Capitolo 1

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CAPITOLO 1

Kraz Tyl è un demone gatto con occhi color miele e capelli scarlatti.

La sua vita è sempre stata negli Inferi, fin da bambino è stato costretto ad essere una macchina per uccidere, ma anche a sottomettersi al padre adottivo.

Il giorno del suo 118 compleanno si era rilassato un po' troppo ed il padre adottivo ne approfittò per picchiarlo selvaggiamente per poi tentare di violentarlo.

In quel momento le catene si spezzarono e il potere del demone gatto incendiò tutto quello con cui entrò in contatto, uccidendo l'essere che lo sovrastava.

Si alzò da terra ed ignorando il dolore alle costole ed alla gamba che sembrava palesemente rotta se ne andò da quel luogo. Raggiunse il portale con il quale si spostavano nel regno e ci posò la mano sopra dicendo con un filo di voce: «Mondo degli umani...» un varco si aprì e senza guardarsi indietro l'oltrepasso.

Fu avvolto da una luce dorata e quando giunse a destinazione aveva l'aspetto di un piccolo gatto con il pelo rossiccio, zoppicava visibilmente, ma poco dopo prese un aspetto più umano. Si spostò da quel luogo, ma stava troppo male ed uscito dal vicolo perse conoscenza, però, non arrivò mai a toccare terra perché un ragazzo l'accolse tra le sue braccia.

Il profumo della pelle del di quest'ultimo fece brillare una scintilla di fiducia nel cuore del demone gatto che si lasciò prendere in braccio e portare via da quel luogo sconosciuto.

Quando riprese conoscenza il sole era appena tramontato e si guardò intorno preoccupato.

Cercò di alzarsi, ma una mano si posò gentilmente sulla sua spalla: «Dovresti restare a riposo. Eri ridotto male, hai una gamba e delle costole rotte per non parlare delle ferite che ti ho ricucito e delle varie escoriazioni più leggere che ho disinfettato e medicato»

«Chi sei? Dove mi trovo?» chiese lui senza mascherare il terrore che provava in quel momento.

«Io sono Alexander Ares Black. Ti ho portato a casa mia» rispose il ragazzo dai capelli corvini.

«Grazie per avermi aiutato al sicuro» disse il demone gatto mostrandogli un lieve sorriso per poi aggiungere: «Non voglio abusare della tua ospitalità. Come posso ripagarti?»

«Fammi esaminare ancora una volta le tue ferite e dimmi dove ti fa male in modo da aiutarti» disse ancora una volta Alexander.

Il demone annuì alle sue parole e mentre lui gli controllava le ferite disse: «Mi chiamo Kraz Tyl»

«È un piacere conoscerti. Ti va di dirmi cosa ti è successo?» Alexander cercava di mostrarsi calmo e gentile con il ragazzo disteso tra le coperte del suo letto.

«Mio padre adottivo...» borbottò lui lasciandosi andare ad un sospiro, ma quel semplice gesto gli diede una fitta di dolore e strinse le braccia al petto mordendosi il labbro.

Alexander gli sfiorò con delicatezza la schiena, ma da quando l'aveva preso tra le braccia sentiva il bisogno di tenerlo al sicuro dal dolore: «Ti porto un antidolorifico così puoi riposarti ancora un po'. Intanto preparo la cena, hai preferenze su cosa mangiare?»

«No. Mangio di tutto...» ammise lui lasciandosi aiutare per tornare a distendersi tra le candide coperte.

Il ragazzo dai capelli corvini lasciò la stanza e prese la medicina, ma a pensarci bene non voleva farlo rialzare così decise di optare per l'antidolorifico liquido, recuperò una siringa e tornò da lui.

«Fa male...» borbottò il demone gatto.

«Scusami, ma questo è il modo più rapido per farti passare il dolore» gli rispose Alexander accarezzandogli con delicatezza il volto sistemandogli meglio la coperta.

Il demone guardò il ragazzo dai capelli corvini e prima che se ne andasse lo prese per il polso, lui d'istinto si voltò a guardarlo: «Cosa succede?»

«Sto occupando il tuo letto. Dove dormirai?» chiese un po' imbarazzato.

«Non preoccuparti. Dormirò sul divano...» rispose lui.

Kraz Tyl prese coraggio e disse: «Potresti dormire qui con me...»

«Hai bisogno di calma e di spazio per riprenderti» rispose lui sfiorandogli il volto, ma notando qualcosa nel suo sguardo aggiunse: «Se, però, è questo quello che vuoi per me va bene» a quelle sue parole il demone annuì.

A quel punto fu costretto a cedere e gli sorrise tranquillamente: «Va bene, Kraz. Adesso vado a prepararti da mangiare» non aspettò risposta ed andò a preparare la cena.

Intanto che era concentrato sulla cucina il ragazzo pensò: Chissà da dove viene veramente? Perchè l'hanno picchiato in quel modo?

Quelle domande, però, non avevano risposta e l'unico a potergliele dare era Kraz.

Terminato di preparare da mangiare mise tutto in un vassoio e tornò nella stanza notando subito che il ragazzo dai capelli scarlatti fissava un punto fuori dalla finestra.

Si accomodò sul letto e gli sfiorò il braccio: «Stai bene?»

«Sì, mi piace il cielo azzurro. È rilassante...» ammise il ragazzo voltandosi a guardarlo.

Alexander notando il suo sguardo triste capì che aveva bisogno di essere amato.

«Puoi restare qui tutto il tempo che vuoi, ma adesso cerca di mangiare qualcosa» disse il medico aiutandolo a sedersi sistemandogli dei cuscini dietro la schiena.

Kraz ci si appoggiò contro sospirando leggermente chiudendo gli occhi per un attimo pensando: Dannazione, sono a pezzi. Mi ha ridotto malissimo quel bastardo...

Il ragazzo dai capelli corvini gli posò il vassoio con il cibo sulle gambe: «Ti va di raccontarmi per quale motivo ti ha ridotto in questo modo?»

«Non lo so. Non riusciva a sottomettermi come voleva, anche se lo assecondavo in tutto, ma quando mi ha picchiato oggi c'è andato pensate e quando ha provato a violentarmi sono esploso scappando via da quel luogo...» ammise lui mascherando il fatto che fosse fuggito dagli inferi per trovare un altro mondo dove vivere ed essere sé stesso senza mascherare i suoi sentimenti.

Iniziò a mangiare mestamente ed Alexander sorrise triste mettendosi a mangiare poco dopo.

Quando terminarono Alexander mise da parte i piatti sporchi, ma quando si voltò vedendo le lacrime scivolare sul volto del ragazzo dai capelli scarlatti agì d'istinto e senza fargli male l'abbracciò cullando il suo pianto fino a quando non s'addormentò sfinito.

Con delicatezza il medico lo fece distendere meglio tra le coperte e lo coprì per non fargli prendere freddo per poi abbracciarlo ed addormentarsi anche lui distrutto dalla giornata di lavoro. 

Il mio desiderio più grandeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora