Capitolo 1

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Era la solita storia, anche oggi dovevo dirigermi in quello squallido locale. Ma non potevo farci nulla, in questo posto ero nato e in questo posto quasi sicuramente sarei morto. Mia madre lavorava in questo bordello come prostituta e io fui l'oggetto indesiderato che le rovinò la "carriera", frutto di una relazione con uno sconosciuto senza alcuna precauzione. Demonio o demone, questo per anni è stato il mio nome. Poi arrivato all'età di 5 anni mi ha costretto a "lavorare" dove lavorava lei, mi diceva "vuoi vivere? guadagnatelo da solo il pasto di fine giornata" . Il Capo mi diede un nome, ma solo perché una prostituta col nome Demone non attirava i clienti. Così da quel giorno diventai Yūichiro, anche detto Yuū.
Oggi avevo il doppio turno, sia ai tavoli sia nella blackroom.
Dovete sapere che il bordello in cui lavoro non è un comune bordello, infatti avevamo un bar/pub e al posto delle normali camere da letto delle stanze adibite a giochi erotici. Queste stanze avevano appunto il nome di blackroom.
La divisa da lavoro consisteva in un paio di pantaloni di pelle nera molto aderenti che mettevano bene in evidenza culo e pacco, il sopra era variabile a volte avevo una canottiera nera di pelle a collo alto, decorata con delle cinghie, molto fasciante che metteva bene in mostra il mio fisico asciutto e con qualche accenno di muscoli, l'alternativa era un corsetto nero. Queste due si alternavano a seconda di come girava al capo.
Oggi ci fece andare di canottiera.
Attaccai il mio turno alle 21.00, per il momento dovevo solo servire i tavoli e subirmi tutte le occhiate maliziose e le palpatine di quegli schifosi ubriaconi.
Ma avevo un brutto presentimento, che si rivelò esatto, alle 23.30 il capo mi chiamò per mandarmi a preparare, mi aveva assegnato il ballo di chiusura.
Il ballo di chiusura era una lap-dance all'interno di un cubo sospeso in aria. Per questo spettacolo dovevo cambiarmi e mettermi degli abiti più consoni, ovvero dei pantaloncini microscopici in pelle accompagnati da degli stivali, sempre in pelle, che arrivavano fin sopra il ginocchio retti da delle fibbie che si collegavano a una cintura che avevo in vita. Il sopra consisteva in un top fatto di lacci di pelle che lasciavano esposti i capezzoli, anche questo collegato alla cintura.
Le luci si abbassarono, tutta la sala si fece silenziosa e io venni calato con la scatola dal soffitto. Fasci di luce a neon ora puntavabo su di me, partì la musica e iniziai a ballare.
Mentre ballavo la sala esplose, fischi, urla e applalusi.
Odio quando devo fare questa esibizione, quello che ne segue non è mai nulla di buono.
Chi si ritrova dentro la scatola sarà la Star della serata e questo vuol dire che dopo dovrò fare gli straordinari nella blackroom. I peggiori, i più deviati verranno da me.
Si, guadagnerò il doppio, ma domani il dolore regnerà sovrano sul mio corpo. È già successo che anche più clienti volessero divertirsi contemporaneamente.
La musica tace, le luci si spengono. La scatola viene calata sul palco e si spalanca. La musica riparte e io con lei, ora mi piovono addosso banconote e coriandoli, i porci ad ogni minima occasione ne approfittano per toccarmi.
Lo odio questo lavoro... non puoi fare nulla per ribellarti, puoi solo subire.
Ed è quello che sto facendo ora, il palco è un piccolo cerchio rialzato al centro della sala con un palo in mezzo, e ora che è finito il balletto si è formata una ressa di scimmioni intorno a questo.
Mi toccano ovunque, si divertono a giocare coi miei capezzoli, mi lasciano soldi ovunque.
Dopo quelle che mi sembrano ore, riesco a ritirarmi nel mio camerino per potermi fare una doccia veloce e prepararmi per incontrare il primo cliente. Quando esco dalla doccia mi ritrovo una strana busta con gli ordini del mio "padrone", ovvero il prossimo cliente. Dentro la busta trovo una collana posturale borchiata con tanto di gancio per eventuali catene o guinzagli, delle orecchie da gatto, un bavaglio fallico enorme, e non scherzo quel cazzo è larghissimo e soprattutto lunghissimo, con i tratti somatici di un gatto, un body da bondage munito di una cintura di contenzione che permette il cambio di eventuali vibratori senza essere sfilata, dei guanti a moffola che impediscono l'uso delle mani i quali vanno a coprire tutti gli avambracci, un buttplug a forma di coda di gatto e infine un biglietto con delle istruzioni: VOGLIO TROVARTI PRONTO NEL TUO CAMERINO CON TUTTO ADDOSSO PER LE 12.30 by YOUR MASTER.
Guardai l'orologio, erano le 12.25,merda, avevo solo 5 minuti.
La cosa più facile da mettere furono le orecchie, poi venne il collare che scoprii essere pure elettrificato. Poi venne in turno del buttplug, deglutii, non l'avevo mai fatto da solo e soprattutto mai senza un'adeguata preparazione, ma non ne avevo il tempo. Ci volle tutta la mia forza di volontà per infilarlo e mi fece un male porco, quel maledetto aggeggio era anch'esso enorme. Quando riuscii nell'impresa avevo il fiato corto, ora dovevo riuscire a muovermi ed a infilarmi il body.
Ora mancavano solo gli ultimi accessori, mi misi il bavaglio e per poco non mi strozzai, il fallo mi arrivava praticamente in gola, in più tra quel cazzo enorme e il collare posturale facevo fatica a respirare. Per ultimo misi i guanti, anche se ebbi una certa difficoltà col secondo.
Avevo appena finito che sentii là porta spalancarsi alle mie spalle, sentivo uno sguardo di fuoco percorrermi tutto il corpo, qualcuno si avvicinò silenziosamente, mi accarezzo e mi studiò più da vicino, sentii là sua lurida lingua percorrere tutto il mio orecchio per poi infilarcisi dentro e una volta esplorato tutto me lo morse con violenza fino a farmi uscire del sangue.
Quando si ritenne soddisfatto mi bendò e facendo partire una scarica elettrica dal collare mi fece accasciare a terra.
Ero lì, ansimante quando mi sussurrò all'orecchio: <<ora da bravo gattino quale sei mi seguirai fino alla tua blackroom e poi ci divertiremo insieme per tutta la notte>>
E così dicendo agganciò una catena alla collare iniziando a tirare, fui costretto a seguirlo su 4 zampe, non aveva intenzione di farmi alzare.
Ero disorientato data la mia momentanea cecità e per cui lento, credo si stesse innervosendo, cosa che mi fù confermata dallo schiocco della catena sul mio fondoschiena. Aveva usato questa come frusta per intimarmi di andare più veloce.
Ora intorno a me sentivo un brusio continuo, molto probabilmente stavamo passando in mezzo alla sala da bar, lo stronzo voleva umiliarmi completamente. La maggior parte delle cose che sentii furono risolini soffocati e commenti pervertiti.
Strano ma vero fu un sollievo arrivare alla blackroom, ma quel sollievo durò ben poco. Per farmi entrare più velocemente decise di prendermi a calci fino al centro della stanza. Ero lì accasiato a terra già sfinito, quando la sessione non era ancora iniziata.
Lo sentii avvicinarsi, mi sollevò per i capelli e mi soffio acido nell'orecchio <<preparati a soffrire ora, TROIA>>
Come se già non soffrissi.
Mi tolse la benda e i guanti per andare a sostituirli con un mono guanto che mi teneva le braccia legate insieme. Poi mi tolse anche il body lasciandomi completamente esposto.
Lo sentii armeggiare con qualcosa alle mie spalle, che poi si rivelò essere la catena della carrucola che agganciò al guanto per poi issarmi. Quando si fermò ero sospeso a pochi centimetri da terra. Mi mise delle cavigliere di ferro a cui poi legò du catene fissate al pavimento. Queste mi tenevano le gambe divaricate, tendendomi tutti i muscoli al massimo e impedendomi ogni movimento.
Mi si piazzò di fronte e finalmente potei vedere io mio lurido padrone. Era un uomo giovane, alto e snello, con dei lunghi capelli argentei tenuti legati in una coda alta e due occhi vermigli.
<<ma guarda un po', non sapevo che il fantomatico Yūichirō avesse due occhi smeraldo, sono fantastici, me lì porterei a casa>>
Mentre parlava continuava a toccarmi a masturbarmi, in poco tempo me lo ritrovai duro ed eretto. Stavo per venire quando si bloccò facendomi gemere <<eh no bello mio, non ti lascerò venire, prima devi soffrire>>
Così dicendo tirò fuori da non so dove una speciale gabbia per cazzi fatta di cinghie alla cui estremità vi era una cupoletta di ferro con un piccolo tubicino rigido che sporgeva verso l'interno. Prese in mano il mio cazzo e molto lentamente iniziò ad infilarmi il tubicino dentro l'uretra, incomincia a vedere le stelle, volevo urlare ma mi era impedito dall'enorme fallo che ancora avevo in bocca. Serrai gli occhi e sopportai, quando percepii la fredda cupola di metallo venire a contatto con la pelle mi sfuggì una lacrima.
Riaprii gli occhi e lo vidi afferrare il gatto a nove code elettrificato, stava per sferrare il primo colpo quando si bloccò all'improvviso
<<ma se ti colpisco e tu sei ancora imbavagliato non c'è gusto, non potevo ricordarmelo? >>
Toh uno stronzo pervertito con lo spirito a banana.
Comunque detto quello mi tolse anche il bavaglio e finalmente potei respirare.
<<ora voglio sentirti contare, non perdere il conto miraccomando se no dovremo riniziare dall'inizio>>
Non mi lasciò il tempo di metabolizzare quello che aveva appena detto che iniziò.
Serrai i denti per non dargli la soddisfazione di sentirmi urlare e iniziai a contare <<... u-uno... due... tre>> e così via. Lo stronzo di stava divertendo da pazzi, il mio torace e la mia schiena erano pieni di solchi e bruciature, eravamo arrivati a 50 frustate.
<<bene bene Yuū, altre 50 e facciamo numero perfetto>>
Passa un'altra mezz'ora così, all'ultimo schiocco però cedetti, era stato dieci volte più potente degli altri, urlai come non avevo mai urlato.
Non ce la facevo più, il mio limite era stato superato da un pezzo.
Ma ovviamente non era ancora finita.
Me lo ritrovai alle spalle, a passare le dita sopra i solchi lasciati dalla frusta, scendeva lentamente sempre più.
Poi arrivò al mio fondo schiena, si mise a giocare con il buttplug, lo ruotava lentamente al mio interno, lo spingeva ancora più in profondità. Io gemevo al quella tortura, faceva male e non mi piaceva ma il mio corpo la pensava diversamente. Infatti il mio cazzo era di nuovo sveglio e voglioso di venire. Gemetti più forte all'orgasmo negato dalla gabbia.
<<ma guarda un po' qui, abbiamo un masochista a quanto pare, eh eh>>
Detto questo con un unico violento gesto sfilò la coda facendomi urlare ancora una volta e provocando un'ulteriore ingrossamento del mio cazzo, era una cosa insopportabile.
Mentre io cercavo di riprendere un po' di contegno, lui rovistava in un cassetto alla ricerca di qualcosa, che si rivelò essere un rocket, un piccolo vibratore molto potente, incominciò a stimolare i capezzoli con questo, poi passo al cazzo perché evidentemente per lui non era ancora abbastanza eccitato poi riportò le sue attenzioni sul mio fondoschiena.
Con un unico lento gesto lo infilò su per il mio ano mandandolo in profondità, poi da una tasca ne tirò fuori un secondo e infilò purè quello, ne seguirono altri 5 o 6 avevo perso il conto.
Quando si ritenne soddisfatto iniziò ad attivarli, uno alla volta, li azionava lentamente fino a farli arrivare alla loro massima capacità di vibrazione. Quando tutti furono attivati mi vibravano addirittura le viscere. Pure i miei gemiti andavano a ritmo delle vibrazioni.
Lui si era allontanato di qualche passo per godersi meglio lo spettacolo di me diviso tra estasi e dolore.
Poi si stufò di fare lo spettatore, lo vidi slacciarsi la cintura e calarsi pantaloni e mutande tutti in una volta. Anche la sua virilità era già pronta all'azione quindi non perse tempo e senza un minimo di preavviso mi penetrò con violenza.
La sua presenza era troppo per me, stavo urlando dal dolore, mai il mio retto aveva contenuto così tante cose tutt'e insieme. Ma a lui non importava, anzi sembrava piacergli lo spazio angusto del mio retto. Spingeva con forza andando sempre più a fondo, sempre più velocemente e sempre con maggiore violenza. Mi stava letteralmente spaccando il culo. Dopo una buona ventina di minuti mi venne dentro.
Una volta venuto uscì da me e si ricompose. Mi si avvicinò con sensualità e mi sussurra all'orecchio
<<bene, direi che per oggi ho goduto abbastanza, e visto che anche tu hai sofferto abbastanza credo si venuto il momento di liberarti>>
Io lo guardavo a occhi socchiusi in preda al dolore, non capendo cosa volesse. Ma ci arrivai appena sentii là sua mano sul mio cazzo. Mi stava liberando l'erezione, non fece in tempi a sfilarlo del tutto che il mio corpo fece il lavoro al posto suo, gli venni in mano macchiandogli i vestiti.
Mi aspettavo che si arrabbiasse, che mi punisse per questo mio errore, ma non lo fece. Stava ridendo, si stava prendendo gioco di me ma non avevo la forza per sputargli in faccia. Stava ancora ridendo quando svenni.
Mi risveglii quando il mio amico Yoichiro entrò nella stanza poiché era preoccupato per me. Aveva visto il mio cliente andarsene ma io dopo mezz'ora non ero ancora uscito così era venuto a controllare.
Mi aveva sganciato da tutte le catene, e liberato dal collare posturale.
Cercai di alzarmi ma qualcosa che vi brava al mio interno me lo impedì, facendomi stramazzare al suolo dal dolore, lo stronzo sé n'era andato lasciandomi lì con addirittura ancora dentro i vibratori. Yoichiro mi chiese un tacito permesso con gli occhi per procedere a toglierli, sapeva che mi avrebbe fatto male. Aspettai qualche secondo, il tempo di prepararmi psicologicamente, e poi gli diedi il permesso, non prima di essermi tappato la bocca con una mano, non volevo mostrarmi debole davanti a lui.
Quando finì di toglierli ero di nuovo sull'orlo dello svenimento. Le pareti anali mi bruciavano tutte, ma ignorai il dolore e tutto tremolante mi alzai. Lì vicino appeso a un muro c'era un accappatoio, lo indossai e provai a dirigermi verso casa mia. Questa era un piccolissimo monolocale al di sopra di questo bordello gentilmente fornito dal capo.
Non ero neanche arrivato alla porta della stanza che le gambe cedettero.
Yoichiro gentilmente si propose per accompagnarmi, accettai riluttante, odiavo farmi aiutare, ma era strettamente necessario, in quelle condizioni non ce l'avrei mai fatta da solo.
Appena toccai il letto di casa mia crollai, stanco morto. Ma ad aspettarmi c'era un sonno dominato da incubi e ricordi di un triste e lontano passato.

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