Non stava sognando.
Era tutto reale.
E il problema più grande era che non poteva scappare, né ora nè mai.
Chiuse per qualche secondo gli occhi, cercando di calmarsi, cercando di trovare una soluzione... Ma non ci riusciva.
La sua mente era diventata un groviglio di suoni, rumori assordanti! Quasi come una frana che eccheggia nelle valli circostanti.
Cosa aveva fatto?
Perché aveva reagito così?
L'uomo sospirò ancora una volta.
Stava vagando per le strade notturne della sua città, ma non avrebbe potuto vagare per sempre.
Da qualcuno sarebbe dovuto andare.
Aveva bisogno di aiuto.
Suo padre? No, quell'uomo era troppo interessato al suo lavoro per preoccuparsi del suo unico figlio.
Gli amici? Quali?
L'unica persona che gli era sempre stata vicino era sua madre, però era troppo buona e l'avrebbe perdonato, lo avrebbe compreso.
Ma a lui, non serviva comprensione.
Per tutta la sua vita, sua madre lo aveva compreso, anche quando non se lo meritava.
Era solo uno stupido essere indolente
Stupido, stupido, stupido.
L'uomo aprì gli occhi e fissò il cielo per qualche istante, un leggero vento soffio nella sua direzione.
Non importava.
Lei era l'unica persona rimasta.«Mamma... Ho ucciso un uomo.» l'uomo tenne lo sguardo fermo sull'anziana donna, la quale si era portata una mano alle labbra, incredula di ciò che il proprio figlio le aveva appena detto.
«Oh no... Cosa hai fatto...»
«Gli ho puntato una pistola alla testa, ho premuto il grilletto ed ora... È morto.» l'uomo tirò fuori la pistola e l'appoggiò sul tavolo respirando profondamente «Diamine... Certo che sono uno stupido, la mia vita era appena iniziata ed io... L'ho già consumata e buttata via.»
La donna sospirò sentendo il petto esplodere, sentendosi quasi svenire.
Il suo unico figlio, quel figlio che aveva cresciuto con tanto amore, con tanta devozione... Aveva appena ucciso un uomo.
Delle lacrime scesero dai vecchi e stanchi occhi della donna, mentre si accasciava su una sedia senza più forze.
«Mamma no... Non piangere ti prego.» l'uomo si piegò all'altezza del suo viso, quel viso che quando era bambino aveva disegnato tante volte scrivendo sempre "Ti voglio tanto bene mamma" «Se domani non tornerò, tu devi promettermi che andrai avanti. Come se nulla fosse okay?»
«No! Sei il mio unico figlio... Come faccio a fare finta che non è successo nulla? Io ti aiuterò figlio mio, come facevo tanti anni fa, non ti ricordi?» la donna singhiozzava sistemando i capelli all'uomo tentando di controllarsi, di trasmettergli forza... Ma non ci riusciva.
«Mamma, mamma... Troppo tardi, è giunta la mia ora. Devo andare.» l'uomo scosse la testa, rivolgendole un ultimo dolce sorriso, rabbrividendo alla vista della sua mamma in lacrime «Devo lasciarti e affrontare la realtà, non l'ho mai fatto sai? Una volta c'eri sempre tu che addolcivi il mondo per renderlo un posto migliore ai miei occhi... Non voglio morire, mamma.» l'ultima frase la sussurrò, stava mostrando un suo lato.
Quello debole.
L'anziana donna, in tutta risposta, gli accarezzò il viso mentre gli baciava la fronte.
Esattamente come quando gli dava la buonanotte.
«A volte... Vorrei non essere mai nato.» l'uomo ricambiò il bacio, per poi dirigersi lentamente alla porta.Mentre usciva dalla sua vecchia casa, intravide un sagoma di un uomo, più precisamente di un poliziotto.
Era finita lo avevano trovato.
«L'abbiamo trovato!! L'abbiamo trovato!!» urlò quel poliziotto cominciando a rincorrerlo, seguito da altri poliziotti accompagnati da dei grossi cani.
Il quartiere dove aveva ucciso quell'uomo era lo stesso dove abitava la sua mamma, per questo l'avevano trovato subito, però lui era cresciuto in quel quartiere.
Sapeva ogni nascondiglio, ogni vicolo.
Svoltò velocemente in una stradina così stretta che i muri delle case gli toccavano le spalle, però non gli interessava c'era un ottimo nascondiglio.
Un nascondiglio che nessuno avrebbe mai pensato, un nascondiglio all'interno di un muro, quasi come un passaggio segreto.
Il vicolo nella quale l'uomo era entrato, una volta era un luogo di scambio tra i vari spacciatori di quella zona, perciò era stato creato quel "passaggio segreto".
L'uomo si nascose, stringendo le gambe al petto cercando di restare immobile e di non respirare tanto rumorosamente.
Chiuse gli occhi.
A quest'ora sarebbe stato a casa, se non avesse combinato quel pasticcio.
Magari si stava guardando un film.
La scorsa sera aveva riguardato per la decima volta "Scaramouche", quello sì che era un bel film.
Un film del genere quello non lo faranno mai più.