Al mio amore, grazie di sopportarmi in ogni mio delirio psicologico, grazie di ascoltarmi, di supportarmi, di incoraggiarmi e di amarmi immensamente.E grazie di avermi donato i sei mesi più belli della mia vita. Ti amo.Sul binario di una stazione.Di Shelovesherreh.
Quel posto era esattamente come il giorno prima, e lo sarebbe stato per sempre.
Nessuno metteva piede in quella stazione, nessuno percorreva quei binari, nessuno sedeva su quelle panchine.Ecco perché Louis occupa sempre un posto su una di esse; non c'è nessuno e nessuno ci sarà mai.
Per tutta la giornata non faceva altro che aspettare il momento in cui avrebbe abbandonato tutto per andare alla stazione. Sarebbe entrato nella sala d'attesa sporca e consumata, avrebbe evitato le seggiole rotte che giacevano silenziose sul pavimento, poi sarebbe uscito. Si sarebbe sistemato sulla panchina in legno che dava sui due unici binari della stazione, e avrebbe aperto un libro. Avrebbe letto la prima parola e poi, sarebbe sparito.
Sì, sparito. Louis non esisteva se tra le mani aveva un libro, non alzava il viso da esso nemmeno quelle rare volte in cui un treno merci passava rumorosamente su uno dei binari. Nulla avrebbe distratto Louis dalla lettura, ma quel giorno, per qualche strano motivo, non sarebbe stato così.C'è un ragazzo dai capelli castani e gli occhi spenti che siede su una panchina in legno a cui mancano due assi. Tra le mani regge un libro che sfoglia rapidamente, leggendo ogni parola e ogni lettera. Le sua gambe sono incrociate, la sua bocca sottile è arricciata.
Louis è quel ragazzo, quel ragazzo dall'aria stanca, quel ragazzo che sta soffrendo.
Legge, è la cosa che gli riesce meglio. Vorrebbe anche sentire, ma Louis non sente, Louis non vede nulla, a parte parole, lettere, punti e virgole.
Quel giorno è calmo, nessun treno merci è ancora passato e Louis continua a leggere, fino a che su di lui non sente qualcosa.
Vorrebbe distogliere lo sguardo da quelle parole e rivolgerlo all'orizzonte, dove sa che il sole sta scomparendo lentamente. Ma non è il sole, quello che Louis sente; sono occhi, ciò che Louis avverte.
Sono occhi che lo fissano e che lo evitano, sono occhi timidi e sono occhi spavaldi. Ma di chi sono, quegli occhi?
E quindi, forse per la prima volta da anni, Louis stacca lo sguardo dalle pagine ingiallite e lo rivolge agli occhi che lo stanno scrutando. Ma non c'è nessun paio di occhi da quelle parti, solo due gambe, che appartengono ad un corpo, che stanno camminando sul binario più lontano, percorrendo le rotaie. Solo due braccia, che si sono aperte, come ali. Solo un viso che basso, segue il tragitto dei suoi piedi.
Nessuno era mai entrato in quella stazione, nessuno tranne Louis, lo stesso Louis che ora sta guardando qualcuno camminare in equilibrio sulle rotaie del binario più lontano. Ha già appoggiato il libro sulla panchina e sta già lottando contro le sue gambe che gli ordinano di alzarsi.
C'è un ragazzo su quelle rotaie abbandonate, un ragazzo che sembra non avere un volto perché delicati ricci lo ricoprono, riversandosi su di esso come cioccolato fuso. Louis può vedere le sue gambe, lunghe e magre, che si incrociano percorrendo le rotaie. Riesce a vedere le sue braccia lunghe e bianche, aprirsi come ali per restare in equilibrio su quella linea sottile d'acciaio, un tempo grigio e ora rosso ruggine.
L'impulso di raggiungerlo lo attanaglia, gli corre lungo la spina dorsale come una scarica elettrica che lo fa drizzare in piedi, svelto. I suoi occhi sempre stanchi si spalancano come per magia, come se per tutto questo tempo avesse avuto lastre opache a ricoprirli. Come se si fosse svegliato solo quel momento dalla sua vita monotona, triste e piena di malinconia. Come se, davvero, da quell'unico, piccolo ed insignificante secondo in cui ha scorto il profilo confuso di quello stano ragazzo, la sua vita fosse partita. Qualcuno aveva finalmente premuto il tasto play di quel registratore colmo di ragnatele, qualcuno aveva oliato i suoi meccanismi interni. Per la prima volta da molto tempo, Louis vive.
Chi è quel ragazzo? Parchè l'ha visto solo adesso? E, soprattutto, perché ora Louis vive?
Quindi i suoi piedi iniziano a muoversi, uno che rincorre l'altro. Lascia il marciapiede di cemento e cammina sui sassi rossi. Sta per raggiungere il primo binario, ma un attimo prima di attraversarlo le orecchie di Louis captano un fischio e prima che possa accorgersene, un treno merci, veloce e rumoroso, sta correndo verso di lui. Quindi fa qualche passo indietro e aspetta. Il ragazzo è ancora lì, sul secondo binario che cammina a braccia spalancate, sembra non essersi accorto di nulla.
Ha ancora gli occhi fissi su di lui quando il treno passa coprendo il ragazzo, e tutto ciò che gli è davanti, per quelli che a Louis sembrano anni. Quando quel treno sparisce all'orizzonte, sul secondo binario non c'è più nessuno, solo la luce arancione di quel sole che poco a poco sta morendo.
STAI LEGGENDO
Mind the gap - Larry Stylinson
FanfictionLouis Tomlinson era il ragazzo malato, Harry Styles l'angelo della morte che aspettava di portarlo via. *** !!STORIA SCRITTA DALLA BRAVISSIMA Shelovesherreh SU EFP!! (Storia dai contenuti forti, chi è sensibile consiglio di evitare la lettura)