Capitolo Unico

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Una melodia lenta e triste risuonava nella fredda stanza, le note uscivano dal vecchio pianoforte alla pressione delle dita del pianista sui tasti.
Se in quella stanza ci fosse stato qualche spettatore avrebbe di sicuro provato una sensazione simile all'angoscia farsi largo nel suo petto.
La musica era lenta, come la vita del suo compositore, e triste, come colui seduto sul morbido sgabello del pianoforte.
Le dita sembravano muoversi da sole, come un essere estraneo alle volontà del pianista ormai perso nella musica, perso nella sua vita.
Le note della prima mano si fecero sempre più lente e tristi, mentre quella della seconda iniziavano ad essere veloci, sempre più veloci...
Le due mani ricaddero pesanti sui tasti provocando dei suoni atroci.
-Non va, non ci siamo ancora.-
Il pianista sospirò affranto.
-Non è ciò che sto cercando.-
Abbassò il copri tasti e si alzò senza voglia dallo sgabello.
- Mi serve quel qualcosa...-
Il pianista iniziò a vagare per la stanza alla ricerca di qualcosa ormai perduto e dimenticato nel tempo.
-... quel qualcosa che non so identificare. Eppure una volta lo avrei riconosciuto tra mille.-
Si fermò davanti a una grande finestra con lo sguardo perso nella fredda notte.
-Non ricordo proprio che cos'era. Forse era qualcosa di caldo, allegro e... sincero?-
Un altro sospiro. Sul freddo vetro si formò un piccolo alone di condensa provocato del respiro caldo del pianista.
-Era bello e luminoso... era anche rosso...-
Alla memoria del pianista pian piano affiorarono vecchi ricordi ormai offuscati dal tempo.
-Era felice e rideva, la sua risata era magnifica... il suo vestito... il suo vestito era ... rosso?-
Altri ricordi, quasta volta più recenti, pieni di sensazioni orribili e cose da dimenticare, ma che restano lì impresse.
- No. Così non va.-
Il pianista iniziò a camminare per la stanza.
Nelle sue orecchie risuonò una musica.
-Un valzer...-
Il pianista si ritrovò a ballare per tutta la stanza un ballo ormai di tanti anni fa.
-Era bella, era davvero bella...-
Chiuse gli occhi e lasciò riaffiorare tutti i ricordi di quel tempo
-I suoi occhi erano come il cielo, i suoi capelli sembravano dei raggi di sole e il suo nome...-
Delle note risuonarono nella stanza. Il pianista riaprì gli occhi e notò che le sue mani avevano iniziato a suonare le note di quel lontano valzer.
Si sedette sullo sgabello e lasciò andare le mani, poi, richiuse gli occhi sospirando.
-Il suo nome...-
Attorno a lui si aprì una grande stanza piena di persone che parlavano e ridevano, alcune ballavano felici, e, in mezzo ad un gruppo di facce indistinte, un bellissimo vestito rosso.
-È lei!-
Il pianista iniziò a correre verso quel vestito cercando di farsi largo tra le persone, adesso sempre più accalcate.
Il vestito rosso sembrava così lontano e irraggiungibile, eppure adesso poteva vedere chiaramente quei raggi del sole, sembrava avessero luce propria.
Il pianista provò a chiamarla, ma non uscì nessun nome.
-Come ti chiamavi? Come? Io devo saperlo! Io devo ricordare!-
Allungò una mano nella speranza di sfiorare quel vestito nonostante la lontananza.
Poi, come in un sogno, la scena cambiò improvvisamente. Adesso nessuno era accalcato ad impedirgli di raggiungere quella donna. Gli invitati stavano tutti danzando intorno a lui lasciando in mezzo alla pista lui e una figura tanto lontana quanto vicina, un sogno inseguito per anni senza mai essere raggiunto veramente.
-Mi concedete questo ballo?-
Il pianista si ritrovò a fare quella proposta ad una bellissima ragazza vestita di rosso, i suoi bellissimi capelli biondi le incorniciavano un candito viso illuminato da due occhi color del cielo.
-È maleducazione fare una proposta del genere senza prima essersi presentati, non crede?-
La voce della donna era dolce , accompagnata da un allegro sorriso.
-Mi dispiace deluderla signorina, ma io non sono nessuno. Sono solo un semplice pianista.-
La donna si limitò a guardare il pianista con un sorriso curioso.
-Il mio nome è Elise.-
-Elise...-
Nella stanza risuonò una melodia lenta e triste.
-Il suo nome era Elise...-
La melodia iniziò ad essere più veloce, come un valzer.
-Elise è...-
La melodia tornò ad essere angosciante e deprimente, sembrava potesse togliere il respiro a chi la ascoltava.
-È morta.-
La musica si fermò di colpo. Le mani del pianista precipitarono sui tasti. Un suono cupo risuonò a lungo per la stanza.
I candidi tasti bianchi del vecchio pianoforte si tinsero di un rosso denso e scuro.
La stanza diventò fredda e asettica.
Nessuno avrebbe più suonato quel vecchio pianoforte.

Il Suicidio del Pianista Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora