Piantò i semi di un albero morente dentro al suo corpo, li innaffiò di dolore, li nutrì di malessere, e li potò con le mani della delusione.
Crebbe una pianta grande, grandissima, invadente.
La tagliò con la forza di volontà , ed ella ricrebbe ancora più forte di prima, nutrendosi della sua linfa vitale, nutrendosi delle cose belle che la vita aveva riservato per lei.
E divenne sempre più alta, sempre più ampia, sempre più folta.
Oscurò il suo cuore, la sua anima, e le soffoco con le sue foglie maligne, oscurando la luce di cui avevano bisogno, prosciugando l' aria che respiravano.
Divenne incontenibile, i suoi rami ruppero le sue ossa, trapassarono i suoi muscoli e squarciarono la sua pelle sanguinante.
Le bloccarono le gambe, le braccia, la bocca e trafissero le sue carni con i loro spini, e le iniettarono un veleno fatale nel sangue, che divenne nero come la pece.
Un ramo le entrò nella gola, togliendole il respiro, si sentiva morire, eppure quella selva nata nel suo copro non le permetteva di porre fine al male, la teneva in vita, in una vita tetra colma di odio.
Odio verso quella pianta, quella pianta che lei stessa aveva fatto crescere dentro di lei, quella pianta che faceva parte di lei, che era lei.
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l'albero morente
Poetrysono quelle cose che scrivi di notte, quando i pensieri si insidiano nella tua testa e non ti fanno dormire