Capitolo 5

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Sbattuto fuori dalla scuola, era passato un po' da quando il ballo era iniziato. Il cielo s'era riempito di stelle e la sera era diventata notte.

Rimasi seduto sopra il cofano del pick-up di Jake per molto. Si senticano urla, risate profonde, la musica a palla e l'aria era imbevuta d'alcol.

Ad un certo punto vidi una figura femminile uscire. Si accese una sigaretta e dopo due tiri si tolse i tacchi. Tenendo le scarpe con la mano sinistra iniziò a camminare a piedi nudi sulla strada.

Ero bloccato ad ammirare quell'ombra quando mi accorsi che si trattava di Lucy. Molte idee mi sfornò la testa ma decisi di optrae per la scelta più semplice.

Scesi dal cofano raggiungendola. Mentre camminava in mezzo alla strada io la seguivo quasi correndo sul marciapiede.

Rallentai quando la raggiunzi e dopo poco tagliai il silenzio.

"Non hai freddo?"

Notai che girò gli occhi verso di me e poi rivolti al cielo. Pensai che le dava fastidio la mia presenza ma in realtà aveva le guance rigate dalle lacrime. Mentre continuava la sua sigaretta la vidi barcollare, doveva aver bevuto abbastanza.

Ogni tanto respirava in modo profondo e io mantenevo il passo.

"Stai tornando a casa?"

Chiesi.

Annì gettando la sigaretta ormai terminata a terra.

Sbucò da un vicolo un'auto nera che andava a molto veloce. La vidi brutta perchè stava per investire Lucy quando mi scaraventai dal marciapide verso di lei cadendo sull'altra corsia della strada.

Era impaurita, ma soprattutto era tra le mie braccia. Sentivo il suo cuore battere e fu una sensazione magnifica.

L'aiutai ad alzarsi. Senza dir nulla recuperò le sue scarpe e riprese a camminare ma più lentamente.

"Ehi senti, ti va di vedere un posto?"  Proposi.

La vidi girarsi e accennare un si. La presi per mano e la condussi in un piccolo parco giochi vicino allo stagno. La vegetazione era ben folta e tra l'erba scura si vedevano le tante margherite appena fiorite.

Si osservò intorno per un po', poi si mise seduta sull'altalena cigolante.

Io andai a mettermi su quella vicina.

"Cosa è successo?" Chiesi tagliando l'imbarazzante silenzio.

Mi girai verso di lei per veder bene la sua espressione.

"Mark si sta facendo due ragazze in bagno..." rispose disgustata dalla scena.

Mark era quello delle botte, il suo accompagnatore. Di certo non avrei potuto dire "be' dovrà vedersela con me" dopo averle prese due volte in tre giorni.

Le passai il pollice sotto gli occhi per tentare di asciugare le lacrime. Notai solo ora che aveva un bel vestito rosso, che si fermava a metà ginocchio. Uno scollo a cuore, attillato in vita e gonfiato dal tulle in fondo. I suoi piedi scalsi venivano solleticati dall'erba del parco.

I capelli le andavano in viso, arruffati sul davanti. Sempre sciolti li lasciava, a volte faceva una treccia ma era poco frequente.

"Devo andare a casa."

Disse.

"Quanto è distante?" Domandai, magari avrei potuto accompagnarla.

"520 passi circa."

Annuii e l'aiutai a scendere dall'altalena.

Percorremmo la strada di casa sua. Un'abitazione incantevole. Un bel giardino decorava l'esterno come le mura di pietra. Un bel portico era ornato da fiori rampicanti e una panchina si trovava accanto al portone.

L'effetto dell'alcol stava pian piano svanendo ma era ancora conciata male.

Si avvicinó a me e mentre la reggevo sussurrò che la chiave si trovava sotto il vaso di tulipani. Perciò mi abbassai e afferrai il mazzetto. Quando mi tirai su era sempre più vicina a me e sentii la tentazione di baciarla. Mi avvicinai. Si avvicinò. E proprio sul punto in cui le nostre labbra si stavano sfiorando si torse su se stessa vomitando sulle mie scarpe.

Un momento di sconforto.

Infilai le chiavi ed aprii la porta. Affertai Lucy in braccio a mo' di sposa e varcai la soglia. Feci le scale arrivando in una stanza particolare. Alle pareti un rosa pallido mentre le coperte del letto erano azzurre come il cielo. La sistemai su di esso e mi tolsi le scarpe. Andai in bagno a lavarle mentre lei si mise una maglia grigia larga e dei pantaloncini della tuta. Posai le scarpe sul davanzale della finestra per farle asciugare e la misi a letto sistemandole le coperte.

Chiuse gli occhi e si calò in un sonno profondo.

Una volta sistemato tutto udii un rumore provenire da fuori. Era arrivata un'auto e probabilmente erano i suoi genitori. Perciò mi calai fuori dalla finestra ancora scalso. Tornai a casa correndo rendendomi conto che tra la mia e quella di Lucy non c'erano molti passi di distanza.

Rientrai in casa cercando di fare il meno rumore possibile.

Entrai in camera mia, mi feci un pizzicotto e no, non stavo sognando.

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