Capitolo 1

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L'America è sempre stata il mio sogno, sin da bambina. Avevo sempre avuto l'idea di trasfermici quando sarei diventata abbastanza grande. Pensavo che lì avrei avuto una vita perfetta; con tantissimi amici e circondata da gente che mi vuole bene. Ora essendo cresciuta ho naturalmente cambiato punti di vista, ma la mia prospettiva sul trasferimento è sempre rimasta la stessa. Per questo mi sembra surreale essere su un aereo che mi porterà nel posto che ho sempre desiderato. Sono elettrizzata e non riesco a controllare la mia felicità. Anche la donna accanto a me deve averlo notato, ma sembra non essere della mia idea, a giudicare dai suoi sguardi di fuoco. Scommetto stia contando anche i secondi che mancano all'atterraggio, non riuscendo più a sopportare il continuo rumore della mia suola che sbatte sul pavimento bianco.
A confermare la mia ipotesi, quando la solita voce meccanica annuncia di essere giunti a destinazione, la signora tira un sospiro di sollievo. Io invece sorrido ancora più forte. Niente potrebbe mettermi di cattivo umore, neanche una donna scorbutica e le sue occhiate poco gentili.
Scendo velocemente dall'aereo, non prima di averle sorriso innocentemente. Lei invece si è limitata a sbuffare, e quasi mi è scappato da ridere. Come si fa  ad essere così scontrosi? Spero che alla sua età non sarò anche io come lei.

Non mi accorgo neanche di essere scesa, finchè una persona mi viene addosso, rischiando di farmi cadere.
"E stai un po' attento!" mi urla il tipo in questione, prima di girarsi dalla mia parte e probabilmente accorgersi io sia una ragazza. Incontro dei grandi occhi neri e gli riservo un'occhiata trucida.
"Sei stato tu a venirmi addosso!" urlo a mia volta, alterata.
Subito dopo riceve una chiamata e si congeda nel minor tempo possibile, non prima però di avermi rivolto un veloce sorriso di scuse. Che tipo strano. Non sono neanche riuscita a inquadrare per bene i tratti del suo volto, breve com'era stata la nostra conversazione.

Decido di non pensarci e mi avvio verso il primo taxi disponibile, che mi porterà alla mia nuova scuola.
Una volta arrivata rimango stupita dalla grandezza dell'edificio, anche se in realtà un po' me lo aspettavo.  Quest'ultimo è circondato da un immenso prato verde, su cui camminano centinaia di studenti. Alcuni più entusiasti per l'inizio della scuola, altri decisamente meno. Io invece, da brava matricola che si rispetti, sono leggermente spaesata.

Mi avvio verso i dormitori femminili e in poco tempo mi ritrovo davanti alla porta della mia stanza, indecisa sul bussare o andare non so dove a ritirare le chiavi. Non ho neanche il tempo di riflettere, siccome in un batter d'occhio la porta mi viene sbattuta praticamente in faccia.
"Cristo santo! Ma sei scema?" urlo, ancor prima di rendermene conto. Forse devo seriamente imparare a contenermi, facendo uscire la brava ragazza che è in me. Quasi rido al pensiero, sembrandomi praticamente impossibile. È più forte di me.
"Oddio scusami tanto, non ti avevo vista!" la ragazza dai lunghi capelli rossi si sposta un ciuffo dietro l'orecchio, a disagio. Decido di calmarmi e risponderle in modo più tranquillo, siccome sembra davvero dispiaciuta.
"Fa niente" abbozzo un sorriso e lei ricambia, tirando un sospiro di sollievo. La osservo meglio e invidio i suoi capelli rossi e gli occhi verdi, per non parlare delle lentiggini spruzzate su guance e naso. Certamente non mi lamento del mio aspetto, mi vanno benissimo i miei occhi color ghiaccio e i miei capelli scuri, ma quale ragazza non vorrebbe essere rossa con le lentiggini?
"Comunque mi chiamo Addison" mi allunga una mano, che io stringo.
"Alexis" rispondo e lei sorride, per poi controllare l'orologio al suo polso. Pensandoci non ne avevo mai avuto uno, o meglio, avevo buttato via tutti quelli che mio padre tentava inutilmente di regalarmi. Che bei tempi.
"Vorrei restare a parlare con te, ma purtroppo devo proprio andare, sono in ritardo e mi stanno aspettando" si sposta i capelli dietro le spalle "se vuoi puoi venire, sono con dei miei amici" aggiunge, ma io scuoto la testa, accennando un sorriso.
"Devo ancora mettere apposto tutte le mie cose, sarà per un'altra volta!" ma chi voglio prendere in giro, avrò messo in ordine tre volte in tutta la mia vita.
Addison annuisce e se ne va velocemente, mentre io decido sia arrivata l'ora di entrare in camera.
I colori principali di quest'ultima sono il bianco e il viola, e sono sollevata quando non vedo nessuna traccia di rosa. Due letti singoli a una piazza sono attaccati alle pareti, uno dei quali è già stato occupato dalla mia compagna di stanza. Ci sono poi due scrivanie e due armadi completamente viola. Non amo particolarmente questo colore, ma infondo non mi dispiace.

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