Halsey - Roman Holiday
nostalgia
La tristezza aveva invaso quella casa come il profumo di cannella che era solito sprigionare la tua tazza fumante color verde smeraldo. Odiavo quell'odore eppure, se eri tu la causa, mi lasciavo inebriare con piacere; tu lo sapevi.
Sapevi molte cose sul mio conto; della mia fissa a proposito dei numeri pari, del mio vizio di camminare avanti e indietro quando ero nervoso, del mio poco tatto ogni qualvolta discutevamo e le mie parole suonavano come note stonate alle tue orecchie. Quelle in particolare, le avrei volentieri cancellate dallo spartito del mio cuore.Molti fantasmi aleggiavano nel mio e nel tuo passato, ma nessuno dei due osava farne parola dopo quella volta. Tra una Marlboro e l'altra, avevamo sfogato le nostre sfrustrazioni e svelato segreti che suonavano quasi come tabù. Credo sia stata la volta buona che mi sono innamorato di te, sai? Le tue parole sapevano ancora di miele e di cose belle, il tuo corpo era ancora puro e le tue labbra non erano consumate come adesso. Perché ho rovinato tutto? Sono arrivato nella tua vita come veleno, come una grossa macchia scura posatasi senza riguardo su una delle tue camice preferite. E non ti eri pentito, non ti eri tirato indietro nonostante avessi liquidato il tuo flusso costante di pensieri e memorie amare con un semplice “mi dispiace”. A ricordarmelo, mi prenderei a pugni da solo. Mi avevi sorriso e avevi spostato il tuo sguardo sulle stelle nel firmamento; si vedeva che a te bastavano parole così semplici.
La primavera era arrivata senza ritardo, sia per la natura che per il mio cuore. L'armonia di emozioni che provavo guardandoti era paragonabile alle carezze che mi riservava mamma, quando calde lacrime solcavano le mie guance e le occhiaie si formavano sotto i miei occhi stanchi. All'ora i nostri pensieri erano puri, ci sentivamo i padroni del mondo ed eravamo convinti che saremmo arrivati ovunque stando insieme. Buffo, vero? Per due amanti come noi, che dormivano di giorno e facevano l'amore di notte, questi progetti erano quasi banali. Volevamo di più ed insaziabili com'eravamo, pretendevamo pure. Ricordo ancora quando in momento di follia e di testarda giovinezza, avevi ordinato due biglietti per Vienna esordendo con un “Voglio ballare il valzer!”. Ti eri messo in testa di lasciare tutto per circa una settimana solo perché avevi l'intenzione di ballare? Dio se ti amavo.
Poi era arrivata lei. Silenziosamente aveva accolto entrambi fra le sue braccia e non ci aveva lasciato più. Riuscivo a vederla sorridere malvagiamente quando litigavamo, mentre progettava come far affondare la nostra barca. Ne ero spaventato o, per meglio dire, ne eravamo spaventati. Ci aveva investito come un uragano e non aveva intenzione di lasciare casa nostra. Preso dalla paura, ti avevo gridato più volte di mandarla via, di trovare una soluzione o sarebbe andato tutto a rotoli; dalla tua espressione assente, sembrava quasi che avresti volentieri buttato al vento otto mesi passati a riscrivere insieme la nostra vita. Con il senno di poi posso dirti che era troppo tardi, la signora Apatia si era già impossessata di noi.
Non progettavi più viaggi da fare insieme, non ti preoccupavi più di fare il the alle cinque appena scoccate del pomeriggio, non ti interessava neanche chiedermi se ne gradissi una tazza; non ti prendevi più cura del nostro angolo di mondo.
Dal canto mio, ero diventato una bomba a cui bastava il tocco di una piuma per esplodere. Le sensazioni che prima facevano vibrare le corde del mio cuore non c'erano più; erano state sostituite da rabbia repressa e risentimento verso te e me stesso.Non eri più il mio archetto, come io non ero più il tuo violino.
Ero diventato un fottuto codardo e quando ne avevo l'occasione mi sfogavo su di te, accecato dalla convinzione che a te non importasse seriamente più nulla.
Se solo ti avessi sentito piangere la notte invece di dormire, se solo avessi letto tutte le lettere che senza destinatario nascondevi gelosamente nel tuo armadio, se solo avessi percepito la tristezza e la voglia di ricominciare che c'era ancora in te, sarebbe cambiato qualcosa? Probabile, ma tu dovevi metterci del tuo.Pretendevi che io scavassi nel tuo animo, che come per magia le mie parole tornassero dolci come un tempo e che ti accarezzassero le guance per confortarti. Avevamo entrambi paura di essere abbandonati, solo che tu sapevi nasconderlo bene. Ti affidavi all'apatia per vestire i panni di un abile attore, al cui non fregava più niente degli altri. Dimmi, ti sentivi fragile a mostrare le tue vere emozioni?
L'altro giorno ti ho visto. Camminavi a braccetto con una certa ragazza e il tuo sorriso splendeva come un tempo. Sembravi scoppiare così tanto di energia che ho dovuto soffermare il mio sguardo sulla marca dei tovaglioli del nostro bar preferito. Avrei voluto dirti così tanto che l'odore della cannella non ha mai lasciato casa nostra, che nonostante ne sia passato di tempo io ti immagino ancora lì, steso sul nostro letto a giocare con l'orlo delle mie maniche, mentre con la tua voce intoni una canzone mai sentita prima. Sono un egoista del cazzo ma tu mi hai amato anche per questo.
Jimin, quando tornerai a prepararmi il the?
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Questa oneshot è un vomito di parole. Non mi soddisfa neanche a pieno, ditemi che ne pensate ♡
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marlboro e sensi di colpa [m.yg; p.jm]
Short StoryJimin, quando tornerai a prepararmi il the? ¡ Yoonmin OS !