Capitolo 5

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Il reparto partì molto presto così da essere i primi ad arrivare nel punto prestabilito.
Dopo aver fatto gli ultimi giri, anche noi stavamo iniziando la nostra scalata. Durante il tragitto, mi tormentava il pensiero di non trovare nessuno, temevo che il grande giorno fosse l'inizio della nostra sventura piuttosto che rinascita, più mi avvicinavo e più aumentava la mia paura.
Verso metà percorso vidì una squadriglia in riga che stava salendo la montagna ma una sola non avrebbe fatto la differenza, la superai e, dopo aver fatto lo stesso con una curva, trovai altre tre squadriglie che stavano salendo proprio come quella precedente. Man mano che salivamo esse aumentavano notevolmente, riconobbi diversi volti ma non mi fermai a salutare nessuno, prima dovevo lasciare sopra gli zaini perciò, dopo aver depositato quest'ultimi e la squadriglia, scesi per rifare nuovamente il percorso ma più lentamente e aiutare chi ne avesse bisogno. Durante la salita incrociai lo sguardo con Alessandra:«Vieni, sali!» gli dissi:«Non posso, devo stare con la squadriglia» mi rispose:«Non ti sto offrendo un passaggio, ho semplicemente bisogno di parlarti e preferirei farlo ora!» dopo una serie di insistenze, riuscii a convincerla. Io e Alessandra eravamo molto amici ed ero perfettamente consapevole che lei non sapeva dirmi di no, anche se spesso ci provava.
«Sentiamo...cos'è questa cosa importante che dovresti dirmi?» mi chiese, subito dopo essere salita:«Sono in ansia per tutto e ho bisogno di un abbraccio» e così dicendo, ci stringiamo in abbraccio fraterno. Nella salita incontrai Bianca che invitai a salire:«Ale lei è Bianca,la capo squadriglia delle antilopi del Cisterna 3, Bianca lei è Alessandra, la capo squadriglia delle volpi» dopo la mia presentazione cominciarono a parlare come se si conoscessero da una vita ed era abbastanza particolare come situazione. Il viaggio continuava tranquillo, spesso quelle due si divertivano a fare battute sul mio conto e io le lasciavo fare perché troppo impegnato con i miei pensieri, a volte Alessandra mi guardava preoccupata ma dopo un piccolo sorriso, per rassicurarla, continuava serenamente a chiacchierare. A un certo punto, vidì due cavalli davanti a me, il primo,nero, era cavalcato da un capo che teneva nella mano le briglie del secondo cavallo, quello bianco, che era usato per portare tutti gli zaini della squadriglia. Avvicinandomi ai cavalli riuscì a capire l'identità del cavaliere, era il ragazzo con cui avevo corso durante la punizione al San Giorgio, gli feci cenno con la mano e superai anche loro. Da lontano riuscivo a intravedere le persone del mio reparto, occupato a guardare avanti non mi accorsi di essere chiamato:«Riccardo!Riccardo!» ripeteva una voce sotto di me, abbassai lo sguardo e, dopo averlo riconosciuto, feci cenno a Lorenzo di unirsi a noi:«Volevo chiederti un po' di cose! Sono abbastanza preoccupato per tutto...abbiamo abbastanza cibo? E l'acqua? La fonte è vicina? Lo sai quanta acqua servirà al giorno? E le tende? Sono sufficienti per tutti? E invece...» chiedeva ansioso:«Basta! Devi rilassarti! Il mio reparto ha cibo per circa due settimane e la fonte è abbastanza vicina» lo interruppe Alessandra:«E dopo queste due settimane?» chiese ancora più preoccupato:«Vedremo cosa fare...estate parati, pensa e agisci» sorrido sentendo il nostro motto:«Non esiste buono o cattivo tempo ma solo buono o cattivo equipaggiamento» sento dice da una persona a me sconosciuta:«Ricca, dove stai guardando? Sono qui» mi giro e vedo Emanuele che mi guarda, scuotendo la testa:«Zitto! Ho il diritto di essere stanco anche io» gli dico ridendo, invitai anche lui a salire:«Comunque stavo pensando...serviranno tantissime strutture per questo campo, già avrei in mente qualche progetto, specialmente per portare l'acqua al campo! Ne servirà tantissima...» Lorenzo lo interrompe:«Finalmente uno che pensa all'acqua» cominciarono a parlare e fare mille progetti, Lorenzo pensava alle problematiche ed Emanuele elaborava una costruzione per risolverle. Io li lasciai ai loro discorsi e mi immersi nei miei pensieri, timoroso del futuro e di ciò che mi avrebbe portato questa esperienza, ero consapevole che non sarebbe stato semplice ma ero convinto che con impegno ci saremmo riusciti.
Il rombo dei motori interruppe i miei pensieri, Edoardo e Alex sfrecciarono a tutta velocità sopra alle loro moto, questa mattina mi avevano detto che non sarebbero partiti con noi così da poter portare le moto, Edo mi fece un cenno con la mano e Alex accennò un saluto poi sfrecciarono via più veloci di come erano arrivati e io potei continuare le mie riflessioni.
Superato il rifugio, finalmente, arrivammo a campo rosello e, per un momento, dimenticai tutto ciò che stava accadendo nell'ultimo periodo e i miei occhi si concentrarono sul magnifico panorama. Lorenzo e Bianca rimasero ammaliati da ciò che vedevano, quest'ultima fissò, per diverso tempo, uno stesso punto, mi avvicinai e le chiesi:«Cosa stai guardando?» le si gira:«In realtà stavo pensando che...avrei voluto vedere tutto questo in altre circostanze» mi risponse incupendosi, subito Alessandra la abbraccia e io continuai a guardare il vuoto; Bianca, come tanti altri, ha dovuto litigare con la propria famiglia per poter venire qui e, di certo, non è stata una separazione piacevole.
«Che paesi sono?» mi chiese Lorenzo con l'intenzione di cambiare discorso:«Lì c'è Sezze, Latina, Bassiano...» iniziai a indicargli i paesi visibili con qualche cenno di storia:«Conosci benissimo queste zone» si complimenta con me:«Loré noi siamo cresciuti in queste zone, le conosciamo come il palmo della nostra mano...» intervenne Alessandra, poi mi guardò e disse:«Ti stavi per prendere i meriti...lo so» aprì bocca per negare ma poi la chiusi , consapevole che non troverò una scusa adeguata.
Vidi in lontananza il mio reparto e dissi a Massimo di dirigersi verso di loro; sono tutti insieme, evidentemente, non sono arrivati da molto. Scesi e con me gli altri, Bianca andò ad abbracciare Francesco, Emanuele e Alessandra tornarono dalle loro squadriglie e Lorenzo cercava , disperatamente, il suo zaino nel mucchio.
«Siamo tutti? Dobbiamo contarci» chiesi ad alta voce:«Le mie ci sono tutte» mi rispose Alessandra e lo stesso dissero gli altri capi:«Bene, andate negli altri gruppi e ditegli che dobbiamo fare quadrato, tutti devono essere avvisati...mi raccomando» spiegai e il reparto andò a divulgare la notizia. Si creava un quadrato immenso perciò decisi di posizionarmi su un piccolo promontorio così da essere visto, con più facilità, mentre parlavo...
Mi trovo davanti a circa 1500 Scout,250 squadriglie di sopravvissuti alla grande guerra, vedo nei loro volti, nei loro occhi, la speranza, la speranza di ricominciare.
:«Ale! Chiama il con.ca e digli di posizionarsi...è giunto il momento» dico ad Alessandra e lei si incammina, con frenesia, per chiamare gli altri. Tutti eravamo molto tesi, questa è l'ultima speranza per tutti noi e se non dovesse funzionare, sappiamo già che arriverebbe la fine di tutto. Una mano si poggia sulla mia spalla e , girandomi, vedo Alessandra con un piccolo sorriso di consolazione, ci posizioniamo così che tutto possa iniziare. Il con.ca del mio reparto alza il dito, in segno di silenzio, e tutti tacquono dopo poco.
Faccio un passo avanti, un respiro profondo e ,dopo aver salutato tutti con il saluto scout, stringo forte l'alpenstock e inizio.
«Ciao a tutti, io sono Riccardo, capo squadriglia delle Tigri del Sezze 1, e quelli che vedete alle mie spalle sono tutti i membri del mio con.ca. Se siete qui oggi, è merito di un idea che mi è venuta per gioco e che poi è stata presa sul serio. Siamo tutti esseri diversi ma tutti noi vogliamo la stessa identica cosa...vivere, per me questo può essere un inizio per formare qualcosa di grande. Guardate la nostra società! È un alveare composto da milioni di api, tutte con lavori e specializzazioni diverse ma godono del loro miele solo in pochi. Noi abbiamo la possibilità di sopravvivere e , nel frattempo, di creare una nuova società dove tutte le api potranno godere del loro miele» Alessandra avanza:«Forse alcuni di voi, in questo momento, stanno pensando che sarebbe stato meglio rimanere con le proprie famiglie e non prendere questa decisione...si, forse sarebbe stato meglio, avreste avuto una vita discreta...ma perché accontentarsi di una vita discreta quando si può avere una vita fantastica. Certo, probabilmente falliremo ma insieme ci rialzeremo più forti di prima, dimostrando al mondo che noi possiamo farcela» Giorgia:«Abbiate fede nelle vostre capacità e soprattutto credete nei vostri obbiettivi» Cristiana:«Guardate lontano con i vostri sogni e quando credete che possa bastare, guardate ancora più lontano» Emanuele:«Guidate da voi la vostra canoa, perché è semplice essere trasportati ma è difficile manovrarla» Alex:«Perché non esiste buono o cattivo tempo, ma solo buono o cattivo equipaggiamento...» :«Ricordate»dissi:«Si impara da piccoli a diventare grandi» dicemmo insieme. Tutti eravamo avanzati nel dire la propria parte di discorso, ora siamo tutti in fila con gli alpenstock alzati e con i guidoni al vento:«Ricordate il motto!» dico e insieme al con.ca urlo:«Estote...!» :«Parati!» risponde il mio reparto:«Di nuovo! Ricordate il motto» urlai:«Estote...!» :«Parati!» ma questa volta sento l'appoggio degli altri capi:«Estote...» urliamo:«Parati!» :«Estote...» :«Parati» ed ecco le voci di tutti. Una sola voce, un solo gruppo...
Dopo un momento di silenzio, continuo a parlare:«Ora tutti i capi sq. dovrebbero seguirmi, mentre i vice devono dirigersi da Beatrice per censire la squadriglia» dico e dopo, spezziamo il quadrato. I capi mi seguono su una collina, dove si vede tutto campo Rosello cioè il prato dove abbiamo deciso di stanziarci:«Ragazzi prima della notte, tutte le squadrigle devono montare la propria tenda e fare legna.
Qualcuno ha delle idee su come disporre le tende?»
Emanuele alza la mano:«Io ho un idea».
Il progetto è accettato da tutti, ci sarebbero state due vie principali che ,incontrandosi, formavano uno spazio abbastanza grande per i quadrati che avremmo dovuto fare. Queste due vie dividevano il campo in quattro zone principali, ognuna divisa a sua volta in piccole vie e sottocampi. Dopo la decisione del progetto riprendo la parola:«Domani ci incontreremo di nuovo nella piazza per un ulteriore riunione, indispensabile, per la riuscita di questa nostra impresa quindi, mi raccomando, siate puntuali»
Montiamo il campo e diventa buio, i ragazzi accendono i fuochi e si riuniscono attorno ad essi parlando, cantando, e scherzando.
I pensieri e le preoccupazioni non mi abbandonavano, avevo bisogno di stare da solo perciò mi diressi di nuovo sulla collina, dove trovo Alessandra che mi aveva preceduto, mi sdraio a terra e inizio a guardare le stelle:«Per questa notte, non guardare il cielo perché davanti a te si pone una vista altrettanto magnifica» mi giro sulla mia destra, lei mi sorride:«Guarda» mi dico, indicando il prato con il dito.
Alzo lo sguardo e , davanti a me, si estende una distesa piena di tende, animata dalle risate e dai canti di migliaia di ragazzi, riuniti attorno ai fuochi per stare insieme e divertirsi, il loro intento non era di scaldarsi perché nei loro cuori arde la fiamma, una fiamma che non muore mai e non si affievoliva, era sempre alta e lucente.
Era la fiamma che aveva preservato la speranza in ognuno di noi e che ci aveva spinto a intraprendere questo viaggio senza ritorno: «Wow!» esclamo «Bello vero? Fino a questa mattina, c'era solo un prato...» dice Ale «Ed ora c'è una nuova città» continua la sua frase «Ehi! Questa città non ha un nome» mi fa notare e, dopo qualche minuto di riflessione, mi guarda:«Che ne dici di Nuova Scoutia?» io mi volto verso la città e con lo sguardo perso tra quei fuochi, esclamo:«Mi piace...Nuova Scoutia».
Dopo un po' di silenzio, Ale alza lo sguardo e mi guarda:«La storia si ripete sempre...» riflette ad alta voce:«Questa situazione mi ricorda le aquile randagie» mi dice e, pensandoci bene, le circostanze sono simili:«Vogliamo tornate dagli altri?» mi chiede ed io annuisco senza parlare e ci incamminiamo verso il cerchio del nostro gruppo:«Lontano ci risponde lo scroscio del fiume
che scorre tra le rocce con fragor» sentiamo cantare e ci uniamo al coro:«Sotto un manto di stelle la fiamma s'innalza
guizzando verso il ciel finché muor» Ale, sussurrando, dice:«Ascolta bene» :«Ma mai non può morir, non morirà mai più,
la fiamma che ravviva la nostra gioventù...» ci guardiamo e insieme:«...Non morirà mai più».

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