#9-Siamo arrivati

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Era arrivato sabato e i due, dopo aver preparato tutto, erano andati sotto la Tour Eiffel alle 15 spaccate, da supereroi. Era quello, infatti, il luogo d'incontro per prendere l'auto che li avrebbe accompagnati fino all'albergo a Nantès. Li aspettavano 4 ore piene di viaggio.

Chat Noir tentò di cominciare una conversazione, ma si ritrovò ad ammirare la sua Lady mentre si rilassava con la musica nelle orecchie. Erano ormai 2 ore che viaggiavano e Ladybug accettò l'invito proposto dal biondo, cioè quello di stendersi e appoggiarsi sulle sue gambe. Era stanca e quello era il suo unico modo di riposare la schiena, infatti erano partiti subito dopo scuola per poter arrivare in tempo, prepararsi e riposarsi prima del ballo.

Quando arrivarono all'albergo, la Signora Chandra, una donna bassina sulla quarantina, dai capelli bruni sopra le spalle e gli occhi vispi cervone,   l'organizzatrice del ballo, nonchè fondatrice dell'associazione, li accolse, mostrando loro la camera dove avrebbero dovuto dormire in quei 2 giorni: entrando, sulla destra si trovavano 2 letti separati, con morbide e calde coperte che li coprivano; una grande finestra era contornata da vari strati di tende, da uno più sottile ad uno molto pesante; di fronte ai letti si trovava una scrivania, collegata a sinistra al grande armadio che copriva quasi tutta la parete grigiolina della stanza; a destra del mobile c'era una porta bianca che dava ad un abbastanza spazioso bagno, con una doccia.
"Spero sia di vostro gradimento" disse la signora, molto gentilmente
"Si, certo, va benissimo, grazie!" Esclamò Ladybug, rimasta a bocca aperta dalla magnificenza della camera. Chandra allora riprese "Come pensate di venire vestiti al ballo?"
"Così" si indicò la ragazza, mostrando meglio il costume da super-eroina
"...non credo sia molto adatto per ballare, mi sono presa la libertà di scegliere per voi abiti e maschere in pendant" rispose la donna, fiera della sua scelta. I ragazzi si accomodarono nella camera, appoggiando i borsoni sui letti che avevano scelto, lei quello vicino alla finestra e lui quello vicino alla porta.
"Come facciamo?" Chiese Ladybug a Chat Noir che le rispose con un'espressione interrogativa, "non staremo sempre in 'costume', altrimenti i nostri Kwami si stancheranno troppo..." chiarì la corvina. "Bhe" prese parola con tono beffardo il biondo "potrebbe essere giunto il momento di sapere chi siamo" finì. Marinette chiuse gli occhi e prese un respiro molto profondo 'Marinette, calma.... sii gentile' diceva a se stessa. "Abbiamo già chiarito su questo punto..." disse nel tono più calmo che riuscisse a fare. "E va bene, per le nostre identità, comunque, potremmo chiedere delle maschere come le nostre alla Signora..." non si ricordava già più il nome della donna che li aveva accompagnati nella camera. "Intendi alla Signora Chandra?" Cercò di completare la sua frase "Si, lei"
"Si, può essere un'idea... come la contattiamo?" Chiese in risposta la ragazza, che si guardo intorno, successivamente notando un telefono fisso collegato alla reception. Chiamò e chiese direttamente dell'organizzatrice che accolse la chiamata molto gentilmente. "Salve, mi scusi se la disturbo così presto, ma avremmo una richiesta da farle"
Si sentì un "O certo, qualsiasi cosa per i supereroi di Parigi" detto dalla voce di Chandra resa robotica dal telefono "Per caso ci potrebbe procurare delle maschere, come le nostre e non fraintenda, non sono per il ballo, quelle che ci ha scelto sono perfette" Dopo un saluto la corvina riattaccò, confermando che gliele avrebbero portate il prima possibile. Dopo qualche minuto bussarono alla loro porta, era una giovane inserviente dell'hotel che stava portando le loro false maschere, più emozionata che mai. Fecero una foto con lei e poi la ringraziarono, chiudendo la porta. Ladybug cominciò a disfare le valigie, erano gia le 20 e avevano poco tempo per preparasi. "Io mi vorrei fare una doccia... tu ci impieghi molto a prepararti?" Chiese Ladybug, alla cui domanda Chat noir rispose: "Non molto, sono pur sempre un mode... ehm... un magnifico felino". La corvina alzò gli occhi, e andò in bagno, chiudendosi a chiave e, dopo essersi tolta gli orecchini e quindi detrasformata, entrò sotto la doccia, cercando di fare il più in fretta possibile. Si avvolse con un grande asciugamano e appena prima di uscire si ricordò di dove fosse e che avrebbe dovuto indossare la sua maschera per coprirsi. Alzò il tono di voce per farsi sentire, nonostante fosse imbarazzata "Ehm... Chat... non posso uscire... così... senza maschera intendo, quindi adesso aprirò appena appena la porta e tu mi passerai la maschera, ok?". Il ragazzo-gatto lanciò un 'sì' di acconsenso e si avvicinò alla porta, porgendo alla mano della persona nascosta dietro la porta la maschera. La ragazza la prese e se la mise. Uscì dal bagno con un asciugamano che la copriva, una maschera sulla faccia, un turbante in testa e i suoi orecchini nella mano che non reggeva la sua 'copertura'.
Si maledì mentalmente 'Cazzo... e adesso che faccio?', si sarebbe dovuta asciugare e cambiare, una cosa poco semplice e molto imbarazzante se fatta con un ragazzo di cui non conosci l'identità nella tua stessa stanza. Ma lui, quasi leggendole nel pensiero, le disse "Non ti preoccupare, ora lascio la stanza tutta per te, vado sotto la doccia" non aveva una voce tanto sicura, anzi era molto imbarazzato. Appena entrò della stanza da bagno, il biondo ripetè le stessa azioni della corvina, mentre lei con l'asciugacapelli, prontamentele dato dal ragazzo prima di entrare, si asciugava, appunto, i capelli. All'improvviso cominciò a piovere, sembravano fili d'oro che cadevano
dal cielo. Che ora il vento trasportava con sè. Ora di nuovo attratti dal suolo.
Il sole basso sull'orizzonte era stato coperto da alcuni nuvoloni, e come se si fosse rialzato il suono, si sentiva un leggerissimo e continuo tintinnare della pioggia che colpiva l'asfalto, senza la luce ora sembrava una bufera, tutto grigio. Il cielo era di un blu che predice tanta pioggia, invaso da nuvole scure. Si sentivano le macchine che si muovevano sulla strada bagnata e la pioggia che smetteva e ricominciava a cadere, quasi fosse la sua danza.
Marinette ammirò fuori dalla finestra e al contempo l'abito scelto dalla Signora Chandra per lei. Era semplicemente meraviglioso. Lo indossò e dopo poco le parole del ragazzo nel bagno la riportarono alla realtà. "Posso uscire?" chiese.
"Hai la maschera?" Domandò per accortezza la corvina.
"Si, ce l'ho" rispose il ragazzo-gatto che dopo il consenso della ragazza uscì dal bagno, sprigionando una nuvola di vapore. Rimase estasiato alla vista della sua Lady in quel fantastico abito da sera. Le lasciava scoperte le spalle nivee, contornando il suo collo con un colletto nero molto semplice che dava inizio ad un lungo tessuto rosso, accompagnato da una piccola cinturina dorata con una pochette tonda a pois neri al lato, poi aveva uno spacco al lato che iniziava dalla coscia e lasciava intravedere le sue gambe scattanti, il tutto era completato da alti guanti neri, tacchi a spillo del medesimo colore e l'inevitabile maschera a pois. La ragazza doveva ancora acconciarsi i capelli quando gli schioccò le dita in pieno viso per risvegliarlo dal suo incantamento. "Stai benissimo, M'Lady" disse facendole il baciamano. "Ehm... non credo tu sia nelle condizioni migliori per fare... questo" infatti il ragazzo aveva solo un asciugamano a coprirlo, lasciando scoperto il petto e con i capelli completamente inzzupati. "Ehm... come facciamo... ora? In bagno è tutto pieno di vapore" e dopo qualche ragionamento decisero che lei sarebbe uscita dalla stanza per qualche minuto e poi sarebbe rientrata per finirsi di preparare. Dopo pochi minuti Chat la fece ritornare in stanza con ancora la capigliatura bionda bagnata e con solo i pantaloni e la camicia addosso. "Tra 20 minuti passano a prenderci" disse la corvina, facendo notare al ragazzo che erano già le 21:20. Si finirono di preparare. Chat Noir indossava la maschera preparata da Chandra e il completo da lei scelto: una camicia bianca con un papillon, sovrastata da un panciotto verde e nero e una giacca  abbinata ai pantaloni e alle scarpe oxford; il nero, come nella sua tuta da supereroe, dominava la figura.
Marinette si era raccolta i capelli in uno chignon e Adrien li aveva pettinati all'indietro. Erano due figurini.

Il telefono della camera suonò, e li avvisò che era giunta l'ora. La pioggia si era, fortunatamente, calmata, rendendo più semplice la loro uscita dall'hotel, piena di paparazzi e giornalisti che liquidarono con qualche sorriso di cortesia. Entrarono nella limusine e dopo poco arrivarono al grande castello in perfetto orario.

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