Capitolo 1

25 1 0
                                    

Finalmente.

Dopo una lunghissima ed angosciante attesa di ben cinque anni, potevo finalmente partire per una vacanza, lunga tutta l'estate. Tre lunghi mesi senza la presenza dei miei genitori. Senza nessun parente o conoscente. L'unica parola che mi veniva in mente era solamente una: pace.

Era il primo giugno. ll mio orologio da polso puntava le sue piccole lancette in com'spondenza delle nove di sera. In un lampo mi misi la maglietta a maniche lunghe nera. Un comodo jeans nero e le mie solite scarpe da ginnastica nere.

Avevo impiegato tutto il pomeriggio per preparare le mie due valigie. Colme di vestiti ed accessori di ogni genere. Fu un miracolo se riuscivano a rimanere sigillate per mezzo dei due piccoli lucchetti. Erano talmente piene che sarebbero esplose come protesta.

Mi trovavo davanti alla porta di casa. I miei genitori, ogni qual volta che apn'vano bocca, ripetevano la nauseante frase: "Mi raccomando, stai attenta. Guida piano. Chiamaci quando ti fermi sull'autostrada. Fai attenzione ai soldi. Awertici quando arrivi."

Cavolo. Ho diciannove anni, non cinque. Per di più sono maggiorenne e vaccinata. So badare benissimo a me stessa. Del resto, pensai, quasi tutti i genitori si comportano in quel modo nei riguardi dei propri figli.

Dopo un frettoloso bacio sulla guancia ad entrambi, e un cenno della testa come saluto, rivolto al mio pestifero fratello mi incamminai, per non dire corsi, verso la mia macchina. Parcheggiata sul viale di casa, mi aspettava la mia nuovissima punto grigio metallizzata. Lo scorso anno, dopo aver preso la patente, i miei mi avevano fatto questo bellissimo regalo. È inutile dire che ero rimasta a bocca aperta per la sorpresa. Non me lo sarei mai immaginata.

Misi nel portabagagli le valigie. Con impazienza aprii lo sportello, salendo al posto di guida. Allacciai la cintura di sicurezza e sistemai lo specchietto, in modo da poter vedere la strada alle mie spalle. Intanto mio padre mi apriva il cancello principale. Quando lo varcai, mi ritrovai sulla strada.

Mia madre e mio padre mi salutarono con grandi cenni della mano. Mio fratello già pregustava il futuro periodo di pace senza la mia presenza. Beh, la mia gioia superava immensamente la sua.

In una delle mie più scenografiche azioni, feci una retromarcia degna di oscar. Lentamente mi avviai in direzione della strada principale. Quando i miei genitori e la casa scomparvero dalla mia vista, accelerai. Del resto non li volevo far agitare con la mia guida spericolata.

Finalmente.

Dopo una lunghissima ed angosciante attesa di ben cinque anni, potevo finalmente partire per una vacanza, lunga tutta l'estate. Tre lunghi mesi senza la presenza dei miei genitori. Senza nessun parente o conoscente. L'unica parola che mi veniva in mente era solamente una: pace.

Era il primo giugno. ll mio orologio da polso puntava le sue piccole lancette in com'spondenza delle nove di sera. In un lampo mi misi la maglietta a maniche lunghe nera. Un comodo jeans nero e le mie solite scarpe da ginnastica nere.

Avevo impiegato tutto il pomeriggio per preparare le mie due valigie. Colme di vestiti ed accessori di ogni genere. Fu un miracolo se riuscivano a rimanere sigillate per mezzo dei due piccoli lucchetti. Erano talmente piene che sarebbero esplose come protesta.

Mi trovavo davanti alla porta di casa. I miei genitori, ogni qual volta che apn'vano bocca, ripetevano la nauseante frase: "Mi raccomando, stai attenta. Guida piano. Chiamaci quando ti fermi sull'autostrada. Fai attenzione ai soldi. Awertici quando arrivi."

Cavolo. Ho diciannove anni, non cinque. Per di più sono maggiorenne e vaccinata. So badare benissimo a me stessa. Del resto, pensai, quasi tutti i genitori si comportano in quel modo nei riguardi dei propri figli.

Dopo un frettoloso bacio sulla guancia ad entrambi, e un cenno della testa come saluto, rivolto al mio pestifero fratello mi incamminai, per non dire corsi, verso la mia macchina. Parcheggiata sul viale di casa, mi aspettava la mia nuovissima punto grigio metallizzata. Lo scorso anno, dopo aver preso la patente, i miei mi avevano fatto questo bellissimo regalo. È inutile dire che ero rimasta a bocca aperta per la sorpresa. Non me lo sarei mai immaginata.

Misi nel portabagagli le valigie. Con impazienza aprii lo sportello, salendo al posto di guida. Allacciai la cintura di sicurezza e sistemai lo specchietto, in modo da poter vedere la strada alle mie spalle. Intanto mio padre mi apriva il cancello principale. Quando lo varcai, mi ritrovai sulla strada.

Mia madre e mio padre mi salutarono con grandi cenni della mano. Mio fratello già pregustava il futuro periodo di pace senza la mia presenza. Beh, la mia gioia superava immensamente la sua.

In una delle mie più scenografiche azioni, feci una retromarcia degna di oscar. Lentamente mi avviai in direzione della strada principale. Quando i miei genitori e la casa scomparvero dalla mia vista, accelerai. Del resto non li volevo far agitare con la mia guida spericolata.

Non potevo crederci. Dopo tanto tempo il mio sogno si stava awerando. Circa sei ore ed avrei raggiunto la Valle d‘Aosta.

Un'estate mi ci ero recata con i miei genitori. Eravamo stati invitati dai miei zii. Ero rimasta

talmente affascinata dal posto che molto spesso la mia mente vagava in quelle montagne verdi smeraldo, fertili e imponenti.

Ammetto di essere scappata dal luogo che più odio e nel quale, purtroppo, abitavo con i miei da circa cinque anni. Una villetta situata in una località di mare. Io odio il mare.

E così mi stavo recando in una zona di montagna che adoro con tutto il cuore. Amo la montagna.

Più concentrata che mai, guidavo, prestando attenzione ai cartelli stradali che si affacciavano ai lati della strada.

I fanali della mia auto, illuminavano il percorso in cemento, awolto in un fitto manto di tenebre.

Blood PressureDove le storie prendono vita. Scoprilo ora