"Ricorda piccina: i mostri non dormono sotto il tuo letto, dormono nella tua testa!"
"Ricorda, non tutti i mostri fanno cose mostruose"
"Ricorda, i mostri non hanno sembianze orribili"
Mi ripeteva sempre queste frasi, benché non le capissi mai. Me le ripeteva come se fossero una ninna nanna o un mantra da ripetere per addormentarti, in ogni caso non capivo mai il significato e lei lo sapeva, quindi mi diceva che un giorno avrei capito, ma io non ho ancora capito.
Anche durante i suoi ultimo respiri aveva pronunciato queste parole.Stai bene, hai bisogno di un fazzoletto, vuoi che resti con te, vuoi tornare a casa? Mi chiedevano dopo che era morta. Io non volevo fare niente che non fosse pensare e ripensare a quelle dannate frasi. Avevo un mucchio di domande che avrei voluto farle: cosa vogliono dire, perché me le ricordi sempre, perché non le capisco, perché mi dici che le capirò se non le capisco?
Tornai a casa mia per poi chiudermi in camera. Non piangevo, non ero debole. Mi sedetti sul letto sistemando le gonne del mio abito e facendo esercizi di respirazione per non perdere la calma.
Iniziai a urlare, la calma non mi stava aiutando, iniziai con un urlo quasi silenzioso poi passai a un urlo normale infine iniziai a sentire il vetro frantumarsi. Ripresi a respirare mentre sentivo la finestra e le porcellane nella mia stanza cadere a terra e diventare tante piccole e taglienti schegge.I domestici non ci misero molto a venire per mettere a posto e il mio servitore personale* a portarmi una tisana calda per calmare i nervi. Succedeva spesso da quando la mamma aveva scoperto il cancro (o carcinoma)** che la stava uccidendo lentamente e dolorosamente.
Una volta calmati i nervi percorsi i bui corridoi che portano alla biblioteca sotterranea. Avevo come la sensazione che lì avrei trovato la risposta alle mie domande.
Un freddo bruciante*** mi accarezzò la pelle facendomi rabbrividire. La stanza era vicina, uno squittio rimbombò nel vuoto corridoio confermandone la vicinanza.Entrai nella grande sala illuminata dai ceri accesi qua e là, era enorme. Gli scaffali erano pieni di libri e pergamene, ogni due scaffali si trovavano tavoli per studiare.
Passai la mano sulle copertine dei libri e sulle pergamene, sugli scaffali e sui tavoli. Il libri erano vecchi, ma lisci; le pergamene erano antiche, ma intere; gli scaffali sembravano nuovi, ma in realtà erano vecchi; i tavoli erano in legno vecchio e vissuto, ricoperti di firme fatte dai giovani ex abitanti della magione.Camminai tra le corsie di scaffali trascinando la mano sulle copertine dei volumi aspettando un segnale, un segno che mi dicesse che era il tomo giusto da leggere. Un manuale sottile e antico, ma ben messo, marroncino caffè attirò la mia attenzione. Lo afferrai delicatamente.
"Bestiario delle creature mostruose" recitava il titolo del saggio. Era quello che mi serviva.Lo sfogliai con gli occhi chiusi, le pagine non mi dicevano niente. Tranne dei sussurri in una lingua incomprensibile**** provenienti dall'ultimo foglio. Giunta a esso aprii gli occhi e studiai quella pagina. La figura di una donna dai capelli di fuoco vivo e gli occhi bianchi si ergeva disegnata sul foglio destro invitando a leggere l'altra pagina.
"Banshee" Recitava il titolo.
"La banshee è una creatura leggendaria dei miti irlandesi e scozzesi.
Sono spiriti di belle donne vestite di verde con una mantella grigia. Pare che piangano e cantino allo stesso tempo.
Il termine banshee significa "donna delle fate", dal gaelico bean, "donna", e sidhe, che deriva a sua volta da sith o sid.
Le banshee sono legate ad alcune famiglie, specialmente quelle il cui cognome inizia per "Mac" oppure "O".
Quando un membro della famiglia protetta muore, o è in procinto di morire, la banshee piange e si dispera. Tali lamenti sono noti col termine di keening . Le grida possono anche essere di vittoria, quando quella che ha subito la perdita è una famiglia nemica."Infondo al testo vi era scritta una frase. Era evidenziata da una sostanza rossa che sembrava sangue. Feci fatica a leggerla: "URLA, URLA CON LA TUA VERA VOCE". Mentre la leggevo sembrava che i sussurri strani urlassero questo e che la figura lo urlasse anch'essa cercando di uscire dal foglio. Sbigottita chiusi il libro di scatto e urlai come suggerivano i sussurri. Non feci un urlo senza parole, ma urlai il nome di mia madre.
Sospirai dalla malinconia accasciandomi per terra. Stavo per scoppiare a piangere, ma mi trattenevo facendo diventare gli occhi lucidi e scuri. Più che triste sembravo quasi delusa da qualcosa o da qualcuno.
Rimasi lì, accascata sul pavimento a trattenere le lacrime. Ero molto delusa, non so da chi ma lo ero molto.
*sarebbe il maggiordomo
**in passato si usava la parola cancro o carcinoma per indicare i tumori in generale
***quando fa molto freddo, il freddo sembra che bruci
****lei è una banshee quindi, come ci dice Teen Wolf, sente delle voci