Giorno 2285.
Clarke non aveva mai perso l'abitudine di contattare l'Arca -o almeno, ciò che ne restava- sin dal momento in cui questa si era staccata dal suolo, dal Praimfaya. In fondo, non aveva molto altro a cui aggrapparsi se non la speranza di poter ritrovare i suoi amici: era rimasta sola, su un pianeta desolato, e il filo che la teneva appesa alla vita rischiava di rompersi ogni secondo di più.
Se aveva pensato di farla finita? Più spesso di quanto possiate immaginare. Ma non poteva rischiare che non la trovassero quando sarebbero arrivati, non voleva credere che tutto ciò che era stato fatto sarebbe, alla fine, risultato vano. D'altra parte, non aveva previsto quanto sarebbe stato difficile ingannare lo scorrere del tempo.
Sembrerà un paradosso, ma all'inizio era stato tutto più difficile e contemporaneamente più facile: trovare nuove fonti d'acqua potabile, cibo, un riparo solido, le ronde in cerca di qualche altro sopravvissuto... tutto ciò l'aveva ridotta in stati pietosi, ma aveva delle "distrazioni". E, senza che se ne rendesse conto, era già passato un anno, e poi due e così via, trascorsi senza che mai Clarke dimenticasse di prendere in mano la radio nel tentativo di stabilire un contatto.
Il bisogno di essere in contatto con gli altri era diventato così urgente da spingerla ad apportare continue modifiche agli apparecchi che aveva a disposizione, rendendoli più potenti, ampliando il raggio d'azione, e il tutto senza neanche sapere da dove sbucassero fuori, di tanto in tanto, quelle nozioni di meccanica che si ritrovava a mettere in pratica. Pensò anche che la mente umana potrebbe acquisire la capacità di accedere ad aree di conoscenza più vaste del normale solo nei momenti di crisi, come quello in cui si trovava lei. Ad ogni modo, qualunque cosa facesse, si rivelava sempre tutto inutile.
Ma non quel giorno. Non a distanza di sei anni e cento giorni dal primo tentativo di connessione radio.
***
-Passo... e chiudo.
Ripongo il microfono della radio, che ormai penso sia diventata totalmente qualcos'altro, a causa di tutte le modifiche che ho apportato. Secondo i miei calcoli, le onde sonore che genera dovrebbe raggiungere aree mai toccate prima nella storia dell'uomo. Temo che sarà fin troppo semplice mantenere questo record. E temo anche che non esista più una "storia dell'uomo"; forse potrei scrivere un nuovo manuale scolastico ed intitolarlo "Storia di Clarke". Suona bene.
Ad ogni modo, sembra che qualunque barriera io abbia superato, tutto questo non sia abbastanza.
Mi allontano dall'apparecchio, che di una radio ha solo l'ombra, e m'infilo nella piccola capanna che è casa mia da più di sei anni. Sarebbe anche accogliente, se solo qualcuno la visitasse: colori caldi, sui toni del rosso, e un letto abbastanza grande per due, per ogni evenienza. Per di più, tutto è tenuto in modo particolarmente ordinato, anche se -almeno, razionalmente- sono sicura che nessuno verrà mai a trovarmi e nessuno noterebbe, dunque, un po' di caos.
Tiro fuori un paio di pastelli -ho avuto molto tempo libero per capire come produrne ogni volta che ne avevo bisogno- e delle sottili tavolette di legno che uso a mo' di foglio. Altro vantaggio della solitudine: le mie abilità artistiche sono incredibilmente migliorate. Passo, ormai, più tempo a disegnare che a cercare di mettermi in contatto con Raven e gli altri. Sembra quasi che la speranza mi stia abbandonando senza che io le abbia mai permesso di farlo. Anche l'ultima modifica apportata risale ad un po' di tempo fa. Ma, quasi come se avessi chiamato una qualche risposta cosmica, vengo presto interrotta: proviene un suono dalla radio.
Un'interferenza, o forse solo una mia impressione... oppure, qualcuno cerca di sintonizzarsi. Lascio cadere per terra tutto ciò che tengo in mano, correndo nuovamente all'esterno.
STAI LEGGENDO
Clarke and Lexa - Another World {One Shot}
FanfictionSono ormai passati sei anni e 100 giorni da quando l'ultima navicella, a bordo della quale si trovavano i nostri protagonisti, ha lasciato la Terra, lasciando così anche Clarke. Ma proprio nel momento in cui la ragazza era sul punto di gettare la sp...