Siamo ancora qua da primark, Perrie continua ad entrare e uscire dal camerino, mostrandoci tutti gli abiti che le piacciono. James e Tristan sono vicini a me, seduti sulle poltroncine, e temo che da un momento all'altro possano addormentarsi su di esse.
Perrie richiama la nostra attenzione, ci mostra un altro suo completo: un top rosso che arriva poco sotto l'ombelico e un jeans nero che le risalta le forme. Le sta molto bene devo dire.
«Com'è?» chiede, annuisco, dicendole che sta molto bene. Guardo James e Tristan e pare si siano incantati a guardare la bionda, mio fratello da una leggera gomitata a James ed entrambi ridacchiano.
«Molto bene!» esclamano all'unisono, bha, i maschi.
La mia migliore amica rientra in camerino e sento i due ragazzi parlare tra di loro.
«Certo che Perrie è proprio bella, ha un fisico da paura.» dice James, faccio finta di non aver sentito, afferro il mio telefono e leggo le notifiche, mi piacerebbe veramente non aver sentito.
«Sì decisamente, insomma quei pantaloni le risaltavano tantissimo il sedere, ed erano parecchio aderenti.» dice poi mio fratello, James annuisce.
Ancora una volta mi sento sempre la seconda scelta di tutti, mi sento sempre l'amica di quella figa. Amo Perrie, è la mia migliore amica e tengo a lei più di qualsiasi altra cosa, ma questa cosa che agli occhi degli altri esiste solo lei deve finire. So anche io più di tutti che è veramente bella, ma non mi piace quando le persone fanno questi commenti su di lei. Non sono in cerca di attenzioni, sia ben chiaro, non ho bisogno di sentirmi dire anche io che ho fisico mozzafiato o che sono una modella, perché so anche io di non esserlo.
Ma ogni tanto vorrei sentire dire qualcosa di bello quando si parla di me, e non solamente che sono l'amica di Perrie.
La mano di James si posa sulla mia e rabbrividisco a quel contatto, mi giro di scatto verso di lui e mi sorride.
«Anche tu sei stupenda Veronica, non pensare neanche per un secondo di non esserlo, miraccomando. Lo sei eccome.» dice e automaticamente mi spunta un sorriso, stringo la mia mano con la sua e Perrie finalmente esce dal camerino, stiamo pagando e guardo l'orario sul mio orologio, le otto e dieci.
Non ce la farò mai ad arrivare in orario a lavoro. Entriamo in macchina e in pochi minuti arriviamo a casa, dove James prende la sua macchina. Entro dentro e ci dirigiamo verso il museo.
Gli lascio un bacio sulla guancia e scendo, mi avvio verso le porte del museo e sono le nove meno un quarto. Chiudo il portone alle mie spalle e corro per arrivare da Ashton. Qualcuno mi viene addosso e cado col sedere per terra, alzo la testa, pensando già alle mille scuse da dire ad Ashton per il mio ritardo, ma quando incontro gli occhi del riccio, capisco che non si tratta del mio collega, Bradley mi guarda sorridendo e mi tende la mano imbarazzato. La afferro e mi aiuta ad alzarmi.
«Attenta la prossima volta. Avresti potuto farti male.» mi fa l'occhiolino e quando mi alzo mi massaggio la schiena dolorante. Corro nuovamente verso il bar e quando arrivo Ashton sta pulendo il bancone.
«Ash scusa il ritardo veramente, la mia amica ha impiegato due ore a scegliere dei vestiti da comprare e al» non mi fa finire di parlare che sorride scuotendo la testa.
«È tutto okay, ora va a chiudere il portone, tanto al bar ho già fatto io.» mi dice e capisco dal suo tono di voce che è un po' irritato. Annuisco timidamente e poi torno indietro per andare a chiudere il portone.
«Siccome ti ho fatta cadere, ti invito al mio concerto!» mi dice Bradley con aria sognante ed indica un piccolo palchetto montato sotto al suo quadro. Sotto di esso c'è un po' di gente. Vorrei dirgli che non siamo al Madison Square Garden, e che quindi il suo non è un vero concerto, ma il suo sorrisetto tenero mi impedisce di infrangere in questo modo i suoi sogni. Mi porta con lui sotto il palco e sale su di esso, prende la sua chitarra e aspetta qualche secondo prima di iniziare a cantare:«I talk a lot of shit when I'm drinking, baby
I'm known to go a little too fast
Don't mind all my friends, I know they're all crazy
But they're the only friends that I have
I know I don't know you
But I'd like to skip the small talk and romance, girl
That's all I have to say so, baby, can we dance?» inizia a cantare il primo pezzo e la piccola folla inizia ad agitarsi ballando, ha una bellissima voce. Riprende a cantare e la folla anche.«Here we go again, another drink I'm caving in
Stupid words keep falling from my mouth
You know that I mean well
My hands were meant for somewhere else
Your eyes are doing naughty butterflies
Oh, oh, one more drink and I should go
Oh, oh, but maybe she might like me though
Oh, oh, I just can't think of what to say
Should I go, should I stay?
Just can't let her slip away.» finisce di cantare e tutti applaudono, me compresa. È una canzone molto bella, e fa venire voglia di ballare. Fa un piccolo inchino e poi scende dal palco.
«È molto bella Bradley! E poi tu canti davvero bene!» gli dico e lui mi sorride timidamente.
«Grazie...aspetta io non so il tuo nome, come ti chiami?» mi dice lui e scoppio a ridere. In effetti non gli avevo ancora detto il mio nome.
«Sono Veronica, Veronica Evans.» gli porgo la mano e lui l'afferra sorridendo.
Nel frattempo Ashton ci raggiunge.
«Bella canzone. Anche io ho una band.» dice poi dal nulla, Bradley annuisce come a dire e a me che importa?
«Già, quando l'hai scritta?» gli chiedo poi.
«L'avevo scritta con la mia band, ma da quando sono nel quadro ho avuto modo di cambiare qualcosa. Sai non faccio niente qui, non sono mai uscito fuori e l'unica cosa che posso fare per passare il tempo è, oltre a stare con voi, scrivere.» dice lui, annuiamo, è una cosa molto poetica.
Gli sorrido ma poi penso bene a quello che ha detto e spalanco la bocca.
«Mi vorresti dire che non sei mai uscito fuori da questo museo?» gli chiedo e vorrei anche chiedergli da quanto tempo si trova in questo quadro, così come vorrei chiedergli tante altre cose legate alla sua improvvisa apparizione.
Lui scuote la testa, deluso. Si gira e guarda attraverso la finestra.
«Ogni tanto guardo il cielo da lì. Ma essere fuori è sicuramente tutt'altra cosa. Mi piacerebbe vedere le nuvole, il sole, la pioggia, tutte queste cose che vedono le persone normali.» dice e in questo momento mi fa tenerezza, vorrei andare da lui e abbracciarlo.
«Cosa aspetti! Vieni, andiamo.» gli dico, sto per afferrargli la mano quando Ashton ci ferma.
«Non vorrai seriamente portarlo là fuori?!» esclama lui, annuisco.
«È proprio quello che farò Ash.» dico e il sorriso si fa spazio sul volto di Bradley, noto che gli luccicano gli occhi. Sorrido dolcemente.
«No! Non puoi portarlo là fuori! Non sappiamo neanche se sia reale o meno, insomma no Veronica, non sai neanche se puoi fidarti di lui. Pensaci bene dai.» dice e il sorriso abbandona la faccia di Bradley, lasciando spazio ad un'espressione arrabbiata e delusa.
«Dimmi quello che vuoi Ashton, ma questo ragazzo non ha mai visto com'è fatto il mondo là fuori. E reale o no che sia, io lo porterò la fuori, io voglio fidarmi di lui. Tu rimani pure qua a non fare niente, ma non impedirò ad una persona di raggiungere la propria felicità.» dico e afferro la mano di Bradley. Ashton allarga le braccia in aria. Apro il portone e una volta fuori, gli occhi del riccio si illuminano di gioia.---
Zaaauu
Per questo capitolo, stessa cosa di quello prima, mi si erano cancellati e bla bla ahah.
Spero vi sia piaciuto, un kiss kiss a tutti. Vi voglio mucho bien. Mi scrivete qui nei commenti come vi sembra per ora la storia? Se devo migliorare qualcosa o robe così? Mi farebbe piacere sentire il vostro parere. Grazie.
Sciauuu
-fede
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Il ritratto di Bradley Will Simpson.
Fanfiction«Regola fondamentale per lavorare qui: non dare confidenza a nessuno. Assolutamente a nessuno. Ciò che potresti vedere potrebbe lasciarti leggermente scossa, ma vedrai che ci farai l'abitudine.» *la trama è stata inventata da me, vi prego di non cop...