Let it snow.

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Era notte.

Nella piccola casetta di Godric’s Hollow non era rimasto sveglio nessuno; tutti erano immersi nel mondo dei sogni, almeno fino a quel momento...

*

La piccola Lily Potter si svegliò di soprassalto, con gli occhi lucidi.
Si mise seduta, osservò la stanza, sperando che la sensazione di tristezza passasse, ma non successe.
Aveva sognato che tutti - James, Albus, Harry e Ginny fossero morti, e che nessuno dei Weasley la volesse, perché era rimasta sola.
Tirò su col naso, asciugandosi una lacrima.
«Mamma...» mormorò piano, per poi emettere un verso di tristezza assoluta.
Pensò subito, come tutti i bambini della sua età avrebbero fatto, di andare a rifugiarsi nel letto dei genitori, dove avrebbe trovato conforto, delle coccole e degli abbracci.
Una cosa, però, la terrorizzava più dello starsene lì, in quella mansarda, tutta sola: scendere le scale al buio, senza nessuno.
Mise la testa sotto le coperte, stringendosi al suo pupazzo, un orsetto chiamato Teddy che - come si potrebbe immaginare, gli aveva regalato suo fratello, Ted appunto.
In realtà, pensò Lily, Ted non era proprio suo fratello, perché non era figlio né della mamma né del papà, ma - come Harry le aveva spiegato - era un po’ come se lo fosse, perché Teddy una mamma e un papà non li aveva più.
Certo, li aveva avuti, tutti li avevano avuti, ma come la mamma e il papà del papà, erano in cielo, insieme al fratello di zio George. E di zio Ron. E della mamma.
Lily si sporse appena fuori dalle coperte: aveva sentito dei passi salire le scale.
Era terrorizzata: pensava a quale, tremenda creatura, dopo aver fatto strage della sua famiglia di sotto sarebbe potuta arrivare da lei, per mangiarla in un sol boccone.
Quando la porta si aprì, però, invece della tremenda creatura a fare capolino c’erano dei ciuffi azzurri.
«Teddy» fece Lily, con un filo di voce.
«Lily?» Ted dovette avvicinarsi al letto per capire che no, non era stata un’impressione, Lily l’aveva davvero chiamato. «Lils» sorrise, andando verso di lei. «Torna a dormire, è tardi. Oppure è presto, vedi un po’ tu, comunque non dovresti essere sveglia. Di’ un po’, tutto bene?»
«Mmh» mugugnò la bambina.
Dalla sua breve ma intensa esperienza con bambini più piccoli di lui - composta principalmente dall’assitere la piccola Victoire insieme a Molly, Lucy, Dominique e poi agli altri piccoli Weasley aggiuntisi negli anni - Ted capì subito che c’era qualcosa che non andava. Anche perché, a quindici anni suonati, aveva assunto quel minimo di intuito sufficiente per sopravvivere al clan Wotter e affiliati vari.
«Cos’hai, Lil? Hai fatto un brutto sogno, eh?»
La piccola Potter annuì ancora turbata.
«Non vuoi dirmelo?»
Lily scosse la testa. Ted sorrise comprensivo. «Vieni qui con me, dai» sollevò la bambina, che gli strinse le braccia al collo. «Sai cosa c’è tra un po’?» le chiese dolcemente.
«Cosa?» fece Lily, piano.
«Tra poco è Natale» Ted scostò una ciocca di capelli rossi dal viso della piccola. «A Natale mamma e papà sono a casa, ci sono tutti i regali, andiamo alla Tana...»
In quel momento, Ted scorse qualcosa cadere dal cielo, oltre il vetro.
«Ehi Lily» le fece alzare la testa dalla sua spalla. «Tieniti a me.»
Lasciò la mansarda, scese con cautela le scale, sempre tenendo in braccio la bambina.
«Fai silenzio, piccoletta, che se no mamma e papà si svegliano...»
Lily portò entrambi le mani davanti alla bocca, come fanno i bambini, e a Ted sembrò di vedere un sorriso.
Scesero in salotto; un paio di tronchi bruciavano ancora, nel camino, rischiarando l’atmosfera.
Il ragazzo mise Lily a terra, prendendola per mano.
«Vieni a vedere» la condusse alla finestra.
«C’è la neve, Teddy!» esclamò Lily, eccitatissima. «La neve, la neve, la neve, la neve! Neve!»
«Piano, Lily!» rise Ted.
«'Cusa» sorrise Lily.
«Va’ un po’ meglio ora, piccola?»
Lily annuì.
«Torniamo a letto, allora?»
Gli occhi di Lily tornarono lucidi.
«Lo prendo per un no» Ted sbagliò. «Però io ho sonno, Hogwarts è difficile... Ascolta me, mettiti lì» le indicò il divano. «Torno subito.»
Mentre Lily si sedeva, Ted salì in fretta le scale. Entrò nella sua camera, prese un plaid e tornò giù, dove Lily lo aspettava ancora.
«Stiamo qui un po’, poi torniamo a letto, va bene?»
Si sedette sul divano e la Potter gli si accoccolò in grembo. Ted li coprì con la coperta.
Restarono in silenzio a osservare la neve che scendeva, poi Lily si rivolse al ragazzo.
«Teddy?»
«Sì, tesoro?»
«Ho sognato che la mamma e papà morivano, e anche tu e Jamie e Al. E che gli zii non mi volevano, e quindi ero da sola.»
Ted capì che la tranquillità del momento aveva spinto Lily a “confessare” quella che sicuramente era una delle sue più grandi paure da cinquenne.
«Noi non ti lasceremmo mai da sola, lo sai vero?»
«Ma i tuoi genitori ti hanno lasciato, Teddy. Loro non volevano, però ti hanno lasciato» disse, senza rendersi conto di quanto quelle parole facessero male a Ted.
Lui prese ad accarezzarle i capelli dolcemente.
«Sì Lily, è vero, ma la tua... Nostra famiglia è grande. Anche se succedesse qualcosa a qualcuno, tu non resteresti da sola. Mai.»
«Parola di lupetto?»
Avevano coniato quell’espressione qualche anno prima: quando Lily aveva paura di qualcosa - che Ted non le scrivesse da scuola, che la mamma non la chiamasse dal lavoro - si faceva promettere che quel qualcuno avrebbe rispettato la parola data.
Fu Ted che, pensando a suo padre, suggerì “parola di lupetto”.
«Certo Lil. Parola di lupetto.»
«Parola data mai rimangiata, Teddy.»
Il giovane annuì. Si sporse verso Lily, le baciò la fronte e si lasciò scivolare sul divano, tenendosi stretta la bambina.
«Dormi, Lily.»
«Non te ne vai, vero?»
«Resto qui, tranquilla. Buonanotte.»
«'Notte Teddy.»
Entrambi chiusero gli occhi e, dopo poco, furono accolti nel mondo dei sogni.

Dalla sommità delle scale, Harry e Ginny avevano osservato quasi tutta la scena.
«Mi dispiace che Remus non si qui. Sarebbe così fiero di lui.»
Ginny lo raggiunse da dietro. «Harry» disse, mentre il braccio di lui le cingeva la vita. «Remus e Tonks sono sempre con noi. Con lui.»
«Hai ragione» Harry sorrise. «Ha proprio il suo carattere.»
Ginny annuì. «E poi,» aggiunse, tornando a letto «Pensa se ci fossimo dovuti andare noi. Di nuovo.»
L’uomo rise divertito. «Non sarei ancora riuscito a portarla via dalla mansarda, io...» ammise.
La Weasley gli fece spazio nel letto.
«Buonanotte Gin.»
«Buonanotte Harry. E speriamo che sia la volta buona...»

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