⊱ Orange

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[ɴɪᴇɴᴛᴇ ᴄʜᴇ ᴛɪ ᴀssᴏᴍɪɢʟɪ ʙʏ ʟᴀ ғᴀᴍᴇ ᴅɪ ᴄᴀᴍɪʟʟᴀ]

ORANGE

Ma perché hai deciso di salvarmi?

Ma  perché hai deciso di salvarmi?

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Yoongi era morto. Mancavano soltanto dei fiori di campo appena raccolti e poggiati sulle nocche delle dita ma le mani gelate le aveva lo stesso vicino alle arterie coronarie. Il battito cardiaco che simulava lo stesso suono di un orologio a muro consumato, tic tac,tic tac, le ciglia nere sbattevano su e giù come le ali di una farfalla e il viso era bianco come un giglio, ormai segnato dall'ombra della morte che strisciava lenta verso di lui in quella umida sera di novembre. Disteso sul letto, aspettava con rassegnazione la sua condanna. Guardava il tetto e il tempo non sembrava più passare. Si era abbuffato di barrette al cioccolato fondente e cereali al miele, successivamente,con le dita tutte appiccicose cercò il barattolo di ansiolitici nascosto sotto al materasso per poi ingoiare,aiutato dal tè al limone,tutte le pasticche rimaste.

Cosa avrebbe fatto un essere umano consapevole dei suoi ultimi minuti di vita? Min Yoongi non fece nulla di sensazionale se non aspettare impazientemente il bacio sulla bocca dato dalla bella dea della morte.

Il suo tentato suicidio fallì dopo circa cinque minuti, quando corse in bagno e si piegò davanti la tavoletta del cesso per vomitare il veleno che aveva ingerito. Non perché già pentito della sua scelta ma soltanto per morale. "La terra si volge dal giorno alla notte; l'individuo muore ma il sole arde senza interruzione in eterno meriggio" come afferma Schopenhauer l'amore è un istinto distruttivo e il suicidio è solo una delle massime manifestazioni della volontà di vivere. Min Yoongi si meritava un brusco risveglio causato del generoso sole e le passeggiate con alle spalle lo zaino pesante di vergogne e rimorsi.

Meritava il fastidio alle guance insieme al pizzichio alle pupille quando ascoltava le sue vecchie playlist, e il cuore che si inteneriva le volte in cui riprendeva in mano le foto riposte all'interno di vecchie scatole di scarpe, e non mordersi la lingua a causa del dolore ai polpastrelli quando accarezzava l'inchiostro sulle polaroid. Nella speranza di risentire sulla guancia il calore della mano che tempo prima aveva impugnato quel pennarello nero. E doverle riposare celermente poiché se avesse continuato a guardare gli occhi di Hanbin più del dovuto avrebbe rivissuto le immagini che stava vedendo. Fino a sentire il profumo del suo collo dietro la schiena. Fino a udire l'eco della sua risata. Per poi finire a piangere fino a che anche gli alberi di pino fuori la sua finestra non scoppiassero in un sonoro pianto insieme a lui.

Perché Hanbin, il giorno del suo diciannovesimo compleanno, non si era lanciato da un ospedale. Yoongi era stato la mano destra che lo aveva aiutato a salire su quel cornicione e saltare verso il paradiso. Le sue labbra avevano lasciato alle sue soltanto morte.

RESILIENZADove le storie prendono vita. Scoprilo ora