cap.1

9K 315 325
                                    

22 settembre, 23.14

Le catene schioccarono negli anelli.

I muscoli di Eren si tesero sotto gli anelli d'acciaio che lo tenevano bloccato a terra.

Gli occhi rossi, malvagi e assetati di sangue perlustrarono la stanza, in cerca di qualcosa a cui fare del male.

Si fermarono sulla porta di ferro arrugginito quando la serratura scattò, facendo entrare un uomo in divisa, tremante come una foglia, che reggeva un vassoio con del cibo in mano.

Sulle labbra di Eren apparve un sorriso sadico. La porta si chiuse alle spalle dell'uomo, facendolo sussultare mentre diceva al compagno di fuori:- La prossima v-volta ci vieni t-tu.

Eren ridacchiò ed inclinò la testa di lato, facendo muovere le catene che aveva al collo:- Paura, Ernie?

L'uomo tremò più forte sentendo la voce sadica e folle del ragazzo fuori controllo, deglutì e ricorse a tutto il suo coraggio per spingere il vassoio verso Eren.

Poi si voltò e prese a battere il pugno contro la porta, gridando al compagno di farlo uscire, mentre Eren rideva come se vedere il terrore negli occhi dell'uomo lo divertisse.

Quando la porta si aprì e l'uomo scattò fuori, il ragazzo incatenato gridò:- SCAPPA PURE, ERNIE! TANTO DOMANI NOTTE VERRÒ A PRENDERTI!

E rise ancora.

Quella risata disumana si sparse per tutta la cella e poi lungo il corridoio sotterraneo, rimbombando sulle pareti umide del reparto più pericoloso dell'ospedale psichiatrico.

...

23 settembre, 11.34

Levi
Me ne sarei stato volentieri con la schiena contro il muro freddo e quel libro tra le mani per un altro pezzo, ma era l'ora della mia seduta di cura.

Non ero un caso grave. Non ero nemmeno pericoloso per le persone (a meno che io non decidessi di esserlo, e quello sarebbe stato un reato vero e proprio).

Ma ero mentalmente instabile.

E la verità è che non potevo curarmi da quella cosa, perché ormai ci convivevo.

All'inizio non succedeva spesso, ma a volte accadeva che perdessi il controllo di me e che vedessi ciò che facevo come se fossi in terza persona.

Facevo cose come andarmene in giro nei posti più improbabili, scrivere frasi sconnesse e a volte minacciose, ma non avevano alcuna relazione con me.

Era sempre stato così, che io ricordi, ma avevo deciso solo tre anni prima di allora di farmi curare.

Non l'avevo fatto prima solo perché non succedeva quasi mai e perché nessuno si era mai fatto male, nemmeno io, però da quando mi ero trasferito in quella città il tutto era aumentato e così avevo deciso di farmi chiudere lì.

Il problema? Peggioravo.

Quasi tutte le notti mi svegliavo e scrivevo frasi sul muro, parlavo da solo e cantilenavo motivetti sadici in un angolo della mia stanza.

Eppure parlavo di persone che non conoscevo, situazioni mai vissute e vendette mai pensate.

Mi alzai dal pavimento seguendo una guardia fino all'ufficio del mio dottore: Hanji Zöe.

Era una persona... strana? Era incredibile che lavorasse per curare i pazzi invece di essere una di loro.

Aprii la porta e il caos del suo ufficio mi si parò davanti facendomi venir voglia di vomitare... tutto quello sporco, i fogli per terra, il cartone di pizza vecchio di mesi sulla mensola... oddio che schifo.

Hanji emerse da dietro la scrivania:- Oh, ciao Levi! Allora tutto bene?- domandò allegramente.

- Certo... quando pulirai questo casino?

- Non so... ma parliamo di te.- cambiò discorso con una velocità incredibile, appoggiando i gomiti alla scrivania e unendo i polpastrelli delle mani.

- Hai chiacchierato con i muri anche questa notte?

Sospirai:- Già.

Lei scrisse qualcosa nella mia cartella:- Quale fantastico argomento?

Roteai gli occhi mentre elencavo:- Il solito: Ti verrò a prendere... morirete tutti... avrò la mia vendetta... eccetera.

Hanji scrisse ancora:- Nient'altro?

- Beh, c'era quel motivetto... uhm...

Sono in giardino, ed ho un coltello,
Apro la porta... puf!
È sporco di sangue.

Salgo le scale, ed ho le forbici,
Arrivo di sopra... puf!
Sono sporche di sangue.

Sono in corridoio, ed hai una corda,
Entri nella stanza...

Eren

...Puf!
È sporca di sangue.

Sei nella stanza, e non lo sai,
Ti guardi le mani... puf!
Sono sporche di sangue.

.
.
.
Crollai in ginocchio, facendo cadere le catene a terra.

Mi facevo schifo.

Mi guardai le mani. Non erano sporche di sangue ma era come se lo fossero.

Mi ricordavo di ieri sera, fino a quando... beh... puf!

Ero sparito e quella merda si era fatta vedere.

Sapevo di essere un mostro, sapevo che avevo ucciso delle persone.

Quella cosa era dentro di me e si divertiva a distruggermi la vita, allontanava tutte le persone da me, mi trascinava nell'oblio di immagini confuse e sangue tutte le notti.

E non sapevo se era parte di me, o se io ero parte di lui.

Forse l'intruso ero io e nemmeno lo sapevo.

Mi presi la testa tra le mani e piansi.

Piangevo sempre dopo quelle notti.

Piangevo perchè non potevo uccidermi.

Piangevo per il sangue invisibile sulle mie mani.

Piangevo per non far ridere quella voce.

Angolo deficente:

Me: *arriva correndo* *si mette sotto i riflettori*

Regista: Tu. Sei su wattpad da mesi e solo ora ti degni di pubblicare qualcosa.

Me: *suda freddo* eh... che....

Regista: TACI E DÌ QUALCOSA CHE SIAMO IN DIRETTAH!

Me: Heiiiiiiii unicorni :D

Allora. Ditemi che ne pensate come primo capitolo e se per caso avrete la malsana idea di ripostare il disegno del capitolo taggatemi perchè l'ho fatto io.

E niente.

Shiao 💙

Psycho || Ereri ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora