VIXI

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Lettera scritta il 17 novembre 1917, da parte mia:  ****** ******

>Ho contemplato a lungo questo momento, dimenticandomi del mio presente.

Non sono mai stato bravo a scrivere canzoni o temi, ma probabilmente il testamento si.

Me ne vado felice, la cosa più rassicurante che mi è successa, un pò di tristezza sicuramente la lascerò ai miei parenti.

Vorrei dare la vita a chi seriamente la vuole vivere.

Voglio dare una lezione a chi seriamente vuole imparare.

Niente amarezza, nessuno che ascolta, tutti che parlano

ora leggete.

Lascio ciò che ho imparato a chi è un fallito ma non demorde mai, come mia madre che nonostante non abbia un lavoro e passa interi giorni davanti ad un forno
nonostante ciò non sa ancora cucinare una torta
nonostante venga uno schifo la mangio
per farla sentire bene.

Lascio ciò che ho imparato a chi fa di tutto per i propri sogni, al mio amico Alessandro che nonostante lo chiamino ritardato senza un vero motivo
nonostante ciò ora dirige una catena di ristoranti a soli 22 anni.

Lascio ciò che ho imparato a Riccardo, che probabilmente non ha mai trovato l'amore corrisposto, almeno lui non sta con una ragazza solo per non sentirsi solo.

Lascio ciò che ho imparato a chi si sente vivo, seriamente, chi non pensa al domani, ai problemi e fuma in compagnia pensando al presente, Carpe Diem.

Questo sono io

Un insieme di persone che ricordano quello che volevo essere

Se non muoio subito rimarrò sicuramente incosciente per molto, mi chiedo chi si presenterebbe nella mia stanza

I miei genitori ?

I miei parenti ?

Il mio migliore amico ?

Le cazzo di ragazze che ho mai amato?

Se non sono morto sicuramente ci sarà meno gente che al mio funerale, chi verrà probabilmente contavo qualcosa nella loro vita.

E invece, chi si presenterebbe da te se fossi in coma?


















Lo faccio per sentirmi
Muio per sentirmi importante

VIXI


Il mio comaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora