Capitolo 1.

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L'acqua mi bagna dalla testa ai piedi, la sento su di me come una cascata ma a piccole gocce.
Ho i capelli fradici, le mie braccia scoperte le incrocio sul mio petto per non sentire freddo. Ho ancora gli occhi chiusi, ho paura, paura di aprirli e vedere la realtà. La realtà mi spaventa.. Muovo le mie gambe appesantite dai jeans bagnati, e sento i piedi freddi.
Non so dove mi trovo, non so come ci sono finita. Intorno a me c'è silenzio, silenzio di auto e di qualsiasi altro mezzo, non sento le persone.. Sembra tutto finito, tutto nulla. Sento che non c'è più nessuno, sento che sto per andare anche io, a piccoli passi, forse starò bene, per davvero, finalmente.

<< La ringrazio, ci prenderemo cura noi di lei.>>
Sento la voce di un uomo, rigida e pensierosa. Cerco di aprire gli occhi, appesantiti e appiccicosi. Sono accaldata, finalmente sdraiata e tocco con le dita della mia mano il lenzuolo su di me, morbido e delicato.
<< Guarda, si muove. >>
Sento toccarmi la mano delicatamente.
<< Oh, finalmente. Tesoro. >>
Apro gli occhi, impaurita, il cuore inizia a battermi forte quando non capisco dove sono. Guardo ogni angolo di questa stanza. Grande, enorme, immensa.. Le pareti sono ricoperte da uno strato di pittura bianca, di fronte ho un armadio a quattro ante di colore grigio, mi accorgo in due secondi di essere in un letto, ricoperta da lenzuola bianche. Mi giro sulla sinistra, da dove entra una luce splendente. C'è una finestra enorme con due tendine bianche che la ricoprono a malapena.
<< Non avere paura, andrà tutto bene. >>
Mi accorgo di una donna seduta accanto a me che mi tiene ancora la mano. Ha un tallier azzurro, molto elegante. Capelli raccolti in uno chignon. Sembrano così morbidi e sono di un nero corvo. Non ho mai visto questa donna, ne mai visto questa stanza.
<< Signora Margot, credo che ora la ragazza sia sotto shock, ha bisogno di capire dove si trovi.>> dice la voce di quest uomo.
<< Grazie Derek, puoi andare. >> Ordina dolcemente la donna.
Vedo l'uomo di spalle andare via lentamente. Indossa un abito elegante nero, solo questo riesco a vedere e chiude velocemente la porta alle sue spalle.
<< Allora, ricordi come ti chiami? >> Mi domanda questa donna avvicinando il suo busto verso di me.
La guardo con uno sguardo assente, vagante. Batto le palpebre una sola volta, e ingoio la mia saliva ormai nella mia bocca secca.
<< Dove sono? Chi.. chi sei? >> Chiedo
<< Oh cara, stai tranquilla. Ora sei al sicuro. >> Mi dice accarezzandomi la guancia.
<< Voglio sapere chi sei. >> Domando lentamente, ancora incosciente.
La donna si alza e si avvicina alla finestra che è alle sue spalle, sposta la tendina per guardare fuori.
<< Potrei farti la stessa domanda anche io. Ti pare? Ma ti ho portata qui, a casa mia, lo stesso. Prendendomi cura di te e aiutandoti. >> Dice lasciando il suo sguardo fuori.
<< Non te l'ho chiesto io.. >> Dico alzandomi dal letto.
Che fine hanno fatto i miei vestiti? Indosso un camice lungo bianco. Mi guardo i piedi e muovo le dita, per capire se posso muovermi e se ho tutto al proprio posto.
<< Oh no, non alzarti. >> Mi dice preoccupata la signora reggendomi.
<< Sto bene. >> Dico
Mi lascia e si avvicina all'armadio aprendolo, E' pieno di vestiti, dal più colorato al meno colorato, dal più elegante al meno elegante.
<< Qui ci sono tutti i tuoi abiti, se vuoi puoi darti una lavata e vestirti.>> Mi dice sorridendomi.
<< Grazie ma...>>
<< Dai forza, ti aspettiamo di sotto per il pranzo.>> Dice interrompendomi.
<< Quelli non sono i miei abiti, questa non è casa mia e tu... Tu chi sei? >>
<< Da oggi considera tutto questo anche tuo, e piacere.. Io sono Margot >> dice uscendo dalla camera.

Esco dalla mia stanza chiudendo lentamente la porta alle spalle. Osservo l'immenso corridoio che c'è subito alla mia destra. Ci sono 10 porte di un colore nero, le pareti, come la mia camera, sono bianche. Il pavimento è in ceramica, pulito, quasi puoi specchiarti.. Ci sono 5 porte sulla destra, compresa la mia, e 5 sulla sinistra, compresa quella di fronte alla mia. Noto che è socchiusa e mi avvicino con delicatezza. La apro lentamente per spiare all'interno.. Spingo in dentro e la porta scricchiola, quasi fosse vecchia. La stanza è ricoperta di nero, pareti, lenzuola, tappeti, guardaroba. Da qui riesco a vedere tutto..
<< Non ti hanno insegnato l'educazione? >> Sento prendermi dal braccio destro e spingermi lontana.
Mi volto e incrocio lo sguardo di una ragazza, magra, alta più di me, capelli lisci castani e occhi color ghiaccio.
<< Sc..scusa.>> Le dico
<< Abbiamo una spia qui, a quanto pare >> Dice guardando alle mie spalle.
<< Non credo sia una spia, ma semplicemente curiosa. >>
Un ragazzo mi passa avanti chiudendo la porta socchiusa mentre la ragazza lo guarda nervosa, e ha le braccia incrociate sul suo petto. Continuo ad essere confusa e a non capire in che posto sono e chi siano queste persone. Perché sono qui?
<< Chi siete? >> Domando toccandomi la nuca dal dolore.
<< Io sono Louis e lei è Faith >>
Il ragazzo si gira e mi fissa indicando prima se e poi la sua amica, io arrossisco e per un istante abbasso lo sguardo. Ha gli occhi grigi, capelli biondi ed è più alto di me. Le sue spalle sono larghe ed è più alto di me. In pochi secondi riesco a vedere questo di lui, cammina in avanti e continua a guardami mentre ci fa strada.
<< Andiamo ragazze, la cena è giù che ci aspetta >> dice
Subito alle mie spalle, dopo tutte le porte, sulla sinistra c'è una rampa di scale le quali le scendo un po' alla volta dal giramento di testa. Intimidita nel non conoscere queste persone, ho contato le scale, ne sono esattamente 55, tutte in specchio e una attaccata all'altra. Arriviamo in una stanza da pranzo, anch'essa con pareti bianche, un focolare nero come le sedie che circondano il lungo tavolo bianco. C'è Margot che siede a capo tavola, e altre 7 persone. Tra cui tre ragazze e quattro maschi.
<< Oh ragazzi, vi presento Elizabeth, la vostra nuova sorella >> Dice Margot alzandosi e indicandomi con maestà.
Elizabeth cosa? Oh, bene.. Ho appena scoperto come mi chiamo.
<< Ciao .. >> Dicono tutti in coro.
<< Bene accomodatevi che è pronta la cena. >> dice.

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