Addio, a mai più rivederci

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“Sei uno stronzo!” dissi al ragazzo a cui avevo appena lasciato l’impronta della mia mano sulla guancia.
Quel gesto fece girare tutti i presenti. Una bella litigata attira sempre la curiosità di tutti. Non ci badai. Ero talmente nero di rabbia che non attesi la risposta di quello che da adesso in poi non avrei mai più considerato il mio ragazzo.
Lo piantai in asso, dirigendomi verso l’uscita.
Come aveva potuto essere così sfacciato?! E così codardo!! Se non fossi contro la violenza lo avrei già ammazzato! Lui e quella sanguisuga in tacchi a spillo!
Dopo tutto quello che abbiamo passato, dopo tutta la fatica che ho fatto per poter stare insieme…
Spalancai la porta del locale uscendo nel freddo pungente della notte. La temperatura doveva essere andata sotto lo zero.
Si congela!

È il 15 dicembre Alec che ti aspettavi?

Mi strinsi nella giacca troppo leggera per quel clima e mi incamminai a piedi verso casa.
Mi frullavano in testa una miriade di domande, ma la più dolorosa e frequente era sempre la stessa: PERCHÈ?
Perché mi ha tradito? Mi fidavo di lui. Pensavo che a noi non sarebbe mai successo.

Illuso.

Perché proprio con quella? Era la persona che odiavo di più in assoluto.

E che ti aspettavi? È molto meglio di te.

Perché mi ha fatto questo? Mi ha frantumato il cuore in 1000 pezzi.

Così impari a fidarti delle persone sbagliate.

Calde lacrime cominciarono a rigarmi le guance arrossate dal freddo.
Me le asciugai con rabbia.
Dopo tutto me lo dovevo aspettare. Che cosa mai avrà trovato in me?

No Alec non colpevolizzarti! È lui lo stronzo. Ti ha fatto promesse che poi non ha mantenuto. È tutto colpa sua! Meno male che hai scoperto che razza di persona sia. Inaffidabile e falso!

Dopo 20 minuti di camminata raggiunsi il portone d’ingresso di casa Lightwood.
Tremavo come una foglia, congelato fino al midollo, i capelli piatti e appiccicati dalla leggera pioggerella che aveva cominciato a scendere e gli occhi rossi dal pianto.
Presi le chiavi dalla tasca e cercai di aprire. Non riuscivo a muoverle dal freddo. Caddero a terra.

“Merda” ringhiai tra i denti. Mi chinai a raccoglierle e riprovai a inserirle nella tappa. Dopo svariati tentativi riuscii a farcela.
Spalancai la porta e mi lasciai accogliere da quel calore casalingo che mi rincuorò un minimo.
Entrai sbattendomi la porta alle spalle.

“Alec sei tu?” la voce di mia sorella Isabelle mi arrivò ovattata.
Sentii una porta aprirsi e dopo pochi attimi eccola scendere a capofitto le scale con un sorriso sulle labbra.

“Allora come è andata la serata? Pensavo avresti tirato mattina…”

Interruppe il suo monologo appena realizzò le condizioni in cui mi trovavo.

“O per Raziel! Che ti è successo?”

Eliminò la distanza che ci separava e mi avvolse in un abbraccio.
Mi abbandonai a lei lasciando scorrere le lacrime che avevo ancora, continuando a tremare sia per il freddo che per il pianto.

“Andiamo fratellone, ti preparo una bella cioccolata calda con panna e mi racconti tutto, okay?”

Io annui contro il suo collo e mi lasciai condurre in cucina.
Devo essere ridotto davvero male se accetto anche solo un innocente cioccolata da mia sorella!

Guarda il lato positivo: se muori per intossicazione alimentare almeno non sentirai più questo dolore.

Tre fantasmi per Natale // MalecDove le storie prendono vita. Scoprilo ora