"Accidenti! Con cosa l'hai minacciata per farti dare il mio indirizzo?" non riuscì a trattenersi dalla curiosità.
Amber aveva sempre sostenuto che nessun uomo avrebbe dovuto sapere del loro indirizzo di casa, almeno che non ci fosse in programma di finire un'inopportuna relazione. Il padre di Clarisse avrebbe smorzato l'entusiasmo di qualsiasi pretendente, anche il più audace e innamorato.
"Un posto in prima fila alla sfilata di Versace".
"L'hai comprata. Giuro che la uccido! Si è fatta comprare da un bel faccino" sbuffò sconsolata, incrociando le braccia intorno al petto.
"Posso entrare?"
Clarisse lo fulminò con lo sguardo, indecisa sul da farsi. Se lo avesse fatto entrare avrebbe dovuto spiegare ai suoi genitori cosa ci facesse Alexander Fisher in casa loro e, soprattutto, come lo conosceva. Se invece gli avesse sbattuto la porta in faccia non avrebbe mai saputo il motivo per cui quel bellissimo ragazzo fosse davanti alla sua porta. Mentre stava riflettendo, il tocco delicato di sua madre la fece sobbalzare.
"Clarisse, tesoro, non ti ho insegnato le buone maniere?"
Lo sguardo di sua madre si spostò da lei su Alexander, il sorriso di cortesia si trasformò in una lieve smorfia che cercò di mascherare inutilmente.
"Mamma lui è..." iniziò la ragazza, studiando di sottecchi l'espressione di sua madre.
"Il figlio di Robert Fischer. Sei identico a lui, ragazzo".
Clarisse e Alexander si scambiarono un'occhiata sorpresa e confusa. La ragazza si spostò di lato per permettergli di entrare, era troppo curiosa di scoprire cosa stesse succedendo. Sembrava che sua madre avesse più scheletri in armadio di quanto volesse ammettere.
"Grazie, signora Mitchell. Mi dicono molti che gli assomiglio anche se, personalmente, non trovo tutta questa somiglianza" borbottò, per poi aggiungere sottovoce: "Io sono più affascinante".
La ragazza si morse il labbro per trattenere la risata, tutta quella situazione era assurda. Se qualcuno le avesse mai detto che il famoso figlio di Robert Fisher si sarebbe presentato a casa sua una domenica, avrebbe certamente scoppiato a ridergli in faccia. Ora, non solo era stata per una sera la fidanzata dello scapolo più ambito, ma aveva nel suo soggiorno l'uomo più bello sulla terra.
"Mamma, puoi lasciarci un attimo a parlare?"
Sua madre, che non aveva distolto nemmeno per un secondo il suo sguardo freddo da Alexander, si riscosse un attimo e annuì impercepibilmente.
"Dirò a Olly di aggiungere un posto in più, sono sicura che questo giovanotto non rifiuterà una tazza di the".
La sua non sembrava una proposta quanto un ordine. Non aspettò infatti la risposta, ma si defilò alla svelta, lasciando i due giovani da soli.
"E' strana tua madre".
"Senti, se sei qui per offendere me o la mia famiglia, è meglio che tu te ne vada immediatamente".
"No, aspetta Clary. Sono qui per chiedere scusa".
Clarisse aggrottò la fronte, non aveva senso che lui si fosse presentato là per delle scuse. Non la conosceva nemmeno. Studiò il colletto della sua camicia bianca e posò lo sguardo sul primo bottone sbottonato. Non sapeva cosa dire.
"Quando ti ho detto che il nostro mondo non faceva per te, ero sincero. No, aspetta...".
Alexander l'afferrò per il braccio e la fissò negli occhi. Aveva notato di nuovo quella delusione, la stessa che aveva letto la sera precedente.
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L'inferno degli innamorati
RomansaMark è l'affascinante figlio di un banchiere. Noto per essere un donnaiolo, passa le sue serata nei migliori locali di Londra finché una notte, dopo l'ennesima sbronza, non si ritrova a dormire in una stazione di treni. Una ragazza, scambiandolo pe...