15, 30 Aprile.

1.3K 70 10
                                    

"Sta scherzando?... I miei genitori hanno rinunciato a troppe cose per permettermi di venire qui in Spagna... No, non mi interessa del rimborso... Ma... Va beh, arrivederci."

Chiusi la chiamata per poi lanciare il cellulare sul letto. Stava andando finalmente tutto bene nella mia vita, ma il coordinatore del mio corso di laurea decise di infrangere i miei sogni e far terminare il mio viaggio in Spagna.
Mi lasciai cadere sulle coperte bianche, ancora sfatte, e cominciai a fissare il soffitto alla ricerca di una spiegazione a tutto.
Non sapevo cosa fare, come sistemare il tutto e soprattutto come dire a Marco che sarei tornata in Italia prima del previsto. Cosa ne sarebbe stato della mia vita? Della nostra storia?

Sbuffai, poi mi alzai di scatto e cominciai a sistemare le mie cose: i vestiti, le scarpe i libri, i trucchi, il computer e tutto quello che avevo portato da Marco. Presi la valigia e la aprii sul letto. La osservai per qualche secondo, poi appoggiai al suo interno un pantalone, un altro e così via fino a quando non rimase solo la maglia del Real che mi era stata regalata da lui. La strinsi al petto socchiudendo gli occhi e cominciarono a scorrere nella mia mente tutte le immagini di noi due, la prima volta allo stadio, la prima uscita da soli, il nostro primo bacio, così la gettai nella valigia per poi chiuderla e portarla vicino all'ingresso.
Mi accomodai su una sedia della cucina e aspettai.

Rimasi ferma per quasi un'ora, poi dalla porta di ingresso si sentì il rumore delle chiavi nella serratura. Poco dopo la sentii sbattere, poi un silenzio tombale.
Era Marco, non poteva essere nessuno se non lui, così andai all'ingresso e lo vidi osservare la mia valigia. Alzò lo sguardo verso di me.

-Cosa significa?- scosse leggermente la testa, era confuso. Io alzai le spalle -Devo tornare a casa.-
-Intendi dai tuoi amici, Andrej e gli altri?-
-No...- sussurrai. I suoi occhi cominciarono a luccicare. -Intendo a Torino.-
Fece un respiro profondo. -Perché?-
-Mi hanno chiamata dall'università e mi hanno dato tempo due giorni per tornare in Italia..-
-Poi torni qui?-
-No, dovrò rimanere in Italia, da quello che mi è stato detto. Ci sono dei documenti che sono scaduti e non fanno in tempo a sistemare per farmi tornare qui.-
-Vengo con te, pago quello che c'è da pagare e torniamo qui. Non possiamo separarci così presto, dovevi andare via a Luglio!-
-Non funziona così Marco, non si risolve sempre tutto con i soldi.-
-Non mi lasciare Cla...- una lacrima bagnò la sua guancia destra e gliela asciugai dopo essermi avvicinata di più a lui. Lo abbracciai stringendolo il più possibile a me. -Non significa che non ci vedremo più.- sussurrai al suo orecchio. -Sarà difficile, lo so, tu sei quasi a fine stagione, c'è la Champions, poi ci saranno gli Europei, io dovrò seguire tutte le lezioni perse e fare gli esami, ma lo troveremo il tempo, ne sono certa.-

Ci sdraiammo sul letto, sotto le lenzuola, e rimanemmo così fino a pomeriggio inoltrato. Mi prese quindi per mano e mi chiese di mettere il vestito più bello che avessi, perché da lì a poco saremmo andati in un posto speciale.
Il luogo si trovava in centro città; camminammo tranquillamente per le strade affollate da turisti. Ci fermò solo qualche tifoso incuriosito, che aveva riconosciuto Marco tra la folla. Qualcuno chiese se fossi la fidanzata, non avevamo ancora ufficializzato niente sui social e forse quella era la serata giusta.

Una volta arrivati, lessi il nome del ristorante: La Rotonda. L'interno era spazioso e luminoso, una cupola di vetro sovrastava la sala centrale, sembrava essere un locale elegante, adatto a cerimonie o eventi speciali.
Marco mi aiutò ad accomodarmi sulla mia sedia, da gentil uomo che si era dimostrato negli ultimi mesi.

Il cameriere ci lasciò il menù, ma Marco lo fermò chiedendo se si poteva portare una degustazione dei piatti migliori.

-Che ragazzo raffinato.- sorrisi guardandolo versare nel mio bicchiere del vino bianco.
-So che a te piacciono le cose semplici, magari una pizza e una birra davanti alla televisione, ma oggi volevo fare qualcosa di diverso e da ricordare.- e lo ricordai, eccome se lo ricordai. Sarebbe stata l'ultima notte a Madrid con Marco e fece di tutto per renderla perfetta.

-Nena..- mi prese la mano che tenevo appoggiata sul tavolo, ricoperta dalla tovaglia rosa cipria, la strinse con delicatezza tra le sue dita e mi guardò con dolcezza negli occhi.
-Non fare il melodrammatico, altrimenti inizio a piangere, tu inizi a piangere e roviniamo tutto.-
-Non partire, manda tutti a quel paese e rimani con me.-
-Lo sai che non posso...-

Abbassò ancora una volta lo sguardo e sospirò. -Mi toccherà prendere l'aereo tante di quelle volte allora.- ritornò a guardarmi e alzò un lato delle labbra per fingere un sorriso.

-Andiamo nel parco vicino a casa.- mi disse una volta terminata la cena.
Recuperò una coperta dal bagagliaio che posò, poco dopo, sul prato verde ai piedi di un albero.
Ci sedemmo e la prima cosa che osservai fu il cielo stellato e la luna, quella luna piena che, con una fioca luce, illuminava il volto di Marco, anch'esso rivolto verso l'alto. Sorrideva. Era felice, perché, nonostante fosse l'ultima notte insieme dopo tanto tempo, sarebbe rimasta impressa nelle nostre menti tanto che ancora oggi, mentre scrivo queste parole, riesco a sentire l'odore dell'erba umida, forse tagliata da poco, il profumo di Marco, i suoi occhi che brillavano e il suo sorriso, che rimarrà sempre la mia cosa preferita.

Dopo minuti di silenzio ci sdraiammo, senza distogliere lo sguardo da quelle lontane e infinite stelle, mi strinse a sé e, con un filo di voce, iniziò a parlarmi.

-Le stelle mi ricordano la prima volta che ci siamo incontrati.
Quando sono uscito dallo stadio, ho alzato lo sguardo verso il cielo, alla ricerca di mia madre, ma, in quelle luci così lontane, rivedevo i tuoi occhi. Eri scontrosa, ma così bella e i tuoi occhi brillavano come quelle dannate stelle. Ho imprecato, perché cercavo mia madre e vedevo te. Ci ho riprovato il giorno dopo, ho guardato in alto, e ho rivisto te e il giorno dopo la stessa storia. Allora ho capito, mia madre mi stava dando un segno, voleva che io rivedessi te, ancora, ancora e ancora. Quindi ho cercato di essere meno sgarbato nei tuoi confronti, ho cercato di cambiare, perché mi piacevi, eri dannatamente bella, dannatamente semplice e snervante, così snervante da farmi innamorare ogni giorno sempre di più. Non ti so dire quando è successo, non lo so neanche io, ma mi sono innamorato di te, così tanto da starci male perché proprio ora che le cose stanno andando al meglio, tu te ne vai, e sto male anche perché volevo dirtelo da tempo, ma avevo sempre paura che tu non provassi lo stesso e quindi rimandavo, ogni giorno. Oggi è l'ultimo insieme e non so quanto riuscirò a tenermelo dentro ancora, quindi te lo devo dire. Io ti amo Clara, ti amo così tanto e ora mi sento davvero bene e sono felice e ti amo. Sì, ti amo.- spostò lo sguardo verso di me, dopo il suo monologo. Io rimasi immobile senza sapere cosa dire.
Anche io lo amavo, lo avevo capito da tempo, ma non credevo fosse lo stesso per lui.

Presi il suo volto tra le mani, perché di parole non ne avevo, neanche una. Poi lo baciai.
Lo baciai per tutta la notte, fino a quando non crollammo entrambi, su quella coperta, durante quella notte, l'ultima insieme.





Holaa chic@s!
Nuovo capitolo, nuova svolta nelle vite dei due giovani innamorati.
Chissà cosa succederà a questo punto!
Alla prossima🎄🎀

The Best Nightmare. | Marco AsensioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora