Capitolo 4

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<Io amo tuo fratello, non lo tradirò mai. Pensavo che tu fossi come lui e invece, a quanto pare, mi sbagliavo.> disse la ragazza bionda lanciandomi uno sguardo divertito.

Mi aggrappai al cornicione sopra di me, facendomi forza sulle braccia per riuscire a sollevarmi verso il balcone di un'altra camera. <Keira fermati, è troppo pericoloso.> cercai di avvertirla, ma tutto d'un tratto la vidi barcollare e cadere nel vuoto. I suoi occhi mi guardarono per l'ultima volta, come se le ricordassi la persona che aveva amato più di tutte al mondo, mentre i suoi capelli biondi le svolazzavano intorno al viso; quei capelli biondi che poco dopo si sporcarono di sangue rosso.

Mi svegliai di soprassalto, mettendomi seduto sul letto di colpo e iniziando a respirare affannosamente. Era la terza notte che quella scena, a cui avevo assistito, tornava nella mia mente sotto forma di sogno. Freud diceva che i sogni sono valvole di sfogo per le nevrosi che subiamo durante la giornata e che un sogno diviene a puntate quando il problema in questione non è ancora stato smaltito del tutto. Quindi, secondo questa logica, stavo ancora pensando alla tragica morte di Keira? Si, probabile. Durante la giornata era facile che mi tornassero in mente quelle poche ore trascorse con lei, dalla nottata di fuoco e fiamme alle prime luci dell'alba, momento del suo decesso.

Piano piano ripresi il controllo di me stesso e guardai l'orologio. Le 5.30am. Tra meno di tre ore avrei avuto scuola e di riprendere sonno non se ne parlava proprio: avevo troppi pensieri vaganti nella mia mente per riuscire ad addormentarmi di nuovo. Mi alzai dal letto e mi infilai nella doccia, liberandomi da quel paio di boxer con cui avevo trascorso la nottata, lasciando che l'acqua fredda scivolasse lungo il mio corpo nudo e sudato. Dalle poche ore trascorse con Keira, avevo potuto capire abbastanza di lei: una giovane ragazza russa di circa diciannove anni, trasferitasi a Londra per studiare e caduta tra le mani di mio fratello. <<Sono innamorata di tuo fratello, non lo tradirei mai.>> Mi soffermai molto su questa frase, pensando a come quella ragazza potesse essersi innamorata di una persona come mio fratello, così egocentrica e perfida da non poter essere nemmeno inserita nella lista delle persone che avrei voluto invitare alla mia festa dei diciotto anni. Eppure è mio fratello. Pensai a quando avevo compiuto l'età necessaria per essere considerato un vero e proprio cittadino inglese e al regalo di compleanno che Edward mi aveva inviato. Una Beretta 92F, pistola usata persino dai soldati dell'esercito americano, con allegata una nostra foto da bambini. Nostra madre non si sarebbe mai aspettata due gemelli e, anche essendo stati educati dalla stessa persona per ben 16 anni, non avrebbe mai pensato che saremmo stati così diversi in tutto e per tutto - a parte le caratteristiche fisiche completamente identiche, ovviamente - e i diversi stili di vita. Io ero solito vivere di giorno, mio fratello di notte. Io andavo a scuola e studiavo come un perfetto ragazzo della mia età, mio fratello odiava studiare ed era solito frequentare corse automobilistiche e giri di stupefacenti illegali. Io ero un piccolo sfigatello con occhiali e divisa scolastica, lui era il solito ragazzo cattivo che si portava a letto decina di ragazze. Con il tempo ero cambiato, avevo frequentato posti e persone che mi avevano cambiato la vita ed ora facevo parte di un'organizzazione segreta che teneva d'occhio i movimenti sospetti a Londra. Tra questi c'era mio fratello, che da circa due anni si portava dietro obbiettivi e scopi incomprensibili, che lui si ostinava a far diventare reali. Eppure ancora nessuno riusciva a comprendere i suoi piani.

Quando mi fui preparato, presi lo zaino ed uscii di casa. ''Casa'' era un termine troppo lussuoso per un semplice appartamentinto al centro di Londra; con una camera da letto, un solo bagno, una cucina ed un piccolo spazio che mi ostinavo a definire 'soggiorno' solo perché c'era un vecchio divano, precedentemente appartenuto ai miei nonni. Quando mi ero trasferito da Holmes Chapel, era stato facile sceglierlo fra tanti: piccolo e che non dava troppo nell'occhio. Sono sempre stata una persona fin troppo riservata ed un appartamento del genere non mi dispiaceva. Dovevo abitarci io e a me piaceva.

The two faces of dangerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora