Tutto cambia

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Tutti abbiamo dentro noi stessi dei sotterranei, io forse più di altri.

Esperienze di vita che piano formano il nostro carattere, che ci toccano nel profondo e senza che ce ne accorgiamo ci cambiano.

Non sempre in meglio.

I miei sotterranei sono rifugi per scappare all'ansia di non riuscire a farcela da sola.

Sola. Eppure dovrei esserci abituata, lo sono sempre stata.

Ciò nonostante l'agitazione interiore a cui non so dare altro nome che lutto, spunta dallo stomaco e sale fino in gola.

Morto.

Mio padre è morto.

Da un mese. All'inizio è stato solo dolore in me, poi lentamente sono arrivati anche i rimpianti di tutte le cose lasciate in sospeso come su un baratro, pronte a cadere ma che ho trattenuto con forza.

Alla fine ho lasciato andare anche quelli e sto iniziando a riprendere in mano la mia vita o quello che ne rimane.

Non so se questo lavoro sarà un modo per farlo, non credo, ma è anche vero che il presente è condizionato dal passato a cui è strettamente legato e sono arrivata fin qui per le scelte che ho fatto.

Scelte di cui non mi pento, ma che fissano il mio futuro.

Lo guardano negli occhi, riemergendo ogni tanto da uno di quei sotterranei e lo prosciugano sempre un po' di più, come fosse una pozza sotto i raggi del sole. Ci sguazzano dentro lasciando residui dei propri pasticci.

"Come ti chiami?"

Due occhi vispi e verdi, si piantano contro i miei assonnati, prendendomi alla sprovvista.

Al chiuso del piccolo furgone, seduta silenziosamente al mio posto, distolgo lo sguardo dal finestrino per osservarla sulla difensiva e leggermente disturbata dall'intrusione, che improvvisamente, ha interrotto il torpore con cui mi stavo cullando.

Sbatto le ciglia cercando di apparire vigile, quando in realtà non lo sono affatto e un mio impercettibile movimento, nato meccanicamente all'angolo delle labbra, spero le possa risultare un sorriso. Forse, su un altro pianeta, può anche sembrarlo in definitiva.

Sulla Terra invece è una smorfia bella e buona, ma ho troppo sonno per cercare di fare meglio, si sarebbe dovuta accontentare al momento.

Non che quando sia ben sveglia elargisca grandi sorrisi, l'appellativo di persona solare è quanto di più lontano dal mio carattere.

Il mio carattere è orribile!

O almeno, così credo lo ritengano gli altri poiché non ho uno straccio di amico a parte Lucy.

Lucy però non fa statistica, lei concorre per ottenere la santità e forse io, sono il modo più veloce, ai suoi occhi, per ottenerla. Un piccolo caso disperato, un randagio da accogliere.

E tutto questo... riporta alla tipa dagli occhi verdi che con sguardo amichevole mi ha appena posto una domanda semplicissima, ma che al suo interno, come elemento aggiuntivo, possiede un interesse che non capisco da dove nasca.

Non si vede ad occhio che sono la persona meno adatta con cui fare quattro chiacchiere?

Da quando abbiamo lasciato la sede dell'impresa di pulizie e siamo entrate tutte dentro il furgone che ci sta portando in direzione delle colline, mi sono rintanata in un angolino sperando che il mio atteggiamento mi aiutasse a passare inosservata o comunque potesse servire da deterrente per un qualunque tentativo a relazionarsi.

C'ero riuscita. Fino ad ora.

Ma probabilmente la ragazza davanti a me è intenzionata ad ignorare i miei segnali e i miei cartelli con su scritto: non faccio amicizia.

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