Capitolo Quindici

132 20 84
                                    


Il fumo che aveva corroso le vie di Seorabeol grattava ancora sul fondo della gola di Seung Hyun

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Il fumo che aveva corroso le vie di Seorabeol grattava ancora sul fondo della gola di Seung Hyun. Nonostante avesse gettato le vesti insozzate di cenere bianca, la pelle prudeva. La polvere che aveva lavato via non sarebbe mai scomparsa, nemmeno sotto strati di seta. Poteva anche essere diventato un membro delle Vere Ossa, un avvenente Hwarang, ma non avrebbe mai spazzato via il fango in cui era cresciuto.

Si presentò al Palazzo Reale, mostrando la targa di riconoscimento alle guardie. Una dama di corte, in sua attesa, lo pregò di seguirla. Seung Hyun avanzò verso il cortile con la mano adagiata al fianco, dove pendeva la sciabola. La fascia viola che copriva la fronte lo teneva al riparo dal sole, quel giorno più forte del solito. La coda di capelli batteva contro la nuca in una morbida carezza.

La veste rosa e blu della dama di corte si fermò davanti alle Biblioteche del Palazzo. Si inchinò per farlo passare. Seung Hyun consegnò le armi alle guardie e varcò le porte scorrevoli. Nonostante fosse mattina, la stanza era immersa nella penombra. Lunghi teli di seta erano stati appesi alle porte per coprire la carta di riso. Le finestre chiuse impedivano alla luce di filtrare. Solo poche lucerne erano accese, le fiamme inglobavano i libri disposti sugli scaffali. In un solo luogo la storia di Silla era conservata con grande cura.

Seung Hyun scese tre gradini e si trovò nella stanza adibita allo studio. Davanti a un tavolo sedeva la Consorte del Re, la Principessa di Gaya. La mano destra voltava le pagine di un libro come fossero state le corde di un gayageum. La luce di una candela illuminava la parte bassa del viso allungato. I capelli neri giacevano su una veste avorio. Limpida, senza ricami, pallida come il suo volto. Non importava quanto gli anni passassero: la Principessa delle Peonie, Giseok, sembrava non invecchiare mai.

«Mama[1]» si inchinò Seung Hyun «sono qui per vostra richiesta. Per quale motivo desideravate incontrarmi?»

Era strano udire la sua voce cambiata. Si era fatta più scura, e se poteva, evitava di pronunciarsi. Il silenzio era un'armatura meno fragile del metallo.

La donna sollevò il mento e i suoi occhi divennero liquidi. Posò una mano sul ventre che anni prima aveva protetto gli eredi di Silla.

«Avvicinati.»

Seung Hyun mosse un passo avanti e la candela lo illuminò. Il fuoco era umido per lui. Non lo temeva. La Consorte accennò a un mezzo sorriso e tornò a guardare le pagine del volume.

«Non molto tempo fa ti chiesi di controllare le azioni dei Ribelli di Gaya. I rapporti che ho ricevuto sono sempre stati dettagliati, ma incredibilmente scarni di informazioni utili. Se non riusciremo a soffocarli Seorabeol si indebolirà e la Corte non sarà più disposta a nascondere la testa sotto terra.»

E questo era dovuto a causa sua. Seung Hyun strinse i pugni. Non aveva dimenticato cosa avesse comportato il suo errore, anni or sono. Se la sua mano non avesse tentennato il Capo dei Ribelli sarebbe morto e il resto dei sopravvissuti catturati o dispersi. Invece, per la sua incapacità, aveva dato la città in pasto ai lupi, diventando il cane della Consorte e del Ministro Choi.

Il Crisantemo d'AutunnoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora