A Mario manca il respiro.
L'aria gli rimane intrappolata nei polmoni e gli annebbia i sensi, i pensieri, costringendolo a slacciare il primo bottone della camicia.
"Respira Mario, respira" si ripete mentalmente, come un mantra, mentre sfrega le mani lungo i pantaloni scuri e poi sistema i capelli scompigliati dal vento.
È il giorno della mostra e Mario è davanti al cancello dell'istituto d'arte; in faccia porta i segni della notte agitata che ha trascorso, in netto contrasto con l'abito elegante che indossa.
Si morde le labbra per l'agitazione e aspira un'ultima boccata di fumo, schiacciando poi il mozzicone sotto la scarpa e varcando finalmente il cancello.
Claudio ha le dita intirizzite dal freddo e forse è per l'agitazione o per il secondo drink che sta bevendo. Scrolla il ghiaccio nel bicchiere, un tintinnio confuso che si mescola con il vociare delle persone intorno a lui, troppo prese a guardare le opere alle pareti per rendersi conto che il soggetto del quadro che stanno vedendo è proprio lì, a due passi da loro.
"Meglio così" pensa, mentre l'alcool gli rilassa pian piano le membra e lo fa sembrare più disinvolto, meno impacciato, più Claudio insomma.
«Non hai bevuto abbastanza?» lo ammonisce però Francesco, scostandogli dalle labbra il bicchiere e offrendogli piuttosto qualcosa da mangiare preso al buffet. Claudio gli sorride come solo lui sa fare, mostrando i denti ed assottigliando gli occhi, ma dietro si cela qualcos'altro: c'è preoccupazione, ansia, sconforto, tutte emozioni che nasconde dietro una bella facciata.
«Un ultimo sorso» risponde, portando le labbra al bicchiere, succhiando appena un cubetto di ghiaccio e allontanandosi dal suo fidanzato che sta parlando con un altro modello, suo collega. A Francesco non è mai interessata l'arte e non ne ha mai fatto mistero, eppure gli fa piacere vederlo lì in quella sala per una sera, un po'perso nel suo mondo.
E poi c'è lui...
A Claudio arriva prima il suo profumo, una nota agrumata mischiata all'odore naturale della sua pelle che ormai ha imparato a riconoscere. Lo sente al bar la mattina, come in una scia impercettibile, nella mansarda racchiuso in quelle quattro mura, nella coperta appoggiata ancora al divano, la cui trama custodisce il suo ed il proprio profumo.
Claudio si gira improvvisamente, è più forte di lui: lo ammira da lontano, in silenzio, mentre le persone intorno a loro continuano a parlare. Nella sua testa echeggia però solo il suono della risata di Mario, subito trattenuta con una mano, come se si vergognasse di ridere così davanti a tutti. E Claudio un po' ne è contento, perché è geloso di quella risata o anche solo della mano di Marco poggiata sulla sua spalla.
Mario non sembra essersi accorto di lui. È agitato; Claudio lo percepisce dal modo in cui si morsica le labbra ancora rosse per il freddo, dal modo in cui si gratta la nuca o dal gesto convulso di torcersi le dita. Vorrebbe avvicinarsi di più, stringere quelle mani nelle proprie, ma si accontenta di vedere lo stupore nascere sul suo viso, le labbra deliziosamente spalancate e gli occhi pieni di meraviglia.
E Mario, tutto d'un tratto, lo cerca. Cerca Claudio tra la folla, si fa spazio tra persone che non conosce, chiede di lui ai colleghi. Ed è adrenalina quella che gli scorre nelle vene, che gli confonde i pensieri e gli fa battere il cuore. Mario lo sente che impazza nel petto e un po' più su, fino al cervello, mischiando i suoni, le voci, gli odori...
Chissà se, in questo momento, il cuore di Claudio sta suonando alla stessa frequenza del suo.
Mario se lo chiede mentre scorge finalmente la figura di Claudio, in un angolo della sala, bellissimo nel suo completo blu notte, con gli occhi verdi resi acquosi dalle luci al neon e un sorriso complice stampato sul volto.
Mario non trova le parole, rimangono incastrate in gola, soffocate dai pensieri. Quello che ne esce è un bisbiglio confuso, al quale Claudio non può che sorridere. «Il quadro... Come, come è possibile che sia appeso? Non capisco...» sussurra, evitando di guardare come le labbra dell'altro ragazzo stiano succhiando l'ennesimo cubetto di ghiaccio.
«Era troppo bello per lasciarlo in quella mansarda, al buio» risponde Claudio con una naturalezza a cui Mario non è ancora abituato. «Mi andava un po' di sorprenderti» aggiunge poi, guardandolo finalmente negli occhi, un prato verde che incontra un cielo stellato.
E Mario, come d'istinto, porta una mano al petto di Claudio, il palmo aperto contro la stoffa leggera della camicia e rimane in ascolto, lo sente: i loro cuori suonano la stessa musica.
«Ma come hai fatto?» mormora allora, lasciando scivolare quella mano lungo il petto in una carezza lieve, sfuggevole, ma che Claudio sente bruciare fin sotto pelle. «Ho anche io i miei lati nascosti» spiega ridendo, alzando lo sguardo e incrociando qualche metro più in là quello della Signora Martinez che, con un occhiolino, ricambia il suo.
Era stato semplice convincere l'insegnante a sostituire l'opera di Mario realizzata in aula, con quella custodita nella mansarda. La professoressa era rimasta talmente stupita dalla bellezza di quei colori, delle sfumature, da non fare ulteriori domande a Claudio e acconsentendo alla scambio.
«Beh, di qualsiasi cosa si tratti: grazie» E Mario sorride prima con la bocca, poi gli occhi, vedendo nascere su Claudio lo stesso identico sorriso, spazzato però troppo in fretta dall'arrivo di Francesco alle loro spalle.
«Forse adesso è meglio se vai...» sussurra infatti Claudio, scorgendo il profilo del suo fidanzato a qualche metro di distanza da loro, sicuramente in cerca di lui.
E Mario, voltato di spalle non può capire e forse nemmeno vuole, ma lo sguardo di Claudio si è fatto all'improvviso più duro, gli occhi persi tra la folla, vigili, un'espressione del viso che non ammette repliche.
«O forse è meglio se vado io» aggiunge, guardando un'ultima volta il viso dell'altro, le labbra socchiuse in cerca di parole che Mario non riesce a trovare in fretta.
Claudio sparisce tra la folla e non si gira indietro.
Mario nota Francesco solo un'ora più tardi, durante i ringraziamenti e le premiazioni della mostra. E gli si stringe il cuore e aggroviglia lo stomaco, gli si spezza il fiato per quello che sta provando: gelosia.
Gelosia per il modo in cui Francesco sussurra a Claudio, con le mani a coppa attorno all'orecchio e per lo sguardo che ne segue, complice, intimo.
Gelosia per il modo in cui Claudio sorride e poi allenta il nodo della cravatta di Francesco in un gesto naturale, che ha ripetuto chissà quante altre volte.
Gelosia per quelle dita intrecciate, per quelle spalle che si sfiorano, per quelle parole che si scambiano. E nessuno sembra far caso a loro in mezzo a tutta quella gente se non Mario, seduto qualche fila più indietro. E più li guarda e più si odia, come in un circolo vizioso e si rende conto, improvvisamente, di esser arrivato al capolinea.
È stanco di vivere quella storia d'amore che storia non è, è stanco di viver nell'ombra, di esser sempre la seconda scelta.
Merita di esser baciato alla luce del sole, di esser presentato ad amici e parenti, di esser per la prima volta l'amore di qualcuno.
"O me o lui, Claudio. O me o lui" ripete allora nella sua testa, lì in mezzo a quella folla che sta improvvisamente applaudendo.
E solo allora si accorge di aver vinto il primo premio.
Spazio autrice:
Dopo più di un mese, non mi sembra vero, son riuscita a pubblicare un nuovo capitolo! Mi scuso per l'ennesimo ritardo, ma la mancata ispirazione e i corsi all'università sembravano voler remar contro a questa storia.
Sarà l'amore che c'è nell'aria ad avermi fatto riaccendere il pc e scrivere questo nuovo capitolo che spero vi sia piaciuto...
Ringrazio chi ha letto la storia in questo periodo, chi l'ha riletta e chi mi ha spronata a continuarla.
Ci vediamo presto, spero, con un nuovo aggiornamento!
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L'arte di saper amare - Clario
FanficMario conduce una vita frenetica. Per sfogare la tensione accumulata nelle ore di lavoro, si iscrive ad un corso d'arte insieme a Marco, il suo migliore amico. Tra fogli, colori e pennelli, Mario scoprirà due nuove passioni: quella semplice per il d...