Caffè

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Il bar non era molto affollato: una coppia all'angolo beveva un tè, una donna stava pagando alla cassa. Elisa e Francesco si sederono al tavolo preferito della ragazza e ordinarono un cappuccino. Elisa era nervosa e spaesata, non sapeva cosa avrebbe potuto dirle e senza Betta al suo fianco si rese conto di essere al bar con un perfetto sconosciuto.
Quando il caffè arrivò, nessuno dei due aveva ancora avuto il coraggio di parlare. Francesco era incantato a guardare le mani di Elisa, la volta precedente non ci aveva fatto caso:  portava la fede.
La ragazza notò il suo sguardo vacuo, -Cosa stai guardando?-
-La tua fede-
Elisa ritrasse la mano di scatto. -In realtà non è la fede. Non la indosso mai, questo anello me lo ha regalato per il nostro primo mesiversario. Non so perché, ma so che è giusto che la indossi-
-Vuol dire che tieni a lui-
-Si prende cura di me, a modo suo, ma lo fa. Francesco io non lo potrò mai amare, se io sono qui adesso, con un anello al dito, è solo perché a fine mese i miei genitori ricevono un assegno.-
-Quindi ti sei venduta per un assegno?-
-I tuoi genitori hanno un lavoro vero? Da come parli suppongo che non ti si amai mancato niente.-
Francesco abbassò lo sguardo senza rispondere.
-Tu non devi permetterti di giudicarmi, perché non sai cosa vuol dire sperare che in frigo ci sia abbastanza cibo per la cena, che non arrivi una bolletta troppo alta, che non ti cresca il piede perché comprare un nuovo paio di scarpe è impossibile-
-Io non pensavo che...-
-Ecco appunto non pensare che forse è meglio-.
Elisa si alzò dal tavolino, offesa come mai lo era stata nella vita. Francesco aveva ragione, si era venduta, e sentirselo dire faceva male, ma sapeva che lo aveva fatto per una giusta causa.
Decise di tornare a casa, nonostante si vergognasse di farsi vedere da Mattia, dopo l'accaduto della notte precedente.
Aspettò che l'autobus arrivasse e una volta salita, iniziò a pensare cosa avrebbe detto a suo marito.
Molto probabilmente avrebbe usato la scusa della vodka, erano ubriachi e non si rendevano conto di quello che facevano. O meglio ancora, forse Mattia così come Elisa voleva far finta che non fosse successo niente e non avrebbero fatto parola a riguardo. In fondo Elisa puntava anche sulla presenza dell'unico neurone di Mattia, che chissà magari non si era fatto domande sul perché si fosse svegliato nudo e solo nel letto.
Dieci minuti dopo era davanti al casale Dalmi, indugiò a percorrere il vialetto che conduceva alla dependance, dove alloggiava da poco più di un mese.
Fece un bel respiro e infilò le chiavi nella serratura.
Quando Elisa aprì la porta trovò la casa in totale disordine, per terra c'erano dei vestiti, sul tavolo la bottiglia di vodka della sera prima.
Prese una maglietta dal pavimento e vide che era da donna, ma non era sua.
Si stava avvicinando verso le scale quando sentì la voce di Mattia -Amore? Quanto ci metti a farti la doccia?-
-Se la fai con me ci metterò di meno- rispose una voce femminile.
Quella voce la pugnalò al petto, uscì di casa correndo, cercando di chiudere la porta piano per non farsi sentire.
Mattia aveva un'altra.
Elisa non sapeva cosa fare, tornare in paese e raccontare tutto a Betta? O aspettare  che la ragazza  se ne andasse?
Alla fine optò per la seconda. Andò sul retro del casale dove c'era un'enorme piscina, si sdraiò su un lettino e guardò il sole che tramontava.
Era stata una stupida a pensare che Mattia non avesse un'altra, ma non pensava che l'avrebbe portata a casa loro, nel loro letto dove erano stati insieme proprio la notte prima.
Forse stava dando troppa importanza al loro rapporto, doveva mettersi bene in testa che erano stati obbligati e che mai e poi mai ci sarebbe stato qualcosa tra di loro.
Al crepuscolo tornò a casa sperando che suo marito fosse solo.
Entrò per una seconda volta, trovando al contrario della prima, la casa in ordine: sul pavimento non c'erano più i vestiti, la bottiglia era sparita e c'era silenzio, tranne per il brusio della televisione. Stavano trasmettendo la superbike.
Mattia si voltò verso la moglie. -Eccoti, dove sei stata tutto il giorno?-
Mattia così come Elisa sapeva benissimo cosa era successo la notte prima, ed era stato contento di non trovarla una volta sveglio, sarebbe stato troppo imbarazzante.
-In paese-
Lasciò lo zaino sul tavolo e prese un bicchiere d'acqua. Mattia la scrutava.
-Vuoi qualcosa?- le chiese lei.
Mattia scosse il capo, come se si risvegliasse da un trans. - Un bicchiere d'acqua. Ah, guarda un po' il frigo-
Elisa lo aprì. -Hai fatto la spesa-
Mattia si alzò dal divano e raggiunse Elisa, le circondò la vita con una mano -In realtà la cameriera, ma almeno stasera potremo fare una cena decente- 
-In realtà non ho fame- Elisa si scostò. Le mancava l'aria, solo sfiorandola le faceva venire i brividi e ricordi della notte precedente venivano a galla. -Vado a prendere una boccata d'aria- 
La boccata d'aria di Elisa durò tre ore: camminò su e giù per il parcheggio del casale e aveva fatto il giro della casa tre volte. 
Era buio quando si decise a tornare a casa. Le luci erano spente e il silenzio regnava. Decise di non salire al piano di sopra, quella notte avrebbe dormito sul divano. 

Obbligata a sposartiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora