Lei pattinava sul ghiaccio. Traballante, sembrava stesse per cadere ad ogni passo, ma restò in piedi. Fino a che non le passò un ragazzo a fianco: indossava un giubbino nero, in completo contrasto coi capelli biondo platino, corti e leggermente ricci. I loro gomiti si sfiorarono e lui si girò frettolosamente per chiederle scusa, ma il danno era fatto: quel leggero sfiorarsi distrusse gli equilibri di lei, che cadde a terra.
L'istinto, o forse il destino, le fece cercare un appiglio e l'unica cosa che trovò fu quel nero cappotto.
Un doppio tonfo. Scosse di dolore pervasero all'unisono i due corpi ora a contatto con la gelida pista. Lui si sollevò, pulendosi il ghiaccio di dosso.
«Se non sai pattinare, te ne puoi anche stare a bordo pista!», esclamò scocciato.
«Se voi provetti del pattinaggio evitaste di fare i pavoni dando sfoggio della vostra bravura...», si interruppe, lo sguardo di lui era confuso, come se lei stesse parlando una lingua a lui sconosciuta.
«In poche parole», continuò lei, «se ti credi così bravo vai su una pista vera e lascia lo spazio a noi comuni mortali! È colpa tua se sono caduta.», la bocca di lei si storse; il sopracciglio sollevato e lo sguardo lanciavano segnale di sfida.
Resterò qui per l'eternità o almeno mi aiuterà ad alzarmi?
«Io ti ho fatto cosa? Ma per favore, non farmi ridere.», e con un gesto della mano si dileguò.
La ragazza doveva essere scioccata perché non si mosse per alcuni secondi, sembrava congelata. Poi, lentamente e con le gambe tremule, cercò di rialzarsi. L'operazione si rivelò più ardua del previsto, alcune pose prese erano alquanto imbarazzanti, un lieve rossore sulle sue guance a testimoniarlo.
Finalmente in piedi, a passi incerti cercò di avvicinarsi al bordo pista, per uscire e magari prendersi una cioccolata calda o una frittella o entrambe. Aveva bisogno di conforto, non poteva rinunciare a una delle due.Dall'esterno un ragazzo si affrettò ad avvicinarsi all'uscita: aveva assistito a tutta la scena e aveva visto come quello stupido aveva abbandonato la ragazza. Ma l'educazione si è proprio estinta?!
La osservava mentre si avvicinava sempre di più, a piccoli passi, sembra una bambola di vetro...Raggiunse l'apertura del bordo pista ancora arrabbiata e così concentrata sul suo corpo ammaccato e dolorante, da non vedere il ragazzo che le si stagliava di fronte: andò a sbattere contro un morbido cappotto in lana. Quando realizzò il nuovo danno si convinse che in qualche vita precedente dovesse aver fatto qualcosa di veramente grave per meritarsi quella giornata.
Frettolose scuse uscirono confuse dalla sua bocca e cercò di superare quel muro umano che però non si mosse, anzi la strinse.
No, ho beccato un maniaco! Il panico la invase, era pronta a rientrare in pista anche a costo di gattonare sul ghiaccio. Il cervello le presentò uno scenario così drammatico e reale che non si accorse delle parole di lui.«Tutto bene?», le chiese con dolcezza. Il volto di lei era tutto arrossato e i capelli erano leggermente scompigliati. Lo sguardo sembrava perso, quasi spaventato? Lui fece un passo all'indietro e si spostò poi di lato per lasciare libero il passaggio, trascinando nel movimento la ragazza che con i pattini si ritrovò a camminare sul pavimento. Le prese il volto con una mano per guardarla negli occhi.
«Stai – bene?», scandì bene le parole, forse era straniera e non capiva la lingua, non aveva potuto sentire la discussione di poco prima. Gli occhi di lei lo guardarono senza vederlo e il ragazzo si preoccupò. Avrà preso una botta alla testa?
La fece sedere su una panchina e la guardò di nuovo ragionando sul da farsi.
«Senti, ora resta qui immobile. Vado a chiamare un medico o qualcosa del genere.», la guardò un'ultima volta prima di alzarsi.
«Cioccolata.», fu tutto quello che lei riuscì a dire.Appena lei pensò di allontanarsi lui la tirò a sé, portandola fuori dalla pista. Lei voleva solo togliersi i pattini, e prendersi una cioccolata per poi andare a casa e abbandonarsi sul letto, convinta che un buon sonno al momento fosse l'unica cosa che le servisse. Anche se erano solo le quattro del pomeriggio...
Persa nei suoi pensieri, si ritrovò seduta su una panchina, il ragazzo inginocchiato davanti a lei. Sentì le parole "resta qui" e "medico", al che il suo cervello le fece dire solo: «Cioccolata.» Era l'unica cosa che voleva al momento.
Magicamente pochi minuti dopo si ritrovò con una cioccolata fumante tra le mani.
YOU ARE READING
Questo scritto è un pezzo singolo, non ha nome.
FantasyQuesto pezzo l'ho scritto tutto d'un fiato. L'ho scritto e riletto una sola volta quindi chiedo scusa per eventuali sviste/errori/ripetizioni. Buona lettura ^^