spaventato per quello che stava per succedere.

Felice perché avremmo trovato persone come noi, non saremmo più stati soli e anche loro non sarebbero più stati soli; spaventato perché non sapevo con sicurezza quello che avremmo vissuto.
Saranno cose belle o brutte?

Ora però provavo solo gioia. Stavamo per trovare qualcuno, ne ero certo.

< Secondo te sarà difficile? > chiesi a Lea.

Lei non mi rispose: stava dormendo.

Era così bella. Quanto avrei voluto poter fermare il tempo anche per lei così da poterla guardare tutto il tempo di cui ne avevo bisogno. Ma tanto, in ogni caso, la mia voglia di osservarla, di stare con lei, non sarebbe mai finita.

Stavo guidando per ritornare in centro, così magari sarebbe stato più semplice seguire la scia gialla.

L'ultima frase scritta dal Mandante mi aveva preoccupato parecchio. Se qualcuno ci voleva come avremmo fatto noi a proteggerci?

< Bambolina... > toccai la spalla della ragazza al mio fianco. < Siamo arrivati. >

< Mi sembra di averti già detto di non chiamarmi bambolina. > come faceva ad essere già così scorbutica appena sveglia.

< Si mi ricordo. Volevo solo darti fastidio. > le sorrisi e le spostai una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

< Andiamo. > scese dalla macchina alla velocità della luce.

Presi un bel respiro e uscii anche io. Era il grande momento.

< Chi lo fa per primo? > mi chiese Lea.

< Vuoi avere tu l'onore? >

< Non si risponde ad una domanda con un'altra domanda, però si, lo faccio io. >

La studiai mentre fermava il tempo intorno a noi e si concentrava ad immaginare, almeno, qualcun altro.

< È difficile. > mi disse.

Non le risposi, così da non disturbarla.

Provò per vari minuti poi quando iniziai a pensare che si sarebbe arresa provò ancora una volta e questa volta una linea gialla apparve davanti a lei.

< Brava. > Avrei voluto baciarla, prenderla in braccio e farle tutti i complimenti possibili immaginabili, ma mi contenni. La abbracciai e basta.

Quando ci staccammo notai che non c'era solo una linea gialla, ma ce ne erano ben tre.

< Ehm Lea...ci sono tre linee. > lei stava sorridendo per il lavoro ben fatto e quando le dissi della linea tripla il suo sorriso svanì.

< Cosa? >

< Guarda. >

Due strisce puntavano quasi nella stessa direzione, invece l'altra puntava verso sinistra.

< Non provare neanche a dire che ci dobbiamo dividere. Restiamo insieme, pazienza se ci mettiamo più tempo. > mi disse Lea.

< Va bene va bene. Quale seguiamo? >

Lea iniziò a camminare verso le due scie.

Non avrei mai pensato che succedesse una cosa così, non pensavo che se ne potessero trovare più di uno in una sola volta, ma forse, dato le tante prove di Lea, il 'localizzatore' aveva funzionato più volte.

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