Mi siedo lentamente nell'erba, ai piedi del grande ciliegio che ho avvistato mentre costeggiavamo il parco in bici; io, mia mamma e mio papà. Mi stanno davanti facendomi ombra e già noto l'espressione scocciata di papà mentre si guarda attorno annoiato. Nel parco ci sono poche persone, solo un paio di famiglie con bambini di circa sei, sette anni che si divertono a rincorrersi urlando. Mi faccio schermo col palmo della mano e guardo mia mamma. Sembra stanca, in questo ultimo anno è invecchiata in fretta; dalla sua coda sempre perfetta spuntano fili di capelli del colore dell'argento. È sempre stata una donna bella ed è stato quasi fastidioso per me vederla contrarre il viso in smorfie arrabbiate o tristi negli ultimi mesi. Finalmente tutto questo supplizio finirà proprio oggi, proprio qui. Stamattina presto mentre ancora assonnata inzuppavo un biscotto nel the mi hanno chiesto di parlare. Io so già cosa stanno per dirmi ma ho fatto finta di niente e con calma ho chiesto se potevamo parlarne al parco e loro hanno accettato. Non fa poi molta differenza per loro distruggere e cambiare completamente il mio futuro e la famiglia dentro casa o fuori. Il sole splende sopra di noi, riscaldandoci coi suoi raggi. Siamo in piena estate e la città si è svuotata; rimango solo io coi miei pensieri. Finalmente si siedono ed è mamma che inizia a parlare: 'Tesoro, è da ormai troppo tempo che stiamo provando a...' Ma io non la ascolto già più. Ci provo ma la mia mente si rifiuta di stare concentrata. Tanto sa già ciò che le sue labbra muovendosi stanno dicendo. Ha memorizzato bene l'immagine di lei mentre piange e singhiozza in salotto davanti a un marito indifferente, che si rifiuta di credere essere il suo. Sa il perché del pianto, sa che il suo papà ha tradito l'amore che gli hanno riposto quelle che dovrebbero essere le donne della sua vita: sua figlia e sua moglie. L'ha tradito più volte, mentalmente e fisicamente, certo di non essere scoperto. Più precisamente tutte le mattine che andava a lavoro, dopo aver salutato sua moglie con un bacio sulla guancia. Non mi spiego ancora il perché, se avevano tanti problemi, non hanno mai provato a parlarne, invece che arrivare fino a questo punto. Ma loro non sono mai stati bravi a comunicare, per esprimere quello che provavano usavano gli sguardi. In questo mia mamma è sempre stata la più brava, mi ricordo ancora quanto mi spaventavano più i suoi occhi che le urla quando da piccola facevo qualcosa che non andava fatto. Presto divorzieranno e io e la mamma ci trasferiremo in un'altra città; addirittura stato. In Inghilterra, dove abita mia nonna; lei ci aiuterà economicamente visto che la mamma non lavora. Così, io che non c'entro niente sono costretta a lasciare qui tutti i miei amici, la scuola, la mia casa d'infanzia e i miei posti preferiti. Dovrò ricominciare tutto da capo a sedici anni, come se fossi appena nata. Il cinguettio di un uccello mi riporta alla realtà, mi strappa con dolcezza da tutti questi pensieri e mi fa riportare lo sguardo sul viso di mio papà che, in silenzio, guarda con profondo interesse l'erba d'un verde intenso. Non ha detto ancora una parola, prima tra tutti la più importante: scusa. Evidentemente non gli dispiace, anzi ora ne sono più che sicura. All'improvviso una goccia di sudore mi scende giù per la schiena, mi traccia un solco che mi sembra interminabile. Sento un caldo che cresce d'intensità a mano a mano che passano in secondi, dentro e fuori il corpo. Fuori perché è estate e la temperatura minima che i telegiornali stamattina hanno annunciato è di trenta grandi. Ma è dentro che sento il calore peggiore, più potente di qualsiasi raggio solare. Mi si irradia dalla punta dei piedi fino alla testa. Mi fa scuotere le cellule del corpo e fremere le dita delle mani. Sento così tanto caldo che ho paura di poter esplodere da un momento all'altro, mentre mia mamma finisce di proporre scuse ridicole per giustificare il tradimento di papà. Ho paura che la mia pelle sia diventata della sfumatura più scura del rosso che esista; ho paura di iniziare a risplendere e di lanciare vampate di aria bollente a chiunque si trovi nel mio raggio di azione. Nel mentre, continuo a osservare mio padre, ma con una prospettiva diversa. È rabbia il caldo che sento, macinata e tenuta nascosta, sepolta, trattenuta per mesi interi, in silenzio. Avrei voglia di dargli uno schiaffo per liberarmi un po' dell'energia che sento, per alleviarmi da questo caldo che mi investe. Ma non lo faccio, lascio che mi invada tutta completamente, con la maggior potenza che può dare. Mentre mia mamma ricomincia a piangere, le sue lacrime si scontrano con le gocce di sudore che le scendono indisturbate. Continuo a sentire la sua voce attutita, smorzata dalla rabbia che sento. Mi chiedo ripetutamente perché mentre osservo un punto imprecisato in lontananza. Improvvisamente e con impeto mi alzo, prendo la bici e scappo via. Inizio a pedalare e lascio che i raggi solari mi investano completamente, mi riscaldino ancora di più, che alimentino la mia forza nel pedalare più veloce e mentre scorro con gli occhi tutte le case a me famigliari, mentre il sudore mi scende copioso dal corpo, quasi volesse raffreddarmi, decido che l'estate, da me tanto amata, non mi piace più. Decido anche che il caldo non lo voglio più e che la pioggia sempre presente dell'Inghilterra mi piacerà. Freno di colpo, giro la bici e pedalo verso casa, mentre la città cocente è deserta, abbandonata dai suoi cittadini che si vogliono proteggere dalla prepotenza di questa luce di luglio. Cerco nei suoi raggi la forza per iniziare tutto di nuovo, verso un futuro sfuggito al mio controllo.
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Un giorno qualsiasi.
Ficción GeneralHo scritto questo breve racconto d'estate per un compito d'italiano; sono soddisfatta e ho voluto condividerlo con voi.