Decido di vedere un po' cosa c'è nel mio armadio e trovo tanti vestiti osceni quanti ce ne sono al suo interno, ma alla fine trovo una bella maglietta verde militare con un jeans decente senza strappi e un paio di anfibi, li prendo e vado in bagno a darmi una rinfrescata e a cambiarmi. Esco dal bagno e trovo Khloe e Gilbert, no intendevo Charles (ancora non ho capito perché entrambi cambiamo nome ovunque andiamo, ma okay) Khloe appena mi vede fa un sorriso a trentadue denti, quando però nota i miei vestiti (che non sono dei colori scelti da lei) inizia a fare quasi una faccia offesa, mentre Charles resta impassibile come sempre <<Allora! Sei pronta!? Andiamo alla riunione>> dice Khloe aprendo la porta. La "riunione" si tiene al piano terra, nel centro dell'area, seduti tutti in cerchio a gambe incrociate per terra, insomma, dà un pó l'impressione di figli dei fiori, anche noi tre ci sediamo in cerchio tra due ragazzi, una di nome Lucy, e uno di nome Luke, per ora sembrano simpatici. Inizia la riunione, uno ad uno i ragazzi si presentano, fin quando arrivano a me, che non sapendo cosa dire ho semplicemente detto il mio nome suscitando sorpresa e la ripetizione di questa frase da parte di tutti: "Oh wow! Tu non ti chiami Jemma quindi!?", io resto lì a fissarli non sapendo cosa dire perché per me Mckenzie Wilson è sempre stato il mio nome. Finalmente interviene Charles spiegando che la mia famiglia adottiva mi aveva cambiato nome e che io quindi, non ricordassi di chiamarmi Jemma, ottenendo così sospiri di sollievo da parte degli altri e un'occhiataccia da parte mia. Finita la riunione, in cui io sono restata lì ad ascoltare gli altri lamentarsi di svariate cose, del tipo, ore di lezione troppo lunghe, ore di pratica troppo corte, etc. Tutti si alzano andando in direzione diversa, anche se la maggior parte vanno tutti verso una direzione: il cortile. Decido di seguirli anch'io, pur di liberarmi di Khloe, che per la maggior parte della riunione mi ha sussurrato nell'orecchio vari commenti sugli abbinamenti altrui dei colori, fuori fa decisamente freddo, ed io con la mia maglietta a maniche corte sto letteralmente gelando, quasi tentata di rientrare e di seppellirmi sotto le coperte, decido di andarmi a sedere un po' sulle scale antincendio laterali, dove alcuni ragazzi hanno acceso un bel fuocherello tra le mani... okay, tutto normale insomma. Dopo un po' Charles mi raggiunge e si siede accanto a me <<Allora!? Come ti sta sembrando qui!?>> <<Sincera!? Per ora la scuola è davvero carina, se non fosse per tutto quel rosa nella mia camera, mentre qui fuori si gela letteralmente>> <<Beh mi fa piacere, se è per il rosa puoi parlarne con Khloe che magari opterà per un giallo canarino, ma la scelta sta a te, invece per il freddo tieni>> dice porgendomi la sua giacca <<Ma no! Non voglio farti gelare! O almeno non ancora... devi spiegarmi ancora tante cose!>> <<Tranquilla non mi gelerò>> dice ridacchiando, prendo la giacca e infilandola, sento proprio il calore riscaldarmi fino alle ossa <<Ho ancora tante cose da spiegarti eh!? Allora iniziamo, cosa vuoi sapere!?>> <<Perché i nomi cambiano!? Ancora non l'ho capito>> dico mentre mi abbraccio da sola per riscaldarmi ancora di più, e Charles fa spuntare una pallina di fuoco dalle mani <<Hai ragione si, non ti ho avvertito, su ogni pianeta abbiamo un nome, per esempio sulla Terra ti chiami Mckenzie, io invece Lucian, qui su Bellator ti chiami Jemma, mentre io Charles, e poi abbiamo i nostri nomi di nascita, quelli che utilizziamo su Ecate, per noi quei nomi sono diciamo "pericolosi", perché il nostro pianeta è stato conquistato (ma questa è un'altra storia che poi ti spiegherò con calma) ed essendo noi gli unici rimasti della nostra dinastia, siamo ricercati da coloro che ora vivono su Ecate, il cui obbiettivo è sterminare tutta la nostra razza, il punto è che i nomi hanno un potere, chi ne è capace solo con un nome, potrebbe rintracciare una certa persona, ed è proprio per questo che noi non possiamo pronunciare i nostri nomi di nascita>> <<Perché invece Arnie può!?>> <<Perché essendo un sistema operativo, quindi creato da altri esseri viventi, non dà la possibilità di rintracciare una certa persona solo pronunciando il nome, perché è come se bloccasse questo potere... ah! A proposito di Arnie! Devo mostrarti una cosa! Vieni>> dice alzandosi e cedendomi il braccio. Lo seguo fino a dentro al college, mi porta in una stanza accanto alla mensa, è una stanza piena di aggeggi tecnologici di cui fino a poco fa non sapevo nemmeno che esistessero, mi trattengo dal toccare tutto per evitare di combinare guai, dato che "combina guai" è il mio secondo nome <<Vieni!>> dice Charles rivolto a qualcosa dietro una porta con su scritto "ripostiglio", dopo pochi secondi dalla porta esce un ragazzo biondo e lentigginoso <<Jemma, ti ripresento Arnie>> dice Charles indicandolo con un sorriso a trentadue denti <<Salve signorina Eveleen, le sta piacendo il posto!?>> dice il ragazzo, io resto lì a guardarlo a bocca aperta <<Aspetta... ma lui è... tu sei quell'Arnie!?>> <<Certo signorina, sono sempre io, il sistema operativo della navicella del signor Gilbert>> <<E come fai ad essere così reale!?>> domando ancora più sbalordita <<Mi ha costruito il signor Gilbert con le sue mani, faccio parte del nuovo prototipo Androide 2.0 del signor Gilbert ancora non presentato ufficialmente>> io resto un po' a fissare la perfezione con cui è stato fatto Arnie, è decisamente una persona! Non un androide... <<Vabbè Arnie a domani>> dice Charles <<Buonanotte signorina Eveleen, buonanotte signor Gilbert>> così Arnie si richiude in stanza e noi ce ne andiamo. <<Volevo solo avvisarti che domani mattina avrai dei test da fare>> dice Charles una volta arrivati fuori alla porta della mia stanza <<Oh bene, andrò uno schifo!>> <<Beh dipende, notte>> dice sorridendo, ricambio e mi tuffo a letto, così, vestita, e crollo in un sonno profondo in un istante.
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I Superstiti
FantasyMckenzie Wilson, una semplice ed imbranata ragazza da college, si ritrova catapultata in un'altra realtà dopo il suo brusco incontro con un ragazzo, che si rivelerà il motivo di tutti i suoi guai.