Capitolo 1

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"Nella primavera del suo ventiduesimo anno,Sumire si innamorò per la prima volta nella vita. Fu un amore travolgente come un tornado che avanza inarrestabile su una grande pianura".
Richiuse il libro, pur avendo letto solo le prime righe, quasi sconfitto ed iniziò a guardare fuori dal finestrino dell'auto in corsa. Il paesaggio montano si infittiva man mano che aumentava l'altitudine e di tanto in tanto si iniziava a scorgere il bianco della neve caduta giorni prima. 
Erano partiti già da alcune ore e ,ad occhio e croce, il viaggio ne sarebbe durato almeno un'altra ,per questo aveva deciso di intrattenersi con la lettura.
Mai avrebbe pensato che il libro regalatogli da sua sorella avrebbe riportato a galla i suoi pensieri più reconditi, le sue paure, il suo incessante desiderio di essere amato e di amare.
Sognava un amore come quello che aveva investito Sumire, la protagonista de "La ragazza dello Sputnik" , ma non solo lo sognava : lo bramava ardentemente.
Voleva un amore che lo consumasse, che lo riempisse , che lo facesse sentire al centro del mondo e dell'intero universo.
Lo avrebbe mai ottenuto?
Il suo problema ,però, era che non riusciva a fidarsi di nessuno che non appartenesse alla ristretta cerchia di persone appunto fidate : sua madre e sua sorella in primis, Ivan il suo migliore amico dai tempi delle elementari e Cristina, la sua dolce ed adorata Cri , l'unica capace di trascinarlo ovunque lei volesse, l'unica che avrebbe potuto spingerlo ad accettare di fare quel maledetto viaggio.
"Mario la smetti di fare il passero solitario e ti unisci a noi anche con la mente, oltre che con il corpo?" lo ridestò dai suoi pensieri proprio l'amica, seduta davanti sul lato del passeggero, riuscendo ad ammonirlo non solo con la voce ma anche con uno sguardo truce che non sfuggì al ragazzo.
Ne avevano parlato per giorni : questo viaggio avrebbe rappresentato per tutti qualcosa d'importante. Era il loro primo viaggio insieme, e forse , per molti di loro sarebbe stato anche l'ultimo.
Avevano aspettato tanto di poter essere indipendenti ,e finalmente con il compimento della maggiore età di molti di loro, si erano fatti coraggio ed avevano organizzato questo viaggio : di comune accordo decisero di andare a sciare, per sfruttare al meglio il periodo invernale e le vacanze dalla scuola.
Era l'ultimo anno, almeno per la maggior parte del gruppo, ed alla fine di questo avrebbero sicuramente intrapreso strade diverse : Mario era molto sicuro su cosa avrebbe voluto fare. Tutta la sua insicurezza emotiva in ambito sentimentale, lasciava il posto ad una determinazione quasi strabiliante quando si trattava di dover decidere della sua vita professionale.
Non aveva mai avuto dubbi a riguardo : sarebbe scappato via dal loro piccolo paese in provincia di Verona alla volta di una grande città ed avrebbe ricominciato da zero ,costruendo la sua vita professionale mattone su mattone, senza interferenza alcuna.
"Guardate quanta neve! " squittì all'improvviso con voce sognante la ragazza seduta accanto a lui, occupando il posto centrale  del sedile posteriore.
"Beh siamo venuti qui per questo Lucia" la canzonò Ivan dal posto di guida, beccandosi non solo uno sguardo di disappunto da parte di Cristina seduta al suo fianco ma anche una leggera botta sul braccio.
"Parlate pure voi, beffeggiatemi, ma per me è la prima volta!" continuò la ragazza dai capelli color oro .
Era una ragazza minuta, dal fisico esile ma proporzionato, un viso quasi angelico adornato da adorabili lentiggini ed una bocca a cuore. Mario la guardava estrefatto, come si ammira qualcosa di bello e puro. E Lucia lo era : era bella fuori e pura dentro, come una bambola di porcellana proveniente da un altro periodo storico. Una di quelle ragazze gentili, senza malizia alcuna.
Non aveva mai visto la neve, perchè si era trasferita nel loro paese da soli 2 anni a causa del nuovo lavoro della madre. Era nata a Napoli da genitori inglesi e forse era proprio questo ad affascinare Mario , si , probabilmente quei suoi geni anglosassoni la rendevano diversa quasi regale.
L'avevano conosciuta così, quasi per caso ,come tutte le cose belle che si rispettino : la trovarono a vagare per i corridoi della scuola in cerca della classe, il suo primo giorno di scuola.
Lo sguardo perso e sognante allo stesso tempo, l'incoscienza tipica dei loro 16 anni e la sua aria da stralunata creò in Mario e Ivan una sorta di empatia.
La aiutarono a trovare la classe, la 3b, la stessa di Cristina e Cristiano, e da lì non se ne separarono più.
"Ma in tutto questo siamo arrivati?" tuonò con voce annoiata, l'ultimo passeggero seduto nella Ford Fiesta nera di Ivan, il suo regalo per i diciotto anni.
"Cristiano, torna a dormire che sei più utile così" lo canzonò Cristina scoppiando poi a ridere da sola e lasciando tutti esterrefatti e dubbiosi
Il ragazzo dal canto suo non le diede corda , rimise le cuffie nelle orecchie ed appoggiò di nuovo la testa sul vestro freddo e leggermente appannato del finestrino, tornando a rinchiudersi nel suo mondo fatto di musica ad alto volume e pensieri nascosti, senza però prestare attenzione alla risata della ragazza che si smorzava lentamente lasciando il posto ad un sorriso amaro, quasi spento. Il cambiamento, però , non sfuggì a Mario il quale cercò insistentemente il suo sguardo attravero il riflesso dello specchietto, senza però ottenere nulla in cambio.
Fu una canzone che passava alla radio a smorzare il silenzio che si era venuto a creare, accompagnandoli nell'ultimo tratto di strada prima di giungere a destinazione .
Entrarono nel vialetto sulle note di "Passengers" di Iggy Pop, mentre Ivan intonava il famoso "La la la la la la la" e Lucia restava a bocca aperta per lo spettacolo che si trovarono davanti.
"Dio santo Claudio, ma questa non è una casa!" sbottò entusiasta Cristina  scendendo dall'auto ed andando incontro all'altra vettura in cui avevano viaggiato gli altri loro compagni.
"Un altro sfizio di mio padre" rispose quasi annoiato  il ragazzo dai capelli castani e gli occhi verdi come le foglie,  per poi continuare lascivo " gli piace fare le cose in grande "
"Lo vedo" sussurrò appena Cristina alzando gli occhi verso la struttura in legno che li avrebbe ospitati per quindici giorni.
"Recuperate le vostre cose e seguitemi, così ci organizziamo con le stanze" disse poi  perentorio,rivolgendosi a tutti e senza rivolgersi a nessuno in particolare.
Claudio era così, perennemente annoiato da tutto e da tutti, viveva una vita più che agiata e Mario aveva sempre pensato fosse questo il suo reale problema : era talmente abituato ad avere , che nulla più riusciva ad attrarre la sua attenzione.
Non partecipava alle loro uscite, tanto che, nonostante Claudio ed Ivan fossero amici  da più di 10 anni, Mario lo aveva visto si e no 4 volte. Non si presentava ai loro compleanni, anzi spesso se ne dimenticava. Era legato a loro solo da Ivan  il quale , per qualche oscura ragione sconosciuta a Mario , teneva molto a lui e si ostinava ad invitarlo ogni volta. Ed ogni santa volta, ovviamente, Claudio rifutava.
Proprio per questo motivo ,era rimasto più che sorpreso quando di sua spontanea volotà aveva messo a disposizione la propria baita in montagna per quella fuga invernale.
Claudio non frequentava il loro liceo, era più grande di 2 anni : studiava a Milano ,era entrato alla Bocconi alla facoltà di economia ma non sembrava impegnarsi molto nel suo percorso universitario, dato che preferiva trascorrere più tempo nel paese che nella splendida Milano.
"Allora" disse poggiando il suo borsone Luis Vuitton per terra senza alcun garbo  nell'ampio spazio dedicato all'entrata " questa è tutta la zona notte " continuò allargando le braccia prima  verso destra e poi verso sinistra " qui ci sono le scale che portano al secondo ed al terzo piano dove ci sono le stanze con i bagni. Noi siamo 8 ed in teoria ci sarebbe una stanza per ognuno contando anche la stanza che solitamente ospita i domestici qui al primo piano, quindi fate voi , non so come volete organizzarvi." disse infine girandosi a guardare i sette compagni rimasti in piedi dietro di lui.
"L'unica cosa certa è la mia stanza : quella nella mansarda del terzo piano" terminò schietto, con un ghigno divertito sulle labbra mentre passava in rassegna i volti esterrefatti dei compagni ancora sotto shock per ciò che stavano ammirando.
"La mia è quella vicino al bagno "disse veloce Paolo ,che chiaramente conosceva bene quella baita essendo il più vecchio amico di Claudio "e tu dormi con me " continuò con un tono che non ammetteva alcuna replica, tirando per un braccio Marco quello che doveva essere il suo ragazzo del momento.
Mentre tutti iniziarono a salire le scale Mario si trattenne al piano terra, troppo impegnato a scrutare ogni centimetro di quella casa da copertina : legno pregiato e soldo, tappeti di pelliccia, una grosso camino nel salone ed una cucina enorme ,calda, accogliente come quelle che aveva sempre visto nei film di Natale.
Come poteva qualcuno abituarsi ad una vita così? Come poteva qualcuno anche solo stancarsi di vivere in questo modo ? Mario davvero non riusciva a comprenderlo.
Decise di salire su per scoprire quale stanza fosse rimasta libera .Si aggrappò alla ringhiera in legno , non per reale bisogno, ma per sentire sotto le sue dita quella superficie callosa e calda.
Arrivò al piano adibito come zona notte e si incamminò nel corridoio ,affacciandosi  in ogni stanza per vedere chi l'avesse occupata. Infine la trovò : la stanza più piccola ma con la vista più spettacolare che avesse mai avuto modo di vedere in vita sua.
Era una stanza perfettamente rettangolare con un grande letto ad una piazza e mezza da cui si poteva godere della vista dell'intera vallata. Si avvicinò alla scrivania, al lato della finestra e prese una piccola cornice che vi era poggiata sopra : rimase a bocca aperta.
"Lo sai che è maleducato sbirciare nelle cose altrui?" lo interruppe bruscamente una voce alle sue spalle, spaventandolo.
Posò istintivamente la cornice sulla superficie della scrivania, quasi scottato .
"Scusa l'ho trovata qui e...." iniziò a balbettare in difficoltà, ma appena vide un sorriso beffardo sul volto del suo interlocutore ancora poggiato allo stipite della porta si fece coraggio e continuò "Sei tu?"
In risposta ebbe solo un cenno con il capo, poi Claudio si avvicinò a lui, come una pantera si avvicina alla propria preda : lentamente, sinuosamente, mortalmente.
"Sono contento che sia capitata a te la mia vecchia stanza" sussurò ad un palmo dalle sue labbra prima di prendere la cornice dalla scrivania ed andare via con essa.






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La mia seconda storia in due giorni. Ancora dedicata ai #clario

Per il momento mi fermerò a due, poi vedremo. Aggiornerò il prima possibile, spero che vi piacciano.
Fatemi sapere!



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