-4

747 44 22
                                    

20 Dicembre
Lo specchio davanti a lui sembrava immobile.
O forse lo era lui.
Non poteva usare la magia fuori da Hogwarts, ma un giro di chiave gli era bastato per sentirsi al sicuro.
Sperava solo che Rose non avesse bisogno del bagno improvvisamente, che suo padre non volesse rasarsi proprio ora.
In ogni caso, avrebbe potuto semplicemente far finta di cercare chissà cosa nel cassetto.

Il suo sguardo si fermò sul suo volto.
A sua madre aveva detto che non era uscito proprio ad Hogwarts, e che il suo essere così pallido era normale, lei era abituata ad un Hugo ovviamente abbronzato.
Per il fatto del suo respiro affannoso era bastato dire di esser raffreddato. In questo modo, si era anche guadagnato un posto in prima fila davanti al camino ogni volta che voleva.

Però i suoi occhi erano ugualmente spenti.
La pelle sotto questi scura.
Se socchiudeva le palpebre, riusciva a vederci il suo sorriso.
Non sorrideva da qualche giorno fa, quando era arrivato a casa e, tra le braccia della madre, aveva sorriso -pianto solo una volta rimasto in camera.

Quando riaprì gli occhi, fu come se fosse svanito tutto, anche le braccia della madre, anche il suo profumo.
Era il passato oramai. Non gli apparteneva più.

Si fissò allo specchio, con una nota di disappunto, di totale disgusto.
Perchè non riusciva a sorridere come prima?

Perchè aveva paura che altri scoprissero il tutto.

Perchè non aveva detto prima a sua madre che era dannatamente malato?

Perchè si sarebbe preoccupata. Avrebbe trascurato il lavoro. Il progetto tanto atteso.

E suo padre? Perchè? Sua sorella?

Perchè...

Perchè era un dannato codardo, che non avrebbe mai retto gli sguardi di pena.
Che a malapena riusciva a sopportare quelli dell'infermiera di Hogsmade pagata per non parlare.
Un dannatissimo codardo, che ben presto avrebbe perso tutto, fino a sè stesso.
Perchè non poteva tenerlo segreto.
Perchè avrebbe dovuto dirlo, anche se non voleva.
Anche se non ci riusciva.

Si guardò allo specchio e si impose di non piangere.
Sembrò scavarsi man mano l'anima, cercando di vedere quante delle sue supposizioni fossero vere.
Gemette infastidito.

Si morse le labbra per non piangere, poi socchiuse gli occhi.

In quel momento, Rose entrò nella stanza. Dannazione.
Non l'aveva neanche sentita bussare.

Cercò di non guardarla attraverso lo specchio. Stava per scoppiare e piangere e non voleva.
Venne vicino a lui e lo strinse, e Hugo sentì una fitta in prossimità dello stomaco.

Diglielo, diglielo!, urlò una voce dentro la sua testa.
Gli dolceva. Voleva metterla a tacere.

Con l'odore di Rose così vicino si stava sentendo male. Non avrebbe mai potuto dirle tutto.

Piangi. Dimostra quanto sei debole!, strillò un altro. Hugo scosse appena la testa.
Raccimolò tutta la sua volontà per non scoppiare a piangere, e per invece sorridere leggermente.

"Sto bene. Mi serviva solo un cerotto." Sollevò l'indice. Poco prima si era strappato una pellicina troppo a fondo.
Si complimentò contro sè stesso per la ingegnosa trovata, un chiaro contrasto con gli insulti di prima.

Hugo sospirò, quando uscì. Non aspettò che la sorella dicesse qualcosa perchè non voleva affrontare alcuna conversazione.
Semplicemente, si rintanò in camera sua.
Dove cercava di non far uscire altre lacrime per i sensi di colpa e dove allo specchio si diceva che forse sua madre non avrebbe notato nulla.

Socchiuse gli occhi contro il cuscino, soffocando un grido spontaneo.

🎄

Aveva scoperto la sua malattia quando aveva notato qualcosa di strano. Attacchi di tosse strani, giramenti di testa.
In una gita ad Hogsmade aveva fatto una breve visita con una dottoressa -una simpatica, minutina e laureta da neanche quindici anni.
Lo aveva fatto sentire a suo agio.

Poi però, la settimana dopo, quel sorriso dolce le si era spento quando l'aveva vista. L'aria grave e quasi pietosa.
A Hugo venne quasi da vomitare nel porta ombrelli accanto alla porta.

Seduti sulle sedie blu scuro, uno di fronte all'altro, la schiena di Hugo era perfettamente diritta, le spalle però incurvate sulla scrivania, era teso come non mai.

Il foglio bianco scivolò dalla mano smaltata di rosso della ragazza fino alle sue, meno curate, mangiucchiate.

Amava la medimagia, documentandosi aveva riconosciuto qualche valore, ma cercò lo stesso uno sguardo della dottoressa per conferma. Lei aveva storto le labbra.

"Conoscerai quella malattia molto diffusa tra i babbani, purtoppo molto pericolosa, i cui studi stanno ancora andato avanti-"

"Credo di aver capito." Sussurrò, in un fil di voce.

"La tua è strettamente simile." Lei fece una pausa, riavviandosi una ciocca cioccolato dietro l'orecchio. Sembrava sul serio diapiaciuta.
"Però colpisce la parte magica che è in te." Fece un lieve sorriso che era formalità. Lui socchiuse per un attimo gli occhi.

"È ancora ai primi stadi. Dovresti cominciare subito una terapia-"

"Non devo dirlo ai miei." Sussurrò, guardandola.

"Hugo-"

"Lo dirò. Non ora, la prego. Dopo Natale." Lei storse le labbra e il rosso pensò che dovesse essere conciato proprio male se lei annuì, comprensiva.

"D'accordo..."

Hugo rigirò i fogli tra le mani. Li guardava e implorava sotto sotto di scomparire. Di farli volattilizzare. Di far scomparire tutto.
Non aveva ancora realizzato, ma non si prospettava una buona notizia. In ogni caso.

"Cosa mi aspetta?" Sussurrò piano, guardandola, solo quando ne trovò il coraggio.

"Se peggiora... ti accadrà ciò che di solito accade ai babbani. Solo che-" sospirò, puntando gli occhi nei suoi. Hugo rabbrividì. "Man mano non potrai più usare la magia."

Lui abbassò lo sguardo, socchiuse le labbra.
Stava imorecando anche in lingue che non conosceva.

Si fissò poi, con la testa china, il corpo.
Riusciva a vedere il suo addome, il petto e le braccia. Le gambe e parte dei piedi. Una ciocca di capelli.

A che gioco stava giocando il suo corpo?
Perchè diamine non la smetteva subito?

Non lo sapeva che era un pessimo gioco?

Et voilà Hugo.
Eheh, che sorpresa eh?
Anyway.
Spero piaccia perchè sarà tanto angst e... e sì.
Sh.
Vi piacerà.
Soprattutto il finale.
:))
-Claus, the Santa

Alone [5] Hugo A. WeasleyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora