VII.

670 37 10
                                    

Reduce da una notte insonne mi dirigo verso la stanza dove è stata chiusa Leia. In realtà non vorrei andare, sono un po' intimorito da quel che potrei trovare dietro quella porta, però è un mio dovere. Inoltre, la mia maschera è ancora nella mia stanza, e nella mia stanza ci sta dormendo Rey: non posso permettermi di entrare come se fosse casa mia, anche se, effettivamente, lo è. Certe cose non si possono fare - né dire - alla luce del sole, sebbene nello spazio il sole non ci sia, per cui dopo essermi rivestito in fretta nella sala addestramento sono corso qua, senza la mia maschera. Fisso la porta senza aprirla, non ho abbastanza coraggio per entrare, e sicuramente lei sa che sono qui, e sto facendo la figura del debole, ma non posso. Non posso. Se entro cosa dico? Cosa faccio? Stringo gli occhi e i denti, poi alzo una mano e schiaccio il bottone per aprire la porta. Mi sarebbe piaciuto di più poterla distruggere, quella dannata porta, ma sfortunatamente non me lo posso permettere, mi accontento del bottone. Quando entro lei è seduta affianco alla finestra, con la sua postura regale e lo sguardo serio. È una bella donna, non posso dire il contrario: è bella, è intelligente, ed è mia madre. 


"Ben," mi dice abbozzando un sorriso, "finalmente." 


Sono come paralizzato, non siamo così vicini da tanto, troppo tempo. Le emozioni dentro di me si scontrano, e si attorcigliano tra loro come i miei pensieri. Non posso rischiare che lei veda questo attraverso i miei occhi. 


"Lo sai che vedo molto altro, Ben. Anche a distanza di anni luce, ti sento sempre. Conosco bene il conflitto che hai dentro, l'ho sempre percepito, fin da quando eri bambino: non sei mai stato tranquillo, non sei mai stato totalmente sicuro di te, avevi bisogno del consenso di tutti, però volevi far credere che facessi sempre tutto di testa tua. E vedo che non sei cambiato molto." 


"Non ho bisogno del consenso di nessuno! So quello che devo fare e lo sto facendo. Non ho bisogno di una tua predica, hai perso questo privilegio molti anni fa!" dico, sperando in fondo al cuore di ferirla, e allo stesso tempo di non farle troppo male. 


"È per questo che non sei riuscito ad ucciderci? Perché non è quello che vuoi fare, e quindi non lo fai? Ben, ragiona, e rispondimi: perché ci hai portate qui nonostante tu non abbia intenzione di ucciderci? Ci vuoi vive, però non vuoi che ti mettiamo i bastoni tra le ruote, non vuoi essere fermato. E questo lo capisco. Eppure cerchi ancora il nostro consenso, vuoi ancora Rey al tuo fianco, hai ancora bisogno di lei. Perché?" Il suo tono serio e allo stesso tempo dolce mi confonde, non riesco ad inquadrare bene le sue parole nemmeno se guardo dentro di lei. Non riesco a capire se mi odia, o se mi vuole con sé, o se vuole vedermi morto, o se vuole che torno al Lato Chiaro. Non lo so, non lo so! Ogni parola che ha detto mi sembra sbagliata, ma anche tremendamente giusta. Ogni parola mi ha colpito dritto al cuore e ho come la sensazione che tra i due quello ferito sono io. Lei sembra di marmo, una bellissima statua marmorea. Mentre io non sono altro che un ragazzino perso, come ha detto Rey.


"Tu non sai niente di me," sibilo, cercando di guardarla con lo sguardo più intimidatorio e crudele che riesco a tirare fuori.


"Lo sai che ho ragione, invece. Se devi uccidermi fallo, non ho paura della morte. Però ascolta Rey, guarda infondo al tuo cuore e segui quella piccola scintilla che brilla dentro di te. Non sarà una strada facile ma non sarai da solo." 


Esco dalla stanza infuriato, bollente di rabbia, pieno di odio e di ira. Tiro un pugno a quel bottone maledetto e me ne vado il più lontano e il più veloce possibile. Arrogante! Crede di sapere tutto ma non è così. Ho bisogno di calmarmi, o di distruggere immediatamente qualcosa. Scelgo la prima opzione, devo trattenermi un pochino e piano piano, ogni giorno che passa, me ne rendo conto sempre di più. Vado in camera mia per fare una doccia, e magari riposare un po', ma non appena spalanco la porta vedo il mio elmo sul pavimento, lo guardo con tutta la cattiveria che ho in corpo: non resisto più. Lo tiro su e lo scaravento contro la parete con tutta la forza che ho, prima di ricordarmi una cosa fondamentale: non sono solo. 

Introspection - A Kylo Ren storyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora