Ci sono momenti, nella vita, in cui realizzi che tutto ciò che hai sempre desiderato avresti potuto ottenerlo con più impegno, con più volontà. Non esiste alcuna scusa che possa reggere il concetto di un volere così grande che ti consuma, che prende ogni cosa.
È proprio così che Adele vuole ricordare quella serata dell'otto dicembre. Passione, volere, eccitazione e fragilità erano le uniche cose presenti in quella stanza.
"Chi me lo fa fare?" Continuava a ripetersi, "non mi vorrà mai" diceva. Ma è proprio in quella consapevolezza che c'era un briciolo di speranza, un briciolo di sapere che la legava stretta a non scappare, a provarci.Ci sono persone che incontri che sai già che ti bruceranno l'anima solo avvicinandosi, ma tu, non essendo a conoscenza del fuoco, del rischio, ti avvicinerai così tanto da farti scottare, bruciare, lacerare.
Era così quella sera, Adele era a conoscenza del rischio che stava correndo, sapeva che sarebbe potuta non uscirne viva, ma a lei piaceva il pericolo.
La giornata iniziò normalmente, tra una bugia ed un'altra. "Sono a Bergamo" gli disse "non posso raggiungerti" aggiunse. Ma lei voleva vederlo più di ogni altra cosa, più di qualsiasi ostacolo.
Perché mentire? Perché non arrivare al dunque?
Lui era ciò che voleva e in quelle poche ore se ne accorse. Arrivò alla triste certezza che, senza di lui, si sentiva male quella sera.
Erano le 16:30 di pomeriggio quando Adele arrivò al bar. Era al telefono, persa tra una chiacchiera ed un'altra che non si accorse nemmeno del ragazzo che arrivò dietro di lei, per poi stamparle un bacio sulla guancia. Passarono la serata insieme i due, fino all'ora di andare via.
Erano le 18:30 quando i due decisero di andarsene da quel locale troppo pieno per le loro colpe d'amore, pieno di occhi in grado solo di criticare, pieno di persone che sanno solo essere gelose.
Arrivarono a casa del ragazzo, Adele si sentiva spaesata e cercava di smorzare la tensione con qualche risata, con qualche battuta.
Il ragazzo si fece una doccia e lei, pazientemente, lo aspettò. "Potrei pure andarmene, in realtà" continuava a ripetersi, ma il ragazzo, a quanto pare, tu più veloce dei suoi dubbi, più veloce di ogni insicurezza.
La ragazza, dopo averlo visto, si rese conto di quanto volesse avere un contatto più vicino, più carnale, così, banalmente, gli chiese di asciugargli i capelli. Durante questo il ragazzo faceva ogni cosa possibile per stuzzicare Adele, per giocare con lei.
Una volta terminato, il ragazzo la buttò sul letto e la baciò. Lei, in quel momento, pensò di non poter sopravvivere. La sua delicatezza, le sue labbra, le sue mani erano troppo per lei. La stava trattando come nessuno aveva fatto mai, come un qualcosa di fragile, qualcosa che poteva andare in mille pezzi.
Non si rese neanche conto del suo ansimare, del suo volere quel ragazzo più di ogni altra cosa.
Il ragazzo si soffermò sulla ragazza, prima con le mani, poi con le labbra ed esploravabogni centimetro del suo corpo. Era una tortura per lei, un qualcosa di insostenibile. Lo fecero, fecero sesso. Non si poteva nemmeno chiamare amore, era solo un piacere carnale, un gioco.
La ragazza sentiva la sua passione, il suo voler comandare. Sentiva ogni fibra del suo esile corpo andare in fiamme sotto quello del ragazzo. Sentiva le sue mani sul suo seno, sulle sue gambe, dappertutto.
Subito dopo, il ragazzo decise di dormire con la ragazza. Si sdraiarono insieme, sotto le coperte, nudi e ancora accaldati per ciò che era successo poco prima. Lui le avvolse entrambe le braccia attorno e lei, coscientemente, pensò "stavolta o mi salva o mi ammazza". Aveva lui il potere, la ragazza era completamente sottomessa a quegli occhi che tanto amava, quegli occhi che l'avevano mandata in confusione. Così azzurri da fare male, così profondi da far paura.
I due dormirono, si rilassarono e intorno alle 20:30 decisero di tornare al bar, dove lui lavorava.
Non fece mai scelta più sbagliata di quella la povera Adele. Non si sentì mai così male in vita sua, si sentiva delusa, tradita, sporca e, per finire, una puttana. Lui l'aveva trattata da tale, non poteva esistere alcuna spiegazione in grado di reggere il suo comportamento. Lui l'ha usata come si usano gli oggetti di cui hai bisogno una volta sola, l'ha gettata via come se fosse fatta di ferro, come se riuscisse a proteggersi da ogni cosa.
Certo, la ragazza non si aspettava una relazione duratura dopo l'accaduto, ma almeno un sorriso e un "non sei stata solo per questa notte, ti voglio ancora" le sarebbero bastati.
--- Spazio autore ---
Parto dicendo che non so nemmeno io perché ho pubblicato questa storia. Forse ne sentivo il bisogno, forse avevo solo voglia di farlo.
L'unica cosa che chiedo è di non far passare pezzi della storia, pezzi di me, per vostri scritti. Ci ho messo l'anima, la mia vita e le mie esperienze, quindi ve ne sarei grata.Giulia xoxo
STAI LEGGENDO
Ogni petalo un'illusione, ogni spina una realtà.
Romance"Ci sono persone che incontri che sai già ti bruceranno l'anima solo avvicinandosi"