Lo cercherai ancora, inutile negarlo.
E in mezzo alla gente avrai l'ansia di incontrarlo,
come la prima volta che l'hai visto.
E l'ultima volta che l'hai perso.
Fabio Bonetti
Cap. 1
«Come le sente?» la commessa mi osserva con un sorriso incerto mentre muovendo le caviglie guardo il riflesso dei miei piedi nello specchio da ogni prospettiva possibile.
«Non credo siano fatte per essere comode.» dichiaro sentendo il cuoio nero affondare nella pelle. «Ma sono magnifiche. Le prendo.» Il sollievo sul viso rotondo di Isobel mi fa sorridere.
Mentre mi siedo sul divanetto per sfilarle, lei si china per rimetterle nella scatola e portarle alla cassa. «Le può servire altro, Mrs. Sanders?» mi chiede speranzosa fermandosi a metà strada.
Le pile di scarpe che mi circondano mostrano quanto sia sempre tremendamente indecisa e lei dannatamente paziente. «Meglio di no, Isobel. Mr Sanders sta iniziando a diventare sospettoso.» Un giorno l'ho beccato davanti alla cabina armadio a contemplarla come se fosse un'opera d'arte. Ho il dubbio che stia tenendo il conto, specie dopo che la sua amica psicologa ha detto che potrebbe essere un disturbo da strees post-traumatico. Che stronzata!
Amo le scarpe e allora? Quale donna non le ama?
Annuisce comprensiva e si allontana mentre io infilo ai piedi le decolté che ho acquistato l'altro giorno e mi sistemo la borsa sulla spalla, pronta per rientrare a lavoro.
Lancio un'altra occhiata allo specchio, sistemando la gonna stretta sulle gambe e controllando che il trucco sia a posto. Sembra passato un secolo da quando non mi facevano nemmeno entrare in negozi come questi. Adesso invece sono una cliente abituale, conosco il nome di diverse commesse e tutte mi salutano con riverenza.
Adesso sono tutto quello che ho sempre invidiato.
Esco dalla Shoe Gallery e mi fermo a prendere una tazza di caffè nel primo bar che trovo all'interno del grande magazzino per sorseggiarlo mentre rientro dalla pausa pranzo, composta da Jimmy Cho e caffè.
A Londra piove, quasi sempre, e anche se odio la pioggia e l'odore di asfalto bagnato, quando non c'è quasi mi manca.
Un sole pallido e timido riempie il cielo di dicembre, facendo sfavillare le decorazioni natalizie appese su ogni superficie possibile e immaginabile.
Mi riparo la bocca dal freddo pungente con la sciarpa e attraverso la strada appena il semaforo diventa verde. In lontananza si sentono le note di jingle bells uscire dagli altoparlanti di qualche negozio e io respiro per la prima volta in vita mia il clima natalizio senza fare una smorfia disgustata. Ho odiato il Natale da quando ne ho memoria, per così tante ragioni che sarebbe impossibile ricordarle tutte, ma quest'anno avverto la frenesia che provano tutti. Quest'anno ho una casa da addobbare, una cena da preparare, una famiglia con cui festeggiare. E anche se ogni tanto le ombre del mio passato oscurano i miei pensieri, mi sento felice.
Lavoro alla MMC - Miller & Murray Company – che è tra le più antiche e prestigiose compagnie assicurative della Gran Bretagna ed io, grazie a Paul, sono la tirocinante assistente di Arthur Murray in persona.
Arthur è un caro amico di suo padre, ed essendo anche io una Sanders a tutti gli effetti, lui ha smosso subito mari e monti per inserirmi nella società inglese il più in fretta possibile.
Dopo la fine del processo, mi sono ritrovata a correre dietro ad un magnate inglese prendendo appunti su ogni cosa che ritenevo fondamentale sapere.