Vicino alla porta c'era una finestra che aprì per illuminare la stanza buia.
Non era così quando mio padre era ancora in vita, quella stanza , che prima emanava calore e felicità, ormai è silenziosa... triste... senza luce e un minimo di colore...
Gli scatoloni posti uno sopra l'altro erano pronti per essere messi nel furgone .
Dentro agli ammassi di scatole c'era un po' di tutto: vestiti, alcuni giochi per la console regalate da mio padre e le mie foto-ricordo, comprese anche quelle della mia felice infanzia.
Sinceramente non ero molto felice del nuovo trasferimento. Rincontrare dopo tanto tempo la donna con cui mio padre si è lasciato? No comment.
Se non fosse stato per i servizi sociali, non avrei mai deciso di trasferirmi da mia madre.
È vero, da piccolo è stato una delle persone più importanti della mia infanzia, ma credo che quel legame ormai si sia spezzato da molto tempo.
Non mi resta che l'immagine sfocata del suo aspetto e un vago ricordo del suo comportamento. Mio padre mi raccontava spesso che era una donna bella e piena di carattere.
In fondo lo sapevamo bene tutte e due che l' amava ancora.Aspettai i servizi sociali, i quali mi avrbbero dovuto accompagnare da mia madre, seduto sul pavimento pieno di polvere. Credo che sarebbero arrivati a momenti.
Ed eccomi lì, un ragazzo dai tanti problemi, seduto a cercare nella mente tutti i bei momenti passati con il padre.
Mi mancherà tutto di questa casa: i litigi, le risate e i pochissimi amici che mi ero fatto.
Non se neanche se si potessero chiamare amici, nel giorno del mio trasloco Non mi hanno neanche aiutato o salutato. Eppure io mi ero affezionato a loro... forse sarò stato solo una sorta di scorta.
Mi sforzai di non piangere.
Dopo un po' di tempo bussarono alla porta degli uomini vestiti in nero: erano uomini venuti in ritardo al funerale di mio padre? No, erano solo i servizi sociali.
Uscì dalla casa seguito da alcune persone che spostavano gli scatoloni in un mini-furgone. Li avrei aiutati con piacere ma l' imbarazzo mi impediva di fare tutto.
Consegnai le chiavi della casa al uomo in nero che di seguito mi aprì la porta della macchina e con un cenno mi fece segno di entrare.
Partimmo seguiti dal piccolo furgoncello.
Intorno a me si era formato un enorme disagio, davanti c'erano due uomini: uno alla guida che canticchiava qualche canzone ignota a noi giovani e un altro seduto sul sedile accanto al guidatore che mi fissava con la coda dell' occhio.Gli alberi fuori dal finestrino erano tutti uguali, tutti gli stessi.
Si ripetevano l'uno con l'altro. E come essi, se uno sarebbe morto non sarebbe stato ricordato.
Era così che sarebbe stato ricordato mio padre?
Il telefono era scarico e in più non trovavo le cuffie, quindi non potevo ascoltare musica.
Mi guardai intorno e accanto a me trovai un libro.
Dalla curiosità comincia a leggerlo.
Le pagine ingiallite emanavano odore di vecchio e la copertina era malandata, forse qualcuno l' aveva dimenticato in quella macchina.
Intanto il tizio che mi fissava, aveva cominciato a guardare fuori dal finestrino con aria triste anzi... preoccupata.
Il viaggio durò molte ore che per sembravano infinite come le pagine di quel libro.
Forse leggere quel libro è stata l' idea più stupida che mi sia venuta durante quel giorno.
Infatti all' arrivo mi girava la testa e avevo una gran voglia di andare in bagno a vomitare.
Ci fermammo davanti a una casa a due piani con un enorme giardino davanti.
Intuì subito che lì abitava mia madre.
Uscì dalla macchina e una donna giovane, ma non troppo, si buttò verso di me.
<<Tesoro!>> esclamò la donna misteriosa.
<< Mamma...?>>La donna dai corti capelli neri mi accarezzò delicatamente il viso con le sue calde mani.
Vidi sul suo volto scendere una lacrima, poi due, poi tre...
Se ne accorse anche lei che stava piangendo e si asciugò le lacrime.
Non so perchè lo feci, ma l' abbracciai, forse perchè mi faceva pena o forse perchè dopotutto ho sempre sentito la sua mancanza.
<< Entriamo a casa tesoro che tua sorella ti aspetta>> mi disse sorridendo.
Sorella? Mi ero completamente dimenticato di lei. In tutti questi anni non mi ero MAI ricordato di lei, della persona che mi è stata sempre vicina fino all' età di sette anni!
Non lo so neanch'io come ho fatto dimenticarmi di lei... sono veramente una così cattiva persona?
Entrai in casa seguito da alcuni uomini che spostavano gli scatoloni dal furgoncello.
La casa era enorme rispetto al piccolo appartamento dove io e mio padre abitavamo.
L'entrata si affacciava davanti a un salone dove c'era seduta una ragazza, forse, della mia stessa età.
Era seduta a digitare chissà che cosa sul cellulare.
Aveva lunghi capelli neri che coprivano il suo volto.
Di scatto si girò e suoi occhi neri si incrociarono con i miei.
In quel preciso instante sentì una sensazione strana, quasi come si fosse riparato qualcosa... un legame marcito ormai da tempo.
La ragazza arrossì di colpo e riprese a digitare sul cellulare, ma questa volta più velocemente e con più energia.
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|| Un Amore Senza Meta ||
RomanceJ è un ragazzo di sedici che anni per la prima volta dopo molto tempo incontra sua madre e sua sorella gemella. Da piccolo ha avuto un' infanzia felice fin quando, all' età di sette anni, i suoi genitori si separarono e dovette rimanere con il padre...