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È lunedì mattina.

La sveglia suona alle sette ma so che suona
già dalle sei e venti senza che me ne renda
conto. Se non sistemo l'orario in anticipo
rispetto a quando mi debba alzare so che
non mi alzerò più.
Vecchio trucco di famiglia.

Devo prepararmi per scendere a colazione ma non ho la minima voglia di entrare in quella sala, con tutti che mi guardano come se fossi pazza.
Anche se non hanno tutti i torti a pensarlo.
Non mi sono impegnata molto a dare un'impressione diversa.

Mi alzo e vado verso l'armadio.
Metto la divisa del collegio: una gonna nera con una camicia bianca e una giacca nera; infine un fiocco rosso sangue al collo.
Mi piacciono questi colori, riflettono il mio animo.
Metto anche delle calze nere e i miei stivaletti preferiti con un po' di tacco.
Mi trucco gli occhi con uno smokey eyes nero, pettino velocemente i capelli e mi avvio verso la mensa.

In corridoio vedo altri ragazzi che si avviano salutandosi.

Disgustosi.

Così allegri di prima mattina.
Io potrei dare un ceffone al primo che mi parla.

Mentre cammino, molti si spostano per lasciarmi passare.
Sento i soliti nomignoli: la strana, la ragazza inquietante, la dark;
ma quello che preferisco è la Regina di Ghiaccio.
Mi rispecchia perfettamente.

Glaciale.

È così che sono.
"Non mostrare sentimenti."

Il mio mantra per non crearmi troppi problemi con gli insegnanti; con i compagni ne faccio a meno.
Se posso, me li levo di torno.

Arrivo in mensa e mi metto in fila.

Peccato che questa non si sposti come i ragazzi in corridoio.

Mi prendo un po' di cereali e caffélatte e mi siedo al mio tavolo. Ormai tutti sanno di non avvicinarsi.
Solo un'altra persona oltre me può sedersi lì: si chiama Veronica ed è la mia tutor.
È di un anno più grande di me e frequenta il quinto anno. Dovrà fare gli esami di maturità a giugno e poi sarò realmente sola, qui dentro.

Lei è l'unica che sa tutta la storia sul mio passato, oltre gli insegnanti, ed è anche l'unica che sopporto, in questo posto.
Sa come prendermi e spesso é lei che frena le risse che potrei scatenare.
È già seduta e vedo che mi sta aspettando.

Accidenti, prevedo una predica già di prima mattina.

- Ciao Serenity - mi saluta.

- Veronica.. - la saluto di rimando, senza troppo entusiasmo, sedendomi.

- Ho sentito che ieri sera stavi per picchiare di nuovo una delle ragazze della camera 21..

- Stavano urlando da due ore e io dovevo fare un saggio breve per il corso di filosofia. Non riuscivo a concentrarmi.

- Sai che non dovresti farlo e che dovresti cercare di trattenerti. La collanina non ti aiuta?

- Dici la collanina di Will? - stringo i pugni - Quella che hanno recuperato dalle macerie?No per niente.

Inizio ad arrabbiarmi. Non ho voglia di parlarne di prima mattina.

- Serenity...

- Veronica lo so. Smettila di farmi la predica.

Veronica sospira.
Deve avere davvero una pazienza infinita per stare dietro a me.
Ma non mi ha mai abbandonato.

Sin dall'inizio sapeva che ero una ragazzina complicata e perennemente arrabbiata eppure non si è tirata indietro, non ha insistito per sapere cosa avessi passato, ha aspettato che fossi io a parlare.

E per questo le sono grata.

Finisco la colazione e mi alzo.

- Vado a prepararmi. Ci vediamo a pranzo.

Senza darle il tempo di salutare, mi giro ed esco dalla mensa.
Sento di nuovo lo sguardo di tutti addosso.

Gli occhi cominciano a bruciare.

Salgo le scale che portano alla mia stanza il più in fretta possibile, attraversando i corridoi vuoti, e torno in camera.

Apro la porta, e una volta dentro, scoppio in lacrime al pensiero di William.

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Come promesso, ecco il secondo capitolo.

Avete già capito che cosa si nasconde nel passato di Serenity?

E chi è questo misterioso William?

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Al prossimo fine settimana con un nuovo capitolo, lettori!

Areshadow 🖤

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