Di nuovo insieme.

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DI NUOVO INSIEME.

“L’antidoto contro cinquanta nemici è un amico.”
(Aristotele)



Aranel era esausta dopo una notte passata insonne a scrivere due articoli. Il suo capo le aveva concesso tre mesi di congedo a patto che continuasse a lavorare e a pubblicare, se non quotidianamente, almeno tre articoli a settimana. A disturbarle il sonno si ci erano messi l’incontro terribile con Cindy e i suoi figli e i numerosi messaggi stucchevoli di Greg che le scriveva di amarla e le chiedeva di perdonare la sua eccessiva fretta nell’organizzare il matrimonio. Restava il fatto che lei non indossava l’anello di fidanzamento, che non lo aveva detto a nessuno e che non spendeva un solo minuto per pensare alle nozze. Scott al suo fianco canticchiava The One I Love dei R.E.M. mentre manteneva lo sguardo vigile sulla strada. Alle otto del mattino si stavano dirigendo in stazione per accogliere Stiles e Lydia, poi a pranzo si sarebbero incontrati tutti insieme per i saluti. Aranel indossò gli occhiali da sole per mascherare le occhiaie e ai piedi calzava un baio di ballerine azzurre, abbigliamento pratico per una che non aveva dormito.
“Non è che ti addormenti, vero? Stiles non vede l’ora di vederti!”
“No, McCall, sta tranquillo. Tornerò a casa a riposarmi.”
“Non puoi mancare al pranzo di gruppo.” Replicò Scott lanciandole un’occhiata severa.
“Non mancherò. Ho solo bisogno di un paio d’ore di sonno e poi sarò come nuova!”
“Ieri sera a cena ti ho visto a tuo agio con Theo.”
Il tono che Scott aveva usato era pacato, senza sarcasmo o altro, aveva semplicemente fatto una constatazione. Aranel sulle prime si allarmò e si chiese se non fosse arrivato il momento di raccontare la verità. Si sentiva legata a Theo in modo particolare e le conveniva essere sincera almeno con Scott, dal momento che Stiles avrebbe potuto reagire male.
“Ad essere sincera l’ho conosciuto più o meno una settimana fa. Quando ho messo piede a Beacon Hills, sono entrata al Denim per bere qualcosa e l’ho incontrato lì. Non pensavo che fosse quel Theo. Pensa che l’ho portato con me in atelier a comprare il vestito per il matrimonio di mio padre! Ho capito chi fosse quando si è presentato a casa tua e abbiamo finto di ignorarci, poi abbiamo deciso di non trattarci più. Infine, quella sera nel bosco, abbiamo capito che era stupido continuare così perché ci saremmo comunque visti. Mi dispiace non avertelo detto prima ma avevo paura che tu e Stiles non accettaste per colpa delle cose orribili che Theo ha commesso.”
Scott sorrise e insospettì la sua amica. Aranel si sentiva più leggera adesso che almeno a qualcuno aveva raccontato la verità e che non avrebbe dato di matto vedendola chiacchierare tranquillamente con Theo, però non riusciva a capire perché non vi fosse alcuna tensione.
“Vi ho visti uscire dall’atelier insieme mentre aiutavo una cliente a riportare il cane in macchina, però non mi sono intromesso perché eravate così complici e volevo che fosse lui a raccontarti la verità. Sono contento che andiate d’accordo. Theo non è poi tanto mostruoso come sembra, ha fatto molte cose buone, ci ha aiutati, e merita di trovare la sua strada. Ti ripeto che è un ragazzo molto solo e questo lo ha portato a compiere azioni terribili. Noi siamo sempre stati una squadra e ci siamo sempre protetti a vicenda ma lui non ha avuto nessuno se non i Dread Doctors, che non era dei simpaticoni! Credo che un esterno gli possa essere di grande aiuto, soprattutto una persona con la tua sensibilità e la tua forza. Aiutalo se puoi.”
Aranel si tolse gli occhiali e sollevò le sopracciglia: il suo migliore amico non era più un ragazzino insicuro, era un uomo di buon cuore. Il peso di aver nascosto la verità si sgretolò permettendole di non sentirsi in colpa.
“Grazie per la comprensione, Scott. Sei il migliore!”
“Non a caso sono l’alpha!”
Le loro risate si mescolarono ai tiepidi raggi del sole che sorgeva sulla città.



Rivedere Stiles dopo dieci anni fu come ritrovare un compagno d’armi vivo dopo una lunga battaglia. Aranel gli avvolse le braccia intorno al collo in una presa ferrea mentre lui la sollevava poco da terra.
“Mi sei mancato troppo, Stilinski.”
“Sei mancata tanto a che me, straniera.”
Quando si staccarono, lei si asciugò prontamente le lacrime lasciando che Scott le cingesse le spalle con un braccio. Era così piccola in mezzo ai due uomini più importanti della sua vita. Stiles fece un passo indietro e afferrò la mano di Lydia, che non era tanto diversa da quanto ricordava Aranel, era sempre bellissima e carismatica.
“Io sono Lydia, molto piacere.”
“Stiles mi parla di te da quando avevamo otto anni, so bene chi sei. Piacere di conoscerti, io sono Aranel.”
“Alla fine l’ho conquistata, sebbene tu non ci credessi.” Le disse Stiles con un falso tono di superbia. L’amica alzò gli occhi al cielo e sorrise divertita.
“Ti dissi che soltanto un cataclisma ti avrebbe avvicinato alla bella Lydia Martin e direi che ci avevo visto giusto!”
“A proposito di cataclismi, sulla via del ritorno vi devo aggiornare sugli ultimi eventi di cronaca sovrannaturale.” Disse Scott, poi strinse la mano di Aranel e si avviò al parcheggio. A Stiles brillarono gli occhi, segno che la curiosità che lo aveva sempre contraddistinto stava riaffiorando.
“Allora non ci resta che tornare a casa.” Aggiunse Lydia, i capelli color rosso fragola meravigliosamente illuminati dal sole, le dita intrecciate a quelle del suo fidanzato.



Theo non credeva di poter essere più fortunato di così. Dopo essere uscito dalla ferramenta a un isolato dall’officina, andò addosso a qualcuno facendo cadere una cartelletta a terra. Di fronte a lui c’era Aranel. Lui si piegò a raccogliere i fogli prima della ragazza e glieli porse.
“Theo! Che ci fai da queste parti?” Aranel gli sorrise mentre rimetteva la cartella in borsa.
“Ciao anche a te, stellina. Sono andato in ferramenta per Bob, e tu come mai sei qui?”
“Ho fatto valutare la casa da un perito e la cartella contiene la sua analisi, lo studio si trova dietro l’angolo. Adesso non mi resta che tornare dall’agente immobiliare e stipulare un contratto.”
Theo si prese qualche momento per osservare quanto fosse bella nei suoi pantaloncini di jeans e nella sua maglietta a maniche corte verde acqua, un ciondolo a forma di piuma le pendeva al collo, mentre alle orecchie portava due piccole perle bianche. Era più affascinante di quanto ricordasse.
“Cosa succede se vendi la casa prima della fine dell’estate? Torni a New York?”
“No, andrò a stare da mio padre, malgrado la cosa non mi piaccia. Ti mancherei troppo se partissi?” la ragazza aveva un luccichio negli occhi fece sorridere Theo.
“Tu? Mancarmi? Neanche per sogno!”
“Certo, farò finta di crederci, Raeken. Ci vediamo al pranzo di gruppo?”
Era arrivato il momento tanto atteso che sperava di rimandare a cose fatte.
“No, Aranel, non ci sarò al pranzo.”
Aranel strabuzzò gli occhi, non poteva credere a quelle parole. Non credeva che il ritorno di Stiles mettesse Theo così in crisi.
“Come, scusa?”
“Il pranzo si terrà a casa dello sceriffo Stilinski, l’uomo che ho quasi ucciso, e Stiles non mi vuole in casa sua. Non me la sento di rovinare tutto con la mia presenza, anche se Scott mi ha invitato senza alcun problema. E’ il vostro ambiente, a me non appartiene, e vi meritate di stare tra di voi. Ti prego, cerca di capirmi.”
Aveva perfettamente senso, ma lei ci rimase comunque male. Sapeva che se lui fosse stato lì Stiles si sarebbe irrigidito e che il pranzo si sarebbe trasformato in una tragedia, perciò, sì, capiva. Quello che non capiva era perché ci tenesse tanto ad averlo vicino anche in quella occasione e perché non temesse di infastidire gli Stilinski.
“Ti capisco. Avrei dovuto immaginare la tua reazione. Almeno verrai alla partita stasera?”
“Aranel…”
“Mi piacerebbe che tu venissi con me. Stiles deve farsene una ragione della nostra amicizia. Non ti potranno denigrare per sempre ed io sono un buon mezzo per essere accettato.”
“Per me non sei un mezzo per essere accettato, chiaro? Ti voglio nella mia vita a prescindere dai tuoi amici.”
“Allora vieni alla partita con me.”
Gli occhioni color nocciola di Aranel impietosirono Theo, che si maledisse di star cedendo così in fretta.
“E va bene, verrò alla partita con te. Ci vediamo sul campo alle nove, stellina.”
“A stasera, Raeken.”
La ragazza si congedò regalandogli un sorriso e un buffetto sulla spalla. Sarebbe stata una serata interessante.


Alla fine il pranzo si era dimostrato un’occasione per ridere a crepapelle, per abbandonarsi ai ricordi, per commemorare amici che non c’erano più, e nello specifico per brindare ai nuovi inizi. Erano le nove meno dieci quando Aranel, appena uscita dalla doccia, indossò una maglietta a maniche corte bianca, una salopette a pantaloncino e truccò con gli occhi con un filo di matita. Si pettinò i capelli, si infilò un paio di sandali a infradito bianchi e si allacciò l’orologio al polso. Quando Liam e Mason furono fuori casa sua, lei raccattò chiavi e telefono e chiuse la porta.
“Ciao, ragazzi! Grazie mille per il passaggio.”
Mason sbloccò la portiera posteriore e la fece salire, poi Liam mise in moto e si mossero in direzione del liceo.
“Figurati!” le sorrise Liam dalla postazione da guidatore.
Era una bellissima serata di giugno, il cielo era stellato, le cicale cantavano, e l’erba aveva un odore particolare che ricordava la freschezza. Aranel ricevette un messaggio che la tirò con i piedi per terra, lontano da quella volta stellata, e sorrise:
Ti aspetto davanti all’ingresso del campo. Ho comprato i pop-corn e li mangerò tutti se non arriverai in tempo. (Theo).
Sarebbe crudele da parte tua spazzolare un’intera busta di pop-corn. Sarò lì tra poco. (Aranel)
Quando l’auto sgommò arrestandosi tra le strisce bianche del parcheggio, Aranel ringraziò di nuovo i due ragazzi e corse verso l’entrata. Ad aspettarla poggiato contro un muretto c’era Theo, maglia nera, jeans aderenti, i capelli in perfetto ordine.
“Buonasera, stellina.”
“Questo nomignolo comincia a darmi sui nervi.”
“Ecco perché non smetterò di chiamarti così!” replicò lui con un’alzata di spalle. Aranel lo spinse giocosamente e rise.
“Sei forse nato per darmi il tormento?”
“Credevo che ormai lo avessi capito. Non sei così sveglia, Jones!”
La folla si accalcava per salire sulle gradinate, gli allenatori stavano confabulando con i giocatori, e gli striscioni frusciavano insieme agli schiamazzi.  Theo azzardò uno sguardo agli spalti più in alto e vide Scott, Malia, Stiles e Lidia; più giù c’erano Mason e Liam con altri amici.
“Gli altri sono seduti nel settore A2.” Disse, ma Aranel non sembrò curarsene, anzi controllò i biglietti che aveva in mano.
“Noi siamo negli spalti più giù, quelli vicini al campo.”
“Noi? Non capisco.”
“Non sei così sveglio, Raeken! Ho preso i posti vicini.”
Aranel gli afferrò la mano e lo guidò alle postazioni, si sedettero e lei rubò un pop-corn dalla bustina. Theo era confuso: aveva deciso di stare con lui anziché con i suoi amici e la cosa non la turbava. Sentiva gli occhi di Stiles e degli altri puntati addosso e seppe che ora erano entrambi un bersaglio. Aranel gli strinse il polso e lo guardò preoccupata.
“Va tutto bene?”
“Stiles non sarà contento.” disse lui tenendo gli occhi puntati sulle scarpe.
“Guardami, Theo. Va bene così. Non sono qui per fare un torto ai miei amici, sono qui per aiutare te, per starti vicino. Stiles non può giudicare le mie scelte come io non giudico le sue. Rilassati e mangia i pop-corn.”
Aranel si voltò verso i suoi amici e li salutò con la mano, al che avvertì la rabbia di Stiles e la comprensione di Scott. Theo acuì l’udito e ascoltò tutto ciò che Stiles stava dicendo: si è davvero seduta con quello? Ma è impazzita? Scott, tu le permetti di fare così? Non posso crederci che lo abbia fatto! Sono davvero infuriato con lei!
“Come si chiama il ragazzo che cerchiamo?”
“Gioca con il numero tredici, credo sia quello seduto in panchina.” Aranel gli indicò un ragazzo dai capelli rossi che spiccava nel gruppo per altezza.
“Non sembra un lupo mannaro.” Commentò Theo con scetticismo.
“Mmh, hai ragione. Ho, però, imparato che ‘mai dire mai’, perciò non lo sottovaluterei troppo.”
Il fischio di inizio fece placare ogni chiacchiericcio e tenne tutti attenti sul gioco. Involontariamente sia Aranel sia Theo presero lo stesso pop-corn e le loro dita si sfiorarono. Si sorrisero senza disagio, in modo assai tranquillo, e lui lasciò che fosse la ragazza a servirsi per prima. Liam e Mason si dileguarono a metà del primo tempo per rovistare negli spogliatoi in cerca di indizi sul ragazzo. Scott vigilava sulla partita, ma non riscontrava nel numero tredici la furia incontrollabile che aveva colpito lui e Liam agli inizi della trasformazione. L’unico a puntare uno sguardo farcito d’odio era Stiles, che non staccava gli occhi di dosso a Theo e Aranel. I due sembravano così affiatati, ridevano, si scambiavano teneri sorrisi, seguivano il gioco come fossero semplici spettatori. Solo la mano di Lydia che stringeva la sua riuscì a calmarlo un poco. Non appena la vittoria fu assegnata alla squadra avversaria, il gruppo si incontrò di nascosto nel corridoio della scuola.
“Io e Liam abbiamo scoperto che si chiama Oliver Blake, purtroppo nel suo armadietto non c’è nulla di sospetto.” Esordì Mason quando furono tutti insieme.
“Come vogliamo agire?” chiese Lydia.
“Io ho un’idea ce l’avrei, sempre che Aranel non sia troppo impegnata a mangiare pop-corn!” il sarcasmo di Stiles investì Aranel di una forte delusione ma tentò di non darlo a vedere. Scott si mise in mezzo per porre fine a quella faida che stava insorgendo tra i suoi due migliori amici. “Che hai in mente?”
“Può fingersi una giornalista sportiva che intervista i giocatori migliori della serata, sono certo che il tipo ci cascherà in pieno.”
“D’accordo.” Accettò Aranel, poi si andò verso gli spogliatoi.



Il lungo corridoio era buio, le ombre dei ragazzi che scorrazzavano all’esterno si riflettevano spaventosamente sul pavimento lucido, le urla apparivano agghiaccianti. Aranel aveva la sensazione che qualcuno la seguisse e, quando si voltò, soffocò un urlo. Theo stava ridendo per la paura impressa sul volto della ragazza.
“Che diamine ci fai qui?”
“Non potevo mica lasciarti vagare da sola per la scuola né affrontare un probabile mannaro. Non sono irresponsabile come i tuoi amici.”
Non poteva dargli torto perché anche lei ci era rimasta male che nessuno si fosse offerto di accompagnarla e la rincuorava di non essere più sola. Si abbandonò ad un sorriso riconoscente.
“Grazie, Theo.”
“Andiamo, stellina.”
Oliver Blake non aveva l’aria di essere un lupo novello e se ne accorsero fin da subito. Il ragazzo sorrideva ammiccante ad Aranel da quando lo aveva richiamato e non rispondeva a modo alle domande.
“Oliver, resta serio! Lascia perdere l’intervista e spiegami cosa ci facevi sulle scene dei due attacchi animali avvenuti in città.”
“Attacchi animali? Voi ve la siete bevuta? Oh, andiamo, è una bugia bella e grossa!”
Theo, spazientito, afferrò Oliver per il cappuccio della felpa e lo spinse contro gli armadietti.
“Adesso ci dirai tutto quello serve, altrimenti ti sbatto la testa contro il muro ripetute volte.”
Aranel sussultò e lui, che si accorse di averla impaurita, lasciò andare il ragazzo e abbassò lo sguardo. Oliver era davvero terrorizzato e le parole uscirono a raffica.
“L’anno scorso ho vinto il concorso giovanile come migliore fotografo e ho aperto un blog su internet cosicché la gente potesse eventualmente chiedere di fare qualche foto per eventi. Qualche tempo fa mi è arrivata una richiesta anonima in cui mi veniva ordinato di riprendere con una telecamera i luoghi degli attacchi in cambio di bel gruzzolo. Ho accettato perché quei soldi mi facevano comodo.”
“Dove hai consegnato il tutto?”
“Volevano che consegnassi il video in St Rose street, dovevo lasciare la pen drive nella cabina telefonica e lì avrei trovato i soldi. Concluso lo scambio, sono tornato a casa e non ne ho saputo più nulla.”
Theo aveva ascoltato il battito regolare del ragazzo durante tutta la conversazione e scosse la testa.
“Dice la verità.”
“Grazie per l’aiuto, Oliver, e scusaci per il disturbo.”
Aranel posò una mano sulla spalla di Oliver prima di uscire dagli spogliatoi.
“Mi dispiace per averti spaventata.” Disse Theo senza guardarla, allora Aranel gli strinse la mano e gli elargì un sorriso bellissimo.
“Sapevo che non gli avresti mai fatto del male e sei stato molto d’aiuto. Mi hai solo colto alla sprovvista.”

Mentre stavano tornando al parcheggio per tornare a casa dopo il fallimento, un rumore fortissimo risuonò nelle orecchie di Lydia, però gli altri non lo sentivano. Caduta in uno stato di trance, prese a camminare verso il liceo.
“Che sta succedendo?” chiese Aranel.
“Sta per darci un indizio su questa faccenda, ne sono certo. Andiamo con lei!”
Stiles era il primo a seguirla e si era messo in capo al gruppo. Theo di spostarsi non ne aveva intenzione e rimase incollato ad Aranel, e lei ne fu più che contenta. Giunsero nel laboratorio di scienze e Lydia, scovato un gessetto, scrisse sulla lavagna. I suoi occhi erano vacui, la bocca semi aperta, e sembrava uno zombie. Di colpo si risvegliò sentendosi smarrita. Malia le mise una mano sul gomito e la fece sedere sulla scrivania. In bianco sullo sfondo nero campeggiavano parole misteriose: Jones 164.
Era l’indirizzo di casa di Aranel a Beacon Hills.



Dopo un rapido ragguaglio, il gruppo si divise per tornare a casa con l’accordo che avrebbero parlato della cosa in seguito. Aranel fu riaccompagnata da Theo e il viaggio fu silenzioso, la fresca brezza che faceva svolazzare i capelli della ragazza fuori dal finestrino, l’odore di abete che proveniva dai sedili.
“Stiles ti ucciderà per questo.”
“Non parliamo di Stiles, di amici, di lupi o di famiglia per stasera.”
“E di cosa vuoi parlare?”
“Di tante cose belle.”
“Perché vuoi scrivere un libro?”
Aranel non pensava che lui ricordasse quel piccolo dettaglio che gli aveva riferito la prima sera che si erano conosciuti e sentì una morsa alla bocca dello stomaco. Era il fatto che Theo imprimesse nella mente le minime sfumature che la incantava sempre di più.
“Gli scrittori scrivono per la memoria. Vogliono che i personaggi siano ricordati, che loro stessi siano ricordati, e questo è possibile perché la scrittura rende tutto immortale e immutabile.”
“Scrivi per essere ricordata?”
“No, io finirò nel dimenticatoio come tutti gli altri. Scrivo per dare sfogo ai miei pensieri, perché una parte nascosta di me filtri attraverso situazioni e personaggi diversi ma in modo tale che i lettori non capiscano che quei sentimenti appartengono a me.”
Theo le diede un’occhiata penetrante come se volesse entrare nella sua mente e saziarsi dei suoi pensieri.
“Non pensi che esista la possibilità di raccontarsi ad una persona specifica?”
“E’ difficile trovare qualcuno con cui aprirsi liberamente. I rapporti si reggono su bugie e omissioni perché la profonda natura di ciascuno di noi è oscura e non siamo certi che l’altro ci accetti così come siamo.”
“Tu mi accetteresti per quello che sono se ti raccontassi la mia profonda natura?”
Theo intrecciò le dita a quelle di Aranel in un tocco debole ma presente, una carezza che sapeva di inquietudine. Fu lei a rafforzare la presa.
“Raccontati a me. Raccontati senza paure, senza freni, senza reticenze. Lascia che io ti ricordi per sempre.”



Dall’altra parte della città, a casa Stilinski si agitavano le acque.
“Stai dicendo sul serio, Scott? Lasciare Aranel con quello psicopatico?”
“Secondo me può funzionare! Lei è la persona che lo può aiutare.”
“Theo non deve essere aiutato, deve essere incarcerato a vita!”
Stiles si sedette per tranquillizzarsi dato che quella serata lo aveva stravolto. La sua migliore amica, innocente, dal cuore d’oro, dalla sensibilità piccata, si stava alleando con nemico che aveva tentato di uccidere suo padre e Scott.
“Aranel è grande abbastanza da fare le sue scelte. Voi due dovete smetterla di proteggerla come quando eravate bambini.” Si intromise Malia, l’unica a dare una chance di libertà alla nuova arrivata. Lydia portò un bicchiere d’acqua a Stiles e gli baciò la guancia.
“Malia ha ragione. Aranel è in grado di cavarsela da sola e tornerà da voi pentita quando capirà con chi ha a che fare. Dovete lasciare lavorare il tempo e tutto si aggiusterà.”
“Possiamo solo monitorarla per impedirle di farsi male fisicamente, ma il suo cuore si romperà da solo.” Disse Scott con rassegnazione. A nessuno andava giù che Aranel frequentasse Theo ma poteva risultare una buona occasione per tutti di mettere un punto ad una battaglia che durava da anni. Forse lei era la chiave perché a Beacon Hills tornasse la pace.


Salve a tutti! :)
Adesso che Stiles è tornato per Theo saranno guai!
Intanto Aranel è in crisi con Greg e si avvicina sempre più a Theo… Vedremo!
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima.
Un bacio.

Ps. Perdonate eventuali errori di battitura.

A touch of light || Theo Raeken Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora