Absence

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Ricordo bene l'ultima volta che strinsi fra le mani una revolver.
Come tremavano, spinte dalle sinapsi in atto nel mio cervello, solo all'idea di abbassare la sicura e premere il grilletto.
Una sorta di onnipotenza palpabile.
Ora, il freddo materiale della pistola sotto le dita c'era ancora. Ma non concretamente.
La chiamano Sindrome dell'arto fantasma.
La sensazione che la pistola sia ancora lì, salda nelle mani. Che le mani stesse siano ancora lì.
Ma Io non ho una pistola, non ho più neanche tutto ciò che potevo definire mani.
E ancora, non avevo più lei.

[Flashback]
Margaret era entrata nel capannone in cui mi nascondevo, come faceva ogni mattina, ogni pomeriggio, ogni sera ormai. Stringendo a sé la scatola contenente il kit medico per cambiarmi i bendaggi, rimaneva ferma all'ingresso. Aspettando.
Aspettava che distogliessi il mio sguardo astioso, era un tacito consenso a lasciarla entrare, ad avvicinarsi.
Le lasciavo credere, in qualche modo, che il mio odio per lei fosse ancora vivo... in realtà non sapevo neanche io quando quell'odio era evaporato come acqua sul fuoco, e l'astio che nutrivo era solo nei miei confronti. Io che avrei voluto toccarla, ma non potevo. Io che avrei voluto amarla, ma non ci riuscivo.

[Nightmare]
Mi svegliai ancora intontito, attorno a me l'odore di disinfettante tipico degli ospedali.
"Grazie al cielo, sono ancora vivo." avevo pensato.
Immaginavo sarebbe stato doloroso perdere una mano, ma non fino a quel punto.
Quel mostro, quale aveva preso? Mi chiesi. Cercai di alzare la testa il più possibile, la mano sinistra non c'era, al suo posto un moncherino avvolto nelle bende.
Allora perché il dolore viene da entrambi i lati? Sposai lo sguardo anche alla destra. Neanche la destra era più al suo posto. Dove allora? Perché?
Dolore. Dolore. Dolore. Urlai. Forte.
Sentivo le lacrime scendere e la mente annebbiarsi tanta la disperazione.
L'infermiera, una giovane ragazza che con una cartella faceva il giro del letto, ignorava i miei lamenti.
"La prego, della morfina. Il dolore. È troppo. La prego." la chiamai, la supplicai singhiozzando.
"La ragazza che avete ucciso, era una mia amica. Niente morfina per lei, assassino!" disse quasi ringhiando.

Dovevo ancora abituarmi a quella nuova gestualità.
Mi sentivo impazzire. Dov'era il tatto? Come potevo afferrare qualunque cosa se essa fuggiva sotto il tocco scivoloso delle protesi?
Protesi i due pezzi di legno, uno per tenere ferma la corda e l'altro per tirare. Tempi diversi, forza diversa per fare ciò che normalmente avrei risolto in pochi minuti e senza sforzo.
"Lo faccio anche per te. Lo faccio per tutti voi che non ci siete più e avete lasciato questa terra, che ci ha trattati come animali da macello." sussurrai. Mi sarei ripreso il circo, ciò che mi spettava di diritto.
La vendetta, anche verso chi aveva ucciso lei che tanto avevo amato e odiato. Lei che tanto avevo desiderato ogni attimo prima di augurarle la morte. Morte che, non per mano mia, aveva raggiunto.
Dandy era in trappola, nello show finalmente il protagonista.

[Flashback]
Vidi entrare Amazon con il kit di bendaggio. Forse Maggie si era stancata di avere pietà del povero senza speranze che ero diventato.
Non ero più l'uomo di cui si era innamorata. Non l'avrei rivista mai più, me lo sentivo.
La donna più alta e forzuta, e anche la più dolce e materna, si sedette accanto a me e prendendomi un braccio con delicatezza iniziò a srotolare le bende fino a mostrare ciò che restava dei miei polsi mozzi.
Li disinfettò per bene con l'alcool e garze, poi vi riavvolse intorno altre bende pulire.
Fu allora che si decise finalmente a parlare "Jimmy, devo dirti una cosa.. Riguarda Maggie.."
Ecco, finalmente aveva trovato il coraggio di darmi la notizia della sua fuga, lontano dai mostri, lontana da me.
Non risposi. Feci finta di non interessarmi a ciò che aveva da dire, non volevo accelerare quella che meritava di essere una lunga agonia. Avevo perso troppo, troppo velocemente. Ora volevo solo un po' di tempo in più per assimilare al meglio le parole che da lì a poco avrebbe pronunciato.
'Si felice, almeno senza di me. Si felice.' pensai.
"Maggie è morta. È stata uccisa."
Silenzio. Troppo veloce. Poche parole, tutte sbagliate.
Non era fuggita, non mi aveva lasciato, ma era andata comunque via. Quelle parole risuonarono di un 'per sempre' distorto.
"Non vuoi i dettagli?" chiese allora, vedendo che non accennavo ad altro, se non a dei rantoli dovuti al dolore.
No. Non volevo sentire di come un pazzo l'aveva portata via da me. Non volevo sapere quanta sofferenza aveva provato il suo corpo e la sua mente, non dopo tutto ciò che le avevo augurato senza pensarlo sul serio "No." volevo il vuoto.

[Nightmare]
"Vattene Via! Lurida PUTTANA! Devi Marcire all'INFERNO! È Lì che deve stare una come Te!" urlai.
Lei indietreggiò, ferita dalle mie parole "Vede.. Non mi vuole, la prego chiami qualcun altro!" disse ad Elsa.
La donna d'altro canto la zittì con un gesto della mano prima di rivolgersi a me "Sarà proprio lei, invece, che si prenderà cura di te! Come pensi di fare altrimenti? Non ti lascerò morire, non ora che abbiamo Bisogno di te." disse con il suo solito tono categorico, prima di lasciarci soli.
Lei si avvicinò, iniziando con mani tremanti a prendersi cura dei miei arti fragili.
Il dolore arrivò fulmineo e lacerante, come le mie urla che non riuscì a trattenere sotto il trattamento delle ferite con l'alcool.
"Andrà tutto bene, ci sono io, andrà tutto bene!"
"Sei cieca forse? Non ho più le mani, le mie mani! Come potrà andar bene se non posso neanche difendermi!"
"Ti prego, sistemerò tutto te lo giuro. Come ho sistemato le cose con gli altri, le sistemerò anche per noi due. Ti amo. Mi farò perdonare! Te lo giuro, perché io ti amo!" singhiozzava e per quanto trovassi ripugnante l'idea, non potevo che sperare che ci fosse verità nelle sue parole.

[Now]
Passai una mano di legno sul pancione di Dot e Bette. La baciai per interrompere le sue parole.
Una maschio? Una femmina? Se sarà un maschietto, porterà il nome di mio padre. E una femmina? Il nome di mia madre... Dot ha proposto Maggie, "Le porterebbe fortuna!" ha detto. "Magari sarà normale.." No. Non avrei mai chiamato la mia bambina come lei.

E poi, lei nel mio cuore era tutt'altro che normale. Era un freak.

I Don't Have a Gun {AHS}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora