"Ciao Hanji,
come stai, cara?
Spero che nel tuo Paradiso di Giganti Buoni tu ti trovi bene.
Siamo riusciti finalmente a trovare un po' di tranquillità: la guerra nel nostro mondo è finita, i giganti sono morti, le minacce sparite.
Siamo usciti dalle mura, sai? Tutti, dal primo all'ultimo. Ora che i giganti non ci sono più abbiamo la possibilità di girare liberamente, senza dover stare più in gabbia. Ho guidato io stesso il primo squadrone fuori dal Wall Maria. Il mondo fuori è... veramente bellissimo, adesso che è vuoto.
Vorrei tu fossi ancora con me, mia cara. Con tutti noi.
Sono sicuro ti sarebbe piaciuto vedere il mare, le montagne e tutte le meraviglie che i tuoi bellissimi occhi non hanno avuto la possibilità di vedere, prima di quello che ti accadde."
Il giovane si fermò di colpo, la piuma abbandonata dalle candide mani, con le lacrime che si facevano strada sul suo volto. Dei pesanti singhiozzi si aggiunsero ad esse, costringendolo a chiudere gli occhi, impedendo ad un Levi con il cuore distrutto di continuare la sua scrittura.
Il ricordo di quel momento era vivo nei suoi occhi tristi, che, dopo aver visto la sua fidanzata morire inghiottita da un gigante, si erano spenti del tutto.
Lasciò passare qualche secondo, bloccato in quello stato che in altre situazioni e in altri tempi avrebbe definito pietoso, e asciugandosi velocemente le lacrime, per non bagnare troppo il foglio, si rimise a scrivere.
"Lascia che ti dica, amore mio, quello che il tuo abbandonarci ha portato: dolore certo, quello nei nostri cuori c'è sempre stato e non se ne andrà mai. Ma soprattutto, ha portato la flebile fiamma della speranza, che si era creata con la tua scoperta sul punto debole dei giganti, a spegnersi del tutto.
Nessuno riuscì più ad accenderla.
Ci provarono in tanti, pure in troppi, a rimpiazzarti, ma tu eri l'unica che riuscisse a portare gioia nei cuori dei nostri compagni, dei nostri soldati e scienziati, e soprattutto nel mio.
Spero tu abbia una minima idea di quanto io ti abbia amata. Dal primo momento che ci siamo visti tu eri tutto quello a cui riuscivo a pensare lucidamente.
Quei tuoi occhi vivaci, meravigliosi e caldi riuscivano a farmi dimenticare il passato, riuscivano a farmi sorridere. Dici che qualcuno li notava quei sorrisi?
Rispondo io per te: no. Non li notava nessuno, tranne te.
Tu notavi tutto, dal primo all'ultimo sorriso, i miei "sorrisetti", come li chiamavi tu in quella tua strana lingua antica che studiasti tempo fa, erano solo per te. Ma a me stava bene.
Mi stava bene perché eri l'unica in quel buco che meritava di vedermi accennare anche solo un emozione.
Meritavi il mondo, sai?
Ogni angolo e nicchia dovevano essere tuoi.
Ogni stella doveva essere tua, anche la luna e il sole.
Te li avrei donati io stesso se fosse stato necessario, ma tu eri una donna che non aveva bisogno di queste cose, e io vado molto fiero di te per questo. Ti rendeva potente, molto più potente del "Soldato più forte dell'intero esercito", di qualunque altra cosa terrena e non. Ti vedevo rifiutare ogni premio per le tue vittorie, ma il governo era cocciuto e continuava ad affibbiarti premi di cui non avevi mai bisogno e titoli per i tuoi studi.
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|| Lettera di un cuore spezzato ||
Fanfictiono n e s h o t in cui un cuore spezzato ha trovato la speranza. (Avviso! Questa è una LeviHan scritta tra il 2017 e il 2018, e non segue gli avvenimenti della storia originale.)