Capitolo 1

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Ryan mi guardava con desiderio. I suoi occhi viaggiavano sul mio corpo. Tentó di bacirmi <<No.>> lo bloccai posando le mie mani sul suo petto <<Perché? Io ti amo>> <<No. Tu non mi ami. É una cotta passggera>> <<Come puoi dirlo?>> <<Perché ho amato in passato>> mi guardó confuso <<É una storia lunga>> lui annuì <<Mi abbracci almeno?>> sbuffai, ma lo presi per la camicia e mi strinsi a lui che mi bació la fronte cingendomi i fianchi poi una voce odiosa interruppe il nostro addio <<Ryan. Come devo dirti che non ti voglio vedere con quella poco di buono??>> disse incazzata sua madre <<madre, non la chiamare così, tu non la conosci>> <<Non voglio nemmeno conoscerla. Tutto il villaggio parla di voi. É uno scandolo. Scambiarsi delle effusioni prima del matrimonio e pergiunta con una donzella piú grande di te. É una pazzia. É giá tanto che non ti abbia spedito da tuo zio!>> <<Madre, sono solo due anni! Poi mi stava dicendo addio>> quest'ultime parole le sussurró con una tristezza tale che mi si spezzó il cuore. Sua madre continuó a parlare <<Ahh! Ma allora un cervello lo ha pure lei>>  <<Mi scusi, lei non ha il diritto di giudicarmi. Non sa nulla della mia vita, di me o della mia famiglia>> i ricordi si fecero vivi nella mia mente lui mi strinse <<Ti vorró sempre bene piccola, se avrai bisogno di qualcosa io saró qui. Per te>> <<Grazie, sai che per te vale lo stesso>> <<Lo so piccola mia. Lo so>> mi lasció un casto bacio sulla guancia e poi lo salutai.
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Arrivai in fretta a casa e mi subii le urla di mio fratello che, come al solito, mi entrarono in un orecchio e mi uscirono dall'altro.
Entrai in doccia e mi lasciai andare. Feci correre le mie mani sul mio collo come fossero le sue. Non lo sentivo da due anni. Le mani scivolarono sul collo, sul seno, sulle labbra, sulle guance, sulla pancia fino ad arrivare all'intimità. Ed iniziai a massaggiare. Mi morsi le labbra inferiore e trattenni le urla fin quando non venni. Mi mancava così tanto.
Uscii dalla doccia ed indossai l'intimo: mutandine alla brasiliana rosse con il contorno in pizzo nero ed un fiocchetto ed un reggiseno abbinato. Poi mi asciugai i capelli e li resi mossi sulle punte con l'aiuto di un arricciacapelli. Poi indossai degli shorts strappati sotto neri, veramente corti, una T-Shirt gialla, con dei disegni neri annodata sul davanti per lasciare un po' la pancia scoperta e degli anfibi neri con borchie e catene in metallo. Mi truccai: ciglia finte, una riga di eye leiner fina, correttore, cipria e rossetto rosso (immancabile). Scesi le scale e mio fratello mi guardó contrariato <<Sembri una puttana>> <<Scusami se in questo posto le donne devono uscire con dei vestiti lunghi che ti fanno soffocare anche con 40 gradi all'ombra e non capiscono la libertà che invece meritano!>> uscii prendendo lo zainetto in ecopelle, si amo da impazzire quel tessuto, e feci ruggire il motore della mia cara ed amatissima Harley Davidson. Raggiunsi velocemente un bar, anche se qui preferiscono chiamarlo locanda o Osteria o postopersoliuominiperchéledonnedevonostarechiuseincasatuttoilgiornoalavarestirare,leggere,cucinare,ricamareedinvitareunamicaperunte era troppo lungo.
Mi levai il casco e scossi la testa per sistemare i capelli schiacciati dal casco e vidi una carrozza ed un uomo sulla quarantina squadrarmi. Il re. Si avvicinó lentamente ed io non tolsi i miei occchi dai suoi <<Ho sentito molto parlare di voi a castello, vi chiamate Marherita, se non erro>> <<No, non errate.>> sorrisi <<Avete uno strano modo di vestire lo sapete?>> <<Non é strano in Italia, in America, in Germania e generalmente in Europa, la maggior parte delle ragazze si vestono così. Io sono italiana>> poi due giovani lo raggiunsero <<Oh cazzo>> uno dei due si fermó e l'altro sbatté contro di lui <<Zayn. Il linguaggio.>> <<Oh non si preoccupi. Sono la prima ad usare quel genere di linguaggio.>> mi guardó come se fossi un'alina e poi incrociai degli occhi color nocciola. Quel contatto mi fece tremare anche l'anima.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 28, 2017 ⏰

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